“Il sistema De Luca ha fallito sul piano politico e amministrativo”
Ancora il Partito democratico contro Cateno De Luca e Sud chiama Nord. Si legge in un documento del Coordinamento provinciale del Pd: “Non intendiamo replicare più di tanto alle scomposte esternazioni della consigliera comunale Melangela Scolaro, eletta a Barcellona nella lista di Fratelli d’Italia e oggi coordinatrice provinciale di Sud chiama Nord, perché percepiamo il nervosismo di un intero movimento che rischia, da qui sino a dopo le Europee, di perdere ancora pezzi, se non di disgregarsi. Del resto, da un movimento costituito da tanto personale politico proveniente da altri partiti c’era anche da aspettarselo, mentre chi si era avvicinato, perché credeva nella narrazione deluchiana del “nuovo” contro il “vecchio”, oggi ha capito che bisogna obbedire incondizionatamente al capo, senza diritto di critica, e sta via via prendendo le distanze”.
Continua il Partito democratico: “Piuttosto, sarebbe interessante capire come si pensa di raccogliere tutto quel consenso che ha richiesto De Luca perché se guardiamo alla gestione politico-amministrativa di questi anni, è difficile pensare di raggiungere quell’ambizioso traguardo. In generale, manca una strategia di sviluppo per la città, nella quale continua incessante il calo demografico e la chiusura di piccole e medie imprese. Il nuovo piano regolatore finito in un cassetto e una posizione sul ponte sullo Stretto equivoca e contradditoria. Tante promesse elettorali, poi, sono rimaste sulla carta: per fare qualche esempio, dall’attuazione del decentramento amministrativo, alla cura delle periferie, per finire con l’erogazione dell’acqua h24. Le tariffe e i tributi comunali sono al massimo per noti motivi di bilancio, ma
si è deciso ugualmente di aumentare le indennità per il sindaco e a cascata per assessori e componenti dei cda delle partecipate”.
Si legge sempre nella nota: “E ancora: solo 5 asili nido comunali per 128 posti; tasso di abbandono scolastico che raggiunge punte critiche, specialmente nelle zone più emarginate e a rischio criminalità; servizi sociali non all’altezza degli standard minimi qualitativi; nessun intervento a difesa della sanità pubblica; nulla di pervenuto su azioni per la diffusione di una cultura della legalità. Nessuna strategia per la Zes, Zona economica speciale, e per il rilancio dell’Area integrata dello Stretto, come anche nessun ruolo esercitato dalla Città metropolitana, con i Comuni della provincia abbandonati a loro stessi. E allora, in qualsiasi altra città, le dimissioni degli assessori e dei vertici delle partecipate, più che frutto di una imposizione del capo assoluto, sarebbero un atto dovuto”.