Il libro: La morte di Nino Martoglio. Cold case lungo cento anni
Un cold case lungo cento anni. Insabbiato dagli inquirenti, sotterrato dal fascismo, cancellato dalla guerra. La morte di Nino Martoglio, commediografo, drammaturgo, poeta e giornalista nel periodo fra Ottocento e Novecento, maestro di palcoscenico di Luigi Pirandello, scopritore e regista di grandi talenti teatrali come Angelo Musco e Giovanni Grasso (quest’ultimo definito da Lee Strasberg, fondatore dell’Actor’s Studio di New York, “l’attore tragico più grande del mondo”), e pioniere del cinema muto a livello mondiale.
Un cold case su una morte misteriosa, archiviata immediatamente come “accidentale” e avvenuta, secondo la ricostruzione dei magistrati, all’interno della tromba dell’ascensore dell’ospedale Vittorio Emanuele di Catania: una versione messa in discussione, oggi, dal libro del giornalista e scrittore Luciano Mirone, “Il Caso Martoglio. Un misfatto di Stato alla vigilia del fascismo” (L’Informazione). Il volume racconta una storia diametralmente opposta rispetto a quella ricostruita dalla versione ufficiale, lancia numerosi dubbi attraverso le contraddizioni dell’inchiesta e le parole del prof. Cristoforo Pomara, docente di Medicina legale all’Università di Catania.
La vicenda si svolge a Catania nella serata del 15 settembre 1921. L’artista accompagna il figlio di undici anni all’ospedale Vittorio Emanuele. Il bambino è ammalato di paratifo: viene ricoverato in un edificio in ristrutturazione, buio e isolato. Sono circa le 21,30. Martoglio saluta la moglie e il figlio, fa pochi passi nel corridoio e sparisce per sempre. Da quel momento scattano i depistaggi, innumerevoli e goffi, ma ben protetti dall’alto. Tutto si snoda in una Catania nella quale l’origine del rapporto fra mafia e politica – secondo questo libro – è antecedente alla data fissata dal pentito Giuseppe Calderone (1927). Ma tutto prosegue e porta direttamente al delitto del leader socialista Giacomo Matteotti commesso tre anni dopo: protagonisti, certi politici catanesi, che fanno da trait d’union fra le due vicende.
Per svolgere questa indagine Luciano Mirone ha girato l’Italia: «Ho cercato di andare ‘oltre’ le carte dell’inchiesta giudiziaria e del processo civile – dice l’autore – . Ho scartabellato negli scaffali dell’Arma dei Carabinieri, dell’Archivio di Stato di Roma e di Catania e del Museo Biblioteca dell’Attore di Genova, dove è depositato il fondo Martoglio (un preziosissimo scrigno che ospita centinaia di lettere, sceneggiature teatrali e cinematografiche, tante foto dell’artista), dove ho trovato diversi tasselli fondamentali per ricostruire il mosaico».
Il libro verrà presentato sabato allo “Spazio Lilla” alle ore 19. Introdurrà la serata Davide Liotta, converserà con l’autore lo storico Peppino Restifo.