UN VILLAGGIO INTITOLATO A UNA SANTA E CON UN SOLO DIO: PABLO ESCOBAR, L’IMPERATORE DELLA COCAINA
di Enrico Di Giacomo - Fuck police. E' una delle tante scritte su un muro che ho letto entrando stamattina nel fortino violato, una casetta abusiva, dei pusher di Santa Lucia sopra Contesse (o San Luis come impresso qualche parola più giù) dopo aver attraversato un tunnel di 10 metri. Perché se è vero che l’operazione di polizia di oggi ha smantellato un’attività criminale tra le più floride degli ultimi anni (100mila euro i guadagni a settimana, 14mila euro di stipendio al mese, decine di posti di lavoro, di fatto un welfare rovesciato), è anche vero che l’indagine conferma come la politica sia stata ed è totalmente assente in molti quartieri della città dove ci si autogestisce, dove si comanda col terrore senza alcun timore, dove chi amministra la cosa pubblica non è neanche preso in considerazione, anche perchè sempre assente, dove l’illegalità è per buona parte tollerata per ignavia e complicità. E chi li tocca.
Santa Lucia sopra Contesse è un groviglio di case divise da alcune vie intitolate a Mauro Rostagno, Cesare Terranova, Mauro De Mauro, Lenin Mancuso, Giuseppe Fava, Mario Francese, Giangiacomo Ciaccio Montalto, Cosimo Cristina e cosi via. Un altare di corpi di eroi antimafia crivellati di colpi, su cui la politica ha ipocritamente voluto mettere la sua firma in un territorio dove però non esiste. Da quelle parti, in quell'altare di cartone, il dio scelto è un altro. Un atto di ribellione all'ordine costituito.
Sui muri di queste casette campeggia in ogni dove soltanto il nome di Pablo Escobar (vedi foto), uno dei più noti trafficanti di cocaina e marijuana della storia. Un mito criminale di riferimento in un deserto sociale, forse anche una parola d'ordine per tracciarsi. Che fine ha fatto Dio? E lo Stato? A loro non importa più nulla. Non se lo chiedono più. Pablo. A loro interessa soltanto Pablo. Davanti a così tanto denaro facile, che gli importa dov'è finito Dio. Figuriamoci lo Stato. 'Hanno pagato Pablo, Pablo è vivo. Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo', cantava De Gregori. E in quei vicoli anonimi, in quel girone dantesco, Pablo, il loro, è più che vivo che mai.
Casette, baracche, stalle, capannoni, sopra elevazioni. Tutte abusive. Anche la speranza li lo è. Ma Santa Lucia sopra Contesse è anche quella zona di Messina tradita, da sempre senza servizi, senz’acqua, senza luce. Quella scartata. Quartieri ghetto, bronx, set cinematografici per video di successo su TikTok. E poi decine di telecamere, quelle invece non mancano mai. Il grande fratello di tanti figli orfani di padri e madri. Mille sguardi che si incrociano ma nessuno che arrossisca mai. ‘A munnizza’ li definisce la Messina dei Signori. Ma Santa Lucia, o San Luis, alla fine dei conti, è la Messina che fa comodo a tutti. Lontano dai salotti e dalle vie del centro. La Messina utile una volta ogni 5 anni. La Messina che c’è in noi. I nostri demoni.