Fondi dello spettacolo, esclusi in rivolta. Un esposto al Tar di 103 associazioni: l’assessorato ha assegnato più di 11 milioni senza fare un bando, noi siamo stati danneggiati
L’esposto è molto dettagliato. I 103 enti dello spettacolo che lo hanno firmato hanno spulciato l’elenco dei contributi da 13,1 milioni che Ars e Regione hanno erogato nei primi mesi di quest’anno senza bando. E ne è venuto fuori che sono state premiate associazioni e strutture private costituite perfino nel giugno del 2023 senza esperienza. Scoppia un altro caso intorno all’assessorato regionale Turismo e Spettacolo, lo stesso travolto dal caso dei finanziamenti senza gara per la mostra a Cannes e dall’inchiesta giudiziaria sullo spreco di fondi di SeeSicily per la promozione del turismo. L’assessore Elvira Amata si difende spiegando che i fondi sono stati erogati in forza di una legge dell’Ars. Ma i 103 enti che firmano l’esposto annunciano l’intenzione di ricorrere alla magistratura ritenendo che quella dell’Ars sia una «legge provvedimento» (dunque illegittima) e che sia stato violato il principio di non creare disparità di trattamento di fronte alle pubbliche amministrazioni.
È una miccia accesa. E al di là della esplosione, al momento solo eventuale, permette di puntare i riflettori su un fenomeno. Quello dei contributi erogati senza gara. Gli enti racchiusi negli Stati generali dello Spettacolo (associazione nata nel 2013) hanno calcolato che si tratta di 11 milioni e 113 mila euro. In particolare - si legge nell’esposto - il cosiddetto Collegato alla Finanziaria del gennaio scorso ha stanziato 7 milioni e 483 mila euro che sono andati solo a 16 associazioni private: «I contributi vanno dai 97 mila ai 145 mila euro ciascuno. In un caso si arriva fino a 194 mila e in un altro fino a 242 mila». In più, segnala l’esposto, nelle variazioni di bilancio approvate all’Ars a fine dicembre 2023 sono stati stanziati altri 5,6 milioni per eventi natalizi, che si traducono in spettacoli, feste e sagre «sempre a vantaggio di un numeri ristretto di soggetti pubblici e privati». A fronte di ciò i 103 enti firmatari dell’esposto segnalano che gli unici contributi a cui loro potrebbero accedere, perché è prevista una gara, sono quelli del Furs (il Fondo unico dello spettacolo) che valgono però la metà, 6,8 milioni.
L’assessore Amata allarga le braccia: «I contributi erogati sono frutto di norme dell’Ars. Noi su questi non abbiamo alcuna discrezionalità». Il riferimento è alle norme frutto della valanga di emendamenti che ogni deputato ha presentato alle variazioni di bilancio e alla Finanziaria: una mossa politica con cui il governo ha scelto di aggirare l’ostruzionismo parlamentare. In pratica, consegnando un budget a ogni deputato per gli emendamenti, il governo ha ottenuto il via libera alla manovra economica. Il contraccambio è stata appunto la valanga di contributi a pioggia per feste, sagre e spettacoli, poi racchiusi nelle due norme descritte sopra. In questo modo per accedere ai contributi l’unica strada è l’intermediazione di un deputato dell’Ars che presenti un emendamento.
Questo ha reso il clima infuocato nel mondo dello spettacolo. Per i presentatori dell’esposto le norme dell’Ars sono illegittime: «Si chiamano leggi-provvedimento - si legge nell’esposto - e la Corte Costituzionale le ha spesso censurate perché il legislatore non può arrivare al punto di violare i più elementari principi di uguaglianza». La Amata ha ricordato però che «le norme in questione hanno superato il vaglio del Consiglio dei ministri e non sono state impugnate davanti alla Corte Costituzionale». E tuttavia i presentatori dell’esposto non mollano: annunciano una istanza al governo nazionale per violazione degli articoli 127 e 3 della Costituzione (principio di uguaglianza) e anticipano che impugneranno i provvedimenti attuativi dell’assessorato di fronte al Tar, sperando così che sia questo tribunale a sollevare questione di legittimità. A sostegno dell’esposto i 103 enti presentatori allegano uno studio sui beneficiari dei contributi senza gara da cui si evince che «la gran parte non risponde ai criteri di storicità che sono d’obbligo per essere ammessi al sistema di finanziamento del Furs, non sono reperibili notizie circa le loro pregresse attività né sulle manifestazioni oggetto dei finanziamenti. Infine, pur se organizzate da soggetti diversi, i programmi finanziati prevedono medesimi eventi organizzati da una stessa casa di produzione e/o distribuzione ricorrente in più cartelloni».