Lettera Aperta della Camera Penale di Messina sulla sentenza del caso Lorena Quaranta: “Una difesa dei diritti processuali”
La Camera Penale di Messina con una lettera aperta a firma del Presidente, Avv. Bonaventura Candido chiarisce le recenti interpretazioni della decisione della Corte di Cassazione.
“La recente decisione della S.C. sul caso dell’omicidio in oggetto ha scatenato un tripudio di reazioni che hanno un solo pregio: attrarre i likes del popolo del web.
Sia chiaro, a scanso di equivoci, che la morte di quella povera ragazza ed il dolore che ha colpito la sua famiglia meritano massimo rispetto e sentimenti di sincera ed incondizionata vicinanza. Tutto questo, però, non autorizza quel profluvio di manipolate informazioni che vengono date in pasto all’opinione pubblica ignara della realtà processuale e sempre incline a condannare, senza un minimo di giudizio critico. Alcuni tra i commentatori (mi riferisco soprattutto a giornalisti e giuristi) hanno in questo caso dimenticato di rivestire un ruolo delicato di chi ha la responsabilità di “fare opinione” e si sono uniti alla canea capitanata dai leoni da tastiera alimentando la diffusione non solo di commenti inopportuni ma anche di informazioni errate.
Veniamo al punto: la Cassazione non ha per nulla sancito l’esistenza di “attenuanti covid”.
La Suprema Corte ha semplicemente censurato la circostanza che i giudici di merito non hanno riscontrato un punto dell’impugnazione che invocava il riconoscimento delle attenuanti generiche in conseguenza delle criticità derivanti dal lockdown. Ogni volta che un imputato assistito (anche lui ricordiamolo) da diritti inviolabili avanza un motivo di appello questo deve essere valutato dai Giudici di Merito che non possono non dare riscontro ad ogni sua doglianza (è la legge bellezza!!)
Questo è il nostro sistema e solo di questo si è occupata la Suprema Corte che ha lasciato ampio spazio a chi dovrà giudicare in sede di rinvio. Non è stato riconosciuto alcun diritto all’imputato sen non quello di avere una risposta alle proprie domande ed una motivazione al loro rigetto. I parenti della vittima hanno il sacrosanto diritto di ottenere Giustizia ma la Giustizia non si ottiene negando diritti all’imputato.
Chi si occupa di giustizia dovrebbe maneggiare con cura certi argomenti e non lasciarsi trascinare dalle sirene dei commenti compiacenti e della “condivisoone” degli stessi sul web. I diritti non si toccano, soprattutto quelli degli imputati che sono la parte debole innanzi alla forza punitrice dello Stato !!
Lorena (ed i suoi familiari) devono trovare un minimo di appagamento in una sentenza definitiva ma quella sentenza deve essere Giusta e rispettosa delle regole.”