L’INCHIESTA SULL’ASP DI MESSINA, INDAGATO L’EX ASSESSORE RAZZA. ARCHIVIAZIONE PER ACCORINTI. ALL’ON. CALDERONE CONTESTATA UNA SOLA IPOTESI DI REATO
Un nuovo atto di conclusione delle indagini preliminari, firmato dalla pm Roberta la Speme e controfirmato dal procuratore vicario Rosa Raffa, è stato notificato a cinque indagati dell'indagine sull'attività dell'Asp e le presunte pressioni politiche.
Un atto diverso rispetto a quello notificato dalla Procura a gennaio di quest’anno, che invece prevedeva dieci indagati.
RUGGERO RAZZA E' IL NOME NUOVO.
Il nome nuovo è quello dell'ex assessore alla Sanità, Ruggero Razza. Oltre a Razza sono indagati in questo nuovo atto lo stesso ex commissario dell’Asp Bernardo Alagna, per l’ipotesi di corruzione, che si dimise subito dopo la notizia dell’inchiesta, il parlamentare barcellonese di FI Tommaso Calderone e il suo segretario particolare Alessio Arlotta, e infine il dott. Domenico Sammataro.
Secondo l’ipotesi di reato, Ruggero Razza, abusando della sua qualità di assessore regionale alla Sanità mediante la nomina di Bernardo Alagna a commissario straordinario dell’Asp 5 di Messina - all’epoca direttore generale f.f. dell’ente sanitario - avrebbe indotto quest’ultimo a promettergli indebitamente l’utilità consistente nella nomina di Domenico Sindoni quale direttore sanitario dell’Asp 5.
PER L'ON CALDERONE RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE PER LE PRINCIPALI ACCUSE TRANNE CHE PER UNA: PROMESSA DI INTERESSAMENTO.
Secondo la nuova e ultima in ordine di tempo ipotesi d’accusa, l’ex commissario Alagna risponde di corruzione perché quando era all’Asp di Messina, prima come direttore generale f.f. e poi come commissario, avrebbe messo a disposizione dell’on. Calderone (per il quale, va detto, è stata fatta richiesta di archiviazione relativa all' accusa originale nei suoi confronti di induzione indebita per aver indotto l’ex direttore generale dell’Asp Paolo La Paglia a promettere l’apertura della Terapia intensiva al Covid Hospital di Barcellona), all’epoca deputato all’Ars, l’esercizio della sua funzione, attraverso tra l’altro una serie di nomine interne, adottate su “indicazione/sollecitazione” di Calderone, tramite il suo segretario particolare Arlotta. Nomine interne, spostamenti da un settore operativo all’altro, da un ospedale all’altro, in cambio dell’accettazione indebita della promessa, fattagli da Calderone, del suo «interessamento alla nomina di commissario straordinario della medesima Asp».
In questo caso i pm elencano una serie di provvedimenti e di movimenti di medici che Alagna avrebbe adottato su indicazione dell’on. Calderone per il tramite di Arlotta: la nomina di Francesco Catalfamo a sostituto direttore del Distretto Sanitario di Lipari, la nomina di Salvatore Garibaldi a direttore dell'U.O.S.D. di Gastroenterologia del P. O. di Milazzo, il trasferimento temporaneo di Rossella Lo Lascio presso la farmacia del P. O. di Barcellona P.G. a scavalco con il centro vaccinale di Barcellona, giusto ordine di servizio emesso dal direttore U.O.C. Farmacia Ospedaliera Giovanni Vega su richiesta di Bernardo Alagna, nonché il trasferimento di Rossella Fallo presso il P. O. di Patti. E ciò in cambio dell'accettazione indebita della promessa fattagli da Calderone del suo interessamento alla nomina di Commissario Straordinario della medesima Asp.
L’ipotesi di reato formalizzata per Bernardo Alagna per i pm rimane quindi quella della corruzione: ma il gip non ne ha ravvisato la sussistenza, il Riesame l’ha invece spostata temporalmente in avanti, in relazione ai fatti dell’inchiesta.
TOMMASO CALDERONE: “L’accusa è già di per sé indicativa, e cioè che avrei “promesso di interessarmi”.
«Con il provvedimento di separazione - afferma -, la Procura della Repubblica di Messina richiederà l’archiviazione per i capi d’imputazione per i quali ingiustamente sono stato sottoposto a procedimento per anni. Ho dimostrato che non sono stato io a far nominare direttore sanitario dell’Asp di Messina il dott. Alagna nel novembre del 2020; che la mia richiesta all’allora direttore generale dell’Asp La Paglia nel novembre del 2020 di aprire la Terapia intensiva a Barcellona era legittima e, aggiungo io, dovuta; e che non sono stato io a far nominare il dott. Alagna come commissario Asp nell’agosto del 2021, periodo in cui fra le altre cose mi trovavo a Roma per gravissimi motivi familiari. Mi dispiace osservare - prosegue il parlamentare -, che sono stato io a dovere dimostrare, chiedendo la rilevanza di ben 137 intercettazioni, ritenute non rilevanti dalla Guardia di Finanza, non la mia innocenza, ma la mia totale estraneità ai fatti. Sono stato intercettato ovunque, addirittura con quattordici proroghe, fatto mai visto nella mia lunga carriera d’avvocato, e sono stato intercettato nelle stanze del mio studio professionale, nella mia segreteria, su tutte le mie autovetture, e utenze telefoniche, e perfino con il trojan. È stata per mesi e mesi invasa la mia sfera privata e personale, per poi arrivare ad una richiesta di archiviazione. E con sorpresa oggi verifico che viene varata una nuova imputazione, come se non fossero trascorsi quattro anni d’indagine, e solo dopo avere dimostrato la mia estraneità ai fatti da tutti i capi d’imputazione. E resto ancora più sorpreso quando mi avvedo che la imputazione sarebbe la “promessa d’interessamento”, la quale si commenta veramente da sola. Dunque - prosegue l’on. Calderone -, ad oggi non ho fatto più nominare il dott. Alagna direttore sanitario, non l’ho fatto nominare più commissario dell’Asp, ma ho “promesso d’interessarmi”. Sembra la famosa frase “le farò sapere”, solo che questo non è un film ma è il patimento di un procedimento penale. Sono un deputato della Repubblica e ho il dovere di credere fino in fondo nelle istituzioni, ed è per questa ragione che chiederò ancora una volta di essere interrogato, dopo essere stato sentito il 26 febbraio per nove ore su mia richiesta, per far “cadere” quest’ultima, mi sia consentito, non preoccupante imputazione. In conclusione sono molto soddisfatto per la richiesta di archiviazione per i capi che mi venivano contestati, ma non posso non nascondere la mia sorpresa e la mia delusione per questa inedita e sostitutiva imputazione, in assenza di fatti nuovi e in presenza di fatti conosciuti da anni dagli inquirenti».
LE RICHIESTE DI ARCHIVIAZIONI. C'E' ANCHE L'EX SINDACO ACCORINTI.
Per gli altri cinque indagati coinvolti a gennaio e non ricompresi in questo nuovo atto si è proceduto allo stralcio, con una richiesta (del 28 maggio scorso) di archiviazione delle singole posizioni.
Non compaiono più in questo nuovo atto di conclusione delle indagini preliminari i nomi dell’ex dg dell’Asp di Messina Paolo La Paglia, dell’infermiere in servizio all’ospedale di Barcellona Felice Giunta, del dipendente della ditta Medimed Alessandro Amatori, e poi dell’ex sindaco di Messina Renato Accorinti, dell’ex direttore generale dell’Asp di Messina Gaetano Sirna e del direttore pro-tempore dell’Istituto Don Orione Marco Grossholz, in relazione alla vicenda che coinvolse la struttura, l’Asp e il Comune di Messina.
LE INTERCETTAZIONI SCARTATE E POI 'RIAMMESSE' DELL'ON. CALDERONE.
A giugno su questa inchiesta s’è registrato un provvedimento emesso dalla gip Ornella Pastore, che ha dichiarato rilevanti una serie di intercettazioni segnalate nelle sue istanze difensive all’indomani della chiusura delle indagini preliminari dall’on. Tommaso Calderone, e dal suo legale, l’avvocato Fabio Repici. Cosa è successo dopo la prima chiusura delle indagini preliminari, quella di gennaio, adesso superata dalla più recente di luglio, lo ha spiegato la gip Pastore dopo la richiesta dell’on. Calderone di “riammettere” una serie di intercettazioni “scartate” in precedenza. La gip ha spiegato che a maggio «il pm, a seguito delle memorie depositate nell’interesse dell’indagato, ha ritenuto rilevanti le conversazioni meglio indicate nel predetto provvedimento». E ha poi spiegato che l’on. Calderone ha reso un interrogatorio il 27 febbraio, ha depositato una memoria il 5 marzo 2024 e un’altra in udienza camerale. E infine ha concluso che «... le argomentazioni difensive appaiono condivisibili e pertanto, avuto riguardo al contenuto delle conversazioni già trascritte e alle contestazioni mosse all’indagato in sede di avviso ex art. 415 bis c.p.p., deve ritenersi la rilevanza delle conversazioni indicate nelle memorie difensive del 25 e 26 febbraio 2024, ritenute non rilevanti dall’ufficio di Procura».