MAFIA DEI NEBRODI, SEQUESTRO DI OLTRE DUE MILIONI DI EURO AL GRUPPO FARANDA
Questa mattina militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza hanno eseguito cinque decreti di sequestro patrimoniale emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina, su richiesta della locale Procura Distrettuale della Repubblica (ovvero il procuratore aggiunto Di Giorgio e i sostituti Dda Monaco, Massara e Carchietti), nei confronti di 5 persone ritenute socialmente pericolose (il vertice del gruppo Faranda). Si tratta di Aurelio Salvatore Faranda, Giuseppe Massimo Faranda, Sebastiano Craxì, Gaetano Faranda e Salvatore Antonino Crascì.
Gli odierni provvedimenti, estesi anche ai familiari dei 5 soggetti destinatari delle investigazioni, originari di S. Agata di Militello e Tortorici, scaturiscono dalla puntuale ricostruzione del profilo soggettivo di pericolosità delle persone proposte, sviluppata attraverso le risultanze delle molteplici iniziative investigative avviate, nel tempo, dalla Procura peloritana e dalla Guardia di Finanza di Messina.
Di particolare rilievo è risultata la valorizzazione delle evidenze giudiziarie emerse nel procedimento “NEBRODI” che, nel gennaio 2020, ha consentito di delineare i contorni di una complessa organizzazione criminale di matrice mafiosa, riferibile a due articolazioni del gruppo dei “tortoriciani”, quella dei “Batanesi” e quella dei “Bontempo Scavo”, coinvolte nella commissione di plurime attività illecite nel territorio nebroideo.
Le investigazioni hanno documentato la costante operatività di tali compagini criminali nella provincia peloritana, accertando una peculiare propensione alla commissione di illeciti nel redditizio settore delle truffe in agricoltura, per l’ottenimento indebito di fondi comunitari a valere sulla Politica Agricola Comune.
Mirati approfondimenti economico-patrimoniali hanno consentito di disvelare la disponibilità di beni, in capo ai soggetti investigati ed ai loro familiari, in misura sproporzionata rispetto ai redditi leciti dichiarati, dimostrando la stretta correlazione temporale tra i comportamenti antisociali documentali e l’illecito arricchimento accertato.
La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina, sulla scorta dei dettagliati elementi investigativi raccolti dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina ha disposto le misure di prevenzione patrimoniali di cui si tratta ritenendo la pericolosità ai sensi dell’art. 4 lett. a), che riguarda gli indiziati di appartenere ad un sodalizio di stampo mafioso, e i bis), che riguarda gli indiziati dei delitti di truffe in danno dell’AGEA del decreto legislativo n. 159/2011.
I provvedimenti riguardano complessivamente, n. 2 compendi aziendali comprensivi dei relativi beni patrimoniali (attivi nel settore agricolo), n. 42 immobili (di cui n. 8 unità immobiliari e n. 34 terreni), n. 22 depositi al risparmio, n. 21 conti correnti, n. 14 polizze vita e n. 2 quote societarie, nella disponibilità diretta e indiretta o comunque riconducibili ai proposti, per un valore stimato di oltre 2 milioni di Euro.
Il provvedimento eseguito non ha carattere di definitività, rimanendo pertanto salve eventuali diverse valutazioni nelle successive fasi di giudizio sul profilo della pericolosità sociale e sulla sperequazione economica rilevata.
L’odierna operazione testimonia, come ribadito a proposito delle più recenti investigazioni che hanno riguardato il territorio nebroideo, la costante attenzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina nonchè della Guardia di Finanza di Messina, rispetto a tale delicata porzione di territorio, non solo in termini di repressione ma anche in tema di prevenzione con riferimento all’individuazione delle ricchezze illecitamente accumulate, per restituirle alla maggioranza della collettività onesta, applicando gli strumenti previsti dall’avanzata normativa antimafia nazionale.