L’OPERAZIONE ANTIDROGA DEI CARABINIERI, UN INDAGATO: UN AMICO DELLA PROCURA MI HA RIVELATO…
DI EDG - All'interno della misura cautelare con la quale il gip Salvatore Pugliese ha cristallizzato le accuse (70 i capi d'imputazione) nei confronti dei 13 indagati (12 agli arresti) per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione e spaccio di stupefacenti dell'operazione antidroga, della Dda di Messina (la richiesta delle misure dei pubblici ministeri Antonella Frada' e Anita Siliotti, è stata depositata nel novembre 2023), da cui sarebbe emersa l'operatività di un'associazione criminale dedita allo smercio, a Torregrotta, di cocaina, crack, hashish e marijuana, c'è un passaggio che sarebbe a dir poco inquietante se dovesse essere provato.
In una conversazione tra due degli indagati, Roberto Papale e il cugino Antonio Papale, il primo si lamenta di Salvatore D'Amore e del suo gruppo (D'Amore avrebbe gestito a Torregrotta lo smercio al minuto della droga avvalendosi anche dell’abitazione della madre, anche lei destinataria della misura cautelare, per nascondere la droga e custodire il denaro provento dell’attività illecita, che poi sarebbe stato suddiviso tra i sodali). Sostiene che l'arresto di Francesco Spadaro (anche per lui oggi si sono aperte le porte del carcere) e il controllo su un altro indagato, Maurizio Papale, sono derivati dalle indagini su D'Amore. Sottolineando che non vuole avere problemi con la giustizia, come è accaduto invece con Spadaro.
"A Spadaro lo hanno mandato a carne di macello... ha perso l'asino con tutte le carrube... che poi non ha preso una lira, ha preso solo galera, non gli hanno pagato né avvocato, dico non per sparlare...".
Roberto Papale manifesta quindi anche la propria disapprovazione verso D'Amore..., "....perchè tu mi fai denunciare anche a me...ci mettiamo con quelli che hanno comunicato con le video chiamate, con gli appuntamenti, i carabinieri gli andavano dietro con la 500 X, lo aspettavano a Maurizio e lo hanno spogliato nudo a tutta la famiglia... questo ha vita breve... non lo so quando chiuderanno, tu ti devi mettere in chiaro che ti devi aspettare fra un mese, due mesi, fra un anno, a questo lo salano".
Roberto Papale mette l'interlocutore in guardia, "qui vi hanno collegato a tutti", rivelando che le informazioni gli sarebbero state fornite da una fonte attendibile. "Chi è che me lo ha detto non si sbaglia... ci siete tutti... ci siete tu, Maurizio e altre persone di quel lato e che a lui ora si era risaliti per il fatto che si sentiva con D'Amore...".
Roberto Papale rivela di avere informazioni da una persona che lavorava in Procura. "Conosco uno che lavora alla procura", che gli avrebbe rivelato i nomi delle persone indagate con D'Amore. La clamorosa rivelazione non fa dormire sonni tranquilli ad Antonio Papale: "Ti ha detto anche il mio nome?". E Roberto Papale risponde senza nessun tentennamento: "Mi pare ci sei... mi ha detto che c'era tutta la famiglia Papale... qui ci sono i cognomi Papale... altre persone di quella parte dei paesi di là... che questo combina un macello che è intercettato, ha cimici, ha telecamere montate, ha un sacco di chiamate che gli fermano i tossici con il peso 20 euro, 50 euro e 80 euro... cioè tu gli fai la chiamata e c'è chi non gli fa la chiamata nonché le tempistiche degli arresti...", precisando che tali informazioni le aveva avute in cambio di denaro... . "Infatti io non sto uscendo... non vado in nessun... mi trovi sempre a casa e se esco vado dove trovi gente tranquilla che non c'entra un cazzo...".