‘In ricordo di Walter Manfrè’ di Daniele Gonciaruk
Di Daniele Gonciaruk - Si è già parlato molto del talento di Walter Manfrè come regista teatrale, il suo “Teatro della persona” è un invenzione geniale e personalissima che ha permesso e permetterà a Walter di rimanere, a ragione, nella storia del teatro italiano.
Il mio ricordo di Walter, però, non vuole concentrarsi solo sulla sua attività da regista che tutti conosciamo. Io stesso ho avuto la fortuna di lavorare molte volte con lui. Memorabile fu, ad esempio, la lettura drammatizzata con Giancarlo Giannini, alla quale partecipai nel 2006 al Teatro Vittorio Emanuele in commemorazione delle vittime del terremoto del 1908, sotto la sua direzione, e tanti altri furono i lavori fatti insieme.
Voglio invece ricordare Walter sotto un altro aspetto. Vorrei parlarvi della sua enorme attitudine nel mettere insieme le persone. Forse vi sembrerà un dono di poco conto, ma non è così. Era un grandissimo talento invece, frutto, in parte di un istinto naturale e in parte di un attenta e acuta sensibilità.
Walter non solo era bravo a riunire attorno a sé bravi interpreti, ma aveva l’abilita’, rara, di mettere insieme attori che alla fine non potevano fare a meno di amarsi. Le sue compagnie si distinguevano sempre (quanto meno secondo la mia esperienza) per la capacità di vivere serenamente il proprio percorso e decorso.
Capita a volte, nella normale routine di questo lavoro, di incappare in compagni di lavoro bravi ma ostici, in tensioni o incomprensioni che possono in qualche modo minare la stabilità di una formazione artistica. Con Walter non ricordo una sola volta che questo sia accaduto. Certo, non mancava a lui ne il sarcasmo ne l’ironia, ma questo non andava mai ad inficiare il rapporto con gli attori e tra gli attori.
Gli riconoscevo questo grande dono di riunire attorno a sé persone capaci di amalgamarsi, indipendentemente dai ruoli e dalla fama.
E forse, tra tutti i talenti di Walter, questo era quello che ammiravo di più.