Teatro: Antonella Russo, «Ancora scelte avvenute lontano da Messina»
La scelta dei due nuovi direttori artistici del Teatro Vittorio Emanuele, continua a sollevare polemiche. Non certo per i due nomi (Matteo Pappalardo alla musica e danza e Giovanni Anfuso alla prosa), quanto piuttosto per il modo in cui l’ente è arrivato alla decisione.
La scelta è stata presa dal commissario straordinario Orazio Miloro con i poteri del consiglio di amministrazione dell’ente che non si è costituito ben sei mesi dopo l’indicazione di due dei tre nomi da parte del sindaco Federico Basile, nella sua doppia “residenza” a Palazzo Zanca e dei Leoni.
L’attacco, dopo quello dello stesso primo cittadino immediatamente dopo la pubblicazione del comunicato con i nomi di due prescelti, arriva anche da Antonella Russo, consigliera del partito democratico.
«Ci risiamo, stesso modus operandi che conosciamo da tempo. A Messina, come peraltro sta avvenendo in tutta Italia, assistiamo all’occupazione delle istituzioni culturali che avviene bypassando gli organismi che garantiscono la democrazia. Basti pensare a quello che è accaduto recentemente a Roma, al Teatro Argentina, dove il direttore artistico è stato nominato in assenza dei rappresentati del comune. E a Messina? Idem. Un consiglio d’amministrazione congelato per mesi immotivatamente, in perenne attesa di diventare operativo, e quindi reso di fatto inesistente, da tempo è sostituito da un commissario che decide (singolarmente e non collegialmente…) e stabilisce nomine che toccano di diritto al, di fatto inesistente, cda. Accade così a Messina – dice Antonella Russo – che il principio del rinnovamento è piegato al riposizionamento degli stessi soggetti, che la rappresentanza territoriale è piegata a logiche politiche centralizzate a Palermo. Il sindaco Basile, che nella sua doppia veste di sindaco della città e sindaco metropolitano ha nominato due componenti del cda su tre, e quindi con la possibilità di decidere i nomi dei direttori artistici, di fatto non viene per nulla preso in considerazione. La politica regionale impone le sue regole anche sulla cultura in città. Niente rinnovamento di cariche, niente alternanza, niente ascolto dei territori. Bene! Messina sempre più periferia dell’impero regionale, con la figura della massima autorità cittadina di fatto tristemente esautorata delle sue stesse prerogative. O solite figure continuamente riconfermate o nuove nomine catanesi che non conoscono certo il nostro territorio – al netto delle capacità personali che nessuno discute – decidono “anche” la cultura a Messina, asservita a decisioni ed incastri politici estranei alla città».
Quindi i dubbi che chiudono l’intervento della rappresentante dei dem. «Che rapporti avrà il cda con questi direttori che non ha scelto? E loro a chi renderanno conto? Non si rischia di innescare un perverso gioco di veti incrociati che graverà solo sulla missione culturale del Teatro Vittorio Emanuele? Attendiamo sviluppi, con motivata preoccupazione».
A caldo, sulla vicenda, era intervenuto il sindaco Basile dicendo che «sarebbe stato più corretto che fosse l’organo collegiale a decidere e che mi scandalizzerei se il cda venisse nominato nei prossimi giorni».