TUTTI I DETTAGLI – LE FOTO – LE TESTIMONIANZE – MESSINA: 20 ENNE TROVATO CADAVERE IN UNA POZZA DI SANGUE IN VIA M. RIZZO. INDAGINI DELLA SQUADRA MOBILE
di Enrico Di Giacomo - Avrebbe compiuto 20 anni il prossimo luglio. Michele Lanfranchi, è stato trovato dagli inquirenti in una pozza di sangue, intorno alle 22,30 di ieri sera, adagiato sul marciapiede di una via secondaria del viale Giostra, la via Michelangelo Rizzo. Il giovane, dai racconti dei testimoni che sono stati interrogati fino alle prime luci dell'alba, la titolare delle indagini e’ la sostituta Liliana Todaro, sarebbe morto per un tragico incidente o un gioco finito male. Con il passare del tempo, infatti, prende sempre più corpo l'ipotesi che il giovane stesse maneggiando una pistola, una calibro 7.65, e che all'improvviso sia partito un colpo risultato poi fatale.
I FATTI.
Il ventenne ieri sera si trovava all'interno dell'appartamento di un coetaneo nel popoloso quartiere di Giostra. Da una settimana, raccontano, sembra avesse acquistato una pistola che, come fosse un giocattolo, avrebbe mostrato orgoglioso all'amico G. L.. All'improvviso lo sparo. Michele Lanfranchi che si accascia per terra in una pozza di sangue, colpito sembra da un solo proiettile all'altezza del collo, le urla disperate dell'amico che si trovava con la compagna, due bambini e i genitori. Cosa sia successo lo hanno raccontato agli uomini della Squadra Mobile, durante tutta la notte, i testimoni presenti in quel momento nell'appartamento. Sono stati sottoposti tutti al test dello Stub, il guanto di paraffina che serve per scoprire se una persona ha sparato da poco. La pistola è stata ritrovata sul luogo.
Una volta accasciatosi, il ragazzo sarebbe stato trascinato dall'amico sul marciapiede che costeggia la porta di accesso alla piccola casa di una palazzina ad un piano. Sul posto avrebbero cercato di rianimarlo, in attesa dell'ambulanza che sarebbe giunta sul posto dopo una ventina di minuti. Ma una volta arrivata sul posto, i medici non hanno potuto far altro che costatarne la morte.
I TESTIMONI.
"Non conoscevo il ragazzo. I fatti come sono andati non lo so, mi trovavo al piano di sopra. Sentito lo sparo mi sono affacciato e ho visto una marea di persone. Io ho sentito dire che si è sparato lui, per giocare, per sentirsi grande. Quando sei a quell'età prendi la pistola come una cosa che tu vuoi valorizzarti davanti a qualcun'altro, che sei qualcuno. E ha sparato". A parlare è il padrone di casa, il proprietario del piccolo appartamento in cui è si è verificata la tragedia. "Iddu si sparau, a me figghiu ci spararu a tradimento", aggiunge. "Per me è stato un duro colpo, ho rivissuto l'immagine del corpo di mio figlio crivellato di colpi". E all'improvviso gli occhi diventano lucidi. Il figlio, Giacomo Lagana', appena 19enne, fu ucciso 23 anni fa a Faro Superiore. Un tragico deja-vu. "Ci pattiu un coppu", racconta la moglie. "L'abbiamo uscito noi da casa, c'era sangue da tutte le parti. Ero seduta sull'auto parcheggiata di fronte casa e ho sentito lo sparo. Un solo sparo. Poi il panico". "La madre di Michele è anche incinta, una tragedia infinita", aggiunge una vicina di casa "Era un ragazzo come tutti, girava sempre col motorino da queste parti", conclude.
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Foto: Enrico Di Giacomo