22 Marzo 2024 Senza categoria

La morte di Anna Morabito: Diventa definitiva la condanna a 8 mesi per il medico Giancarlo Gemelli. Annullata con rinvio la sentenza contro il dott. Morabito

Di Edg - La quarta sezione della Corte di Cassazione lo scorso 7 marzo ha  dichiarato inammissibile il ricorso proposto da Giancarlo Gemelli, ortopedico dello Giomi, che aveva sottoposto ad intervento chirurgico la paziente Anna Morabito. Ha invece annullato con rinvio la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Messina per un nuovo esame relativa a Giacomo Morabito, dottore in medicina fisica e riabilitazione, che ha curato la successiva fase di riabilitazione.

Si chiude così la vicenda della signora Anna Morabito, calabrese di 69 anni che, dopo essere stata sottoposta ad intervento di vertebroplasica per cutanea, a causa di un complicanza legata alla fuoriuscita del polimero cementificante, ha dapprima accusato parestesia agli arti inferiore e successivamente si è aggravata sino alla morte.

Secondo i giudici di merito vi sarebbe stato un errore non tanto nella esecuzione dell’intervento quanto nella gestione della fase successiva, in ragione della quale si sarebbero trascurate talune emergenze evidenziate dalla figlia della paziente.

Gemelli è stato condannato alla pena di otto mesi di reclusione, pena sospesa, oltre al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno in favore degli eredi rappresentati dagli avvocati Nino Cacia e  Pietro Scibilia.

I due professionisti erano assistiti dagli avvocati Silvestro e Bertolone.

La sentenza della Cassazione.

I GIUDICI DELLA QUARTA SEZIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE "HA ANNULLATO LA SENTENZA IMPUGNATA NEI CONFRONTI DI GIACOMO MORABITO CON RINVIO PER UN NUOVO GIUDIZIO AD ALTRA SEZIONE DELLA CORTE DI APPELLO DI MESSINA, CUI DEMANDA ANCHE LA REGOLAMENTAZIONE TRA LE PARTI DELLE SPESE DI QUESTO GIUDIZIO DI LEGITTIMITÀ. DICHIARA INAMMISSIBILE IL RICORSO DI GIANCARLO GEMELLI E CONDANNA IL RICORRENTE AL PAGAMENTO DELLE SPESE PROCESSUALI E DELLA SOMMA DI EURO TREMILA IN FAVORE DELLA CASSA DELLE AMMENDE NONCHE' ALLA RIFUSIONE DELLE SPESE DI QUESTO GIUDIZIO DI LEGITTIMITÀ ALLE PARTI CIVILI ZAPPIA SEBASTIANO, ZAPPIA SALVATORE, ZAPPIA ANNAMARIA, LIQUIDATE IN EURO 4.800,00, OLTRE ACCESSORI COME PER LEGGE; ZAPPIA CARMELA, ZAPPIA MARIA ANTONIETTA, LIQUIDATE IN EURO 3.900,00 OLTRE ACCESSORI COME PER LEGGE".

La sentenza di appello.

Nel maggio del 2023 era stata confermata dalla Corte d’Appello, seconda sezione penale, la condanna per i due i medici sotto processo per la morte della 69enne Anna Morabito, deceduta il 29 marzo del 2016 dopo essere stata sottoposta a intervento chirurgico alla colonna vertebrale.

I giudici d’appello avevano condannato gli imputati ed il responsabile civile, in solido, anche “alla rifusione delle spese processuali sostenute dalle parti civili nel presente grado di giudizio che si liquidano in complessivi € 1.230,00 per Zappia Carmela e Zappia Maria Antonietta e in € 1.514,00 per Zappia Sebastiano, Zappia Salvatore e Zappia Annamaria, oltre spese generali, IVA e CPA come per legge”.

Il giudice monocratico Alessandra Di Fresco, il 15 settembre del 2022, aveva condannato a otto mesi i medici Giancarlo Gemelli, specialista in ortopedia e Giacomo Morabito, dottore in medicina fisica e riabilitazione (gli imputati erano difesi dagli avvocati Silvestro e Raspaolo). Il giudice aveva concesso agli imputati i benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna. Il sostituto procuratore La Speme aveva chiesto per entrambi gli imputati la pena di un anno di reclusione.

I due professionisti erano stati condannati, assieme alla Sara Assicurazione Spa, questi ultimi in solido tra loro, al risarcimento dei danni in favore delle parti civili (difese dai legali Nino Cacia e Scibilia), "la cui liquidazione viene rimessa al giudice civile oltre che al pagamento di una provvisionale pari ad euro 5mila per ciascuna parte e al rimborso delle spese di costituzione e di difesa sostenute dalle sopraindicate parti civili che determina nella complessiva somma di 2.115,00 oltre Iva e Cpa come per legge".

I due dovevano difendersi dalle accuse di omicidio colposo e lesioni personali in concorso per aver omesso a fronte di un deficit motorio e sensitivo degli arti inferiori manifestatosi subito dopo l’intervento, effettuato il 7 marzo del 2016, e imputabile a una prevedibile complicanza dell’operazione, di eseguire un immediato e adeguato approfondimento diagnostico, da effettuarsi con risonanza magnetica del rachide dorsale e lombare. La donna, originaria di Africo, a seguito di una caduta in casa, aveva riportato un trauma alla colonna lombare. Si era recata al Policlinico per effettuare accertamenti e da qui era stata portata all’istituto ortopedico di Ganzirri dove il 7 marzo è stata sottoposta a intervento di cifoplastica vertebrale. E subito dopo l’operazione aveva lamentato di non avvertire sensibilità alle gambe. Uno stato che secondo i medici, come denunciato dai familiari, sarebbe venuto meno con l’aspirazione in tempo dell’ematoma creatosi nel focolaio chirurgico. Ma da quel giorno la donna secondo la denuncia presentata dai parenti ha subito un lento declino che l’ha condotta alla morte (il 29 marzo del 2016).