Corse clandestine di cavalli: I riflettori del Parlamento
I messaggi di avvertimento non hanno perso tempo. E si sono riversati sul profilo social di Enrico Rizzi, influencer per i diritti degli animali, La sua denuncia sulle corse clandestine dei cavalli ha urtato interessi criminali ben stratificati in una Sicilia che convive con una forma brutale di sfruttamento inaccettabile dei cavalli. Senza contare il “contorno” di scommesse illegali: «A qualcuno il video da me diffuso sulla corsa clandestina di cavalli non è piaciuto. Queste persone sappiano che non mi fermerò mai», ha detto Rizzi dopo che alcuni soggetti legati all’ambiente dell’ippica clandestina, hanno trovato la maniera di mettersi in contatto con lui. L’influencer ha reso noto il video della corsa clandestina di cavalli svoltasi nel catanese ed è intervenuto duramente a seguito del ritrovamento di un cavallo morto nella circonvallazione di Palermo, luogo già noto proprio per le corse illegali di cavalli.
Intanto il “caso Sicilia”, relativo proprio ai maltrattamenti di animali, è approdato sui banchi del Parlamento. L’on.le Francesco Borrelli di Alleanza Verdi e Sinistra, è intervenuto nel corso della seduta della Camera, riferendo del livello di allarme ormai assunto dal fenomeno anche in riferimento ai colpi di pistola che sono stati esplosi nel corso della competizione illegale. Il parlamentare, nel sottolineare la rilevante gravità, ha rilevato quella che ormai appare come una vera e propria incongruenza linguistica, ossia continuare a definire “clandestine” tali corse, quando di fatto avvengono alla luce del sole e in pubblica via.
Lo Studio legale Alessio Cugini Borgese ha inoltrato formale richiesta alle Autorità preposte, invitando a innalzare il livello di vigilanza già in atto per lo stesso Rizzi fin dal 2016. Proprio a causa della sua attività in difesa degli animali, Rizzi ha dovuto subire pesanti minacce tra le quali lettere minatorie, avvertimenti con danneggiamento di auto e finanche animali morti impiccati presso la sua abitazione. «Ad ogni modo stiano tutti tranquilli – ha concluso Rizzi –. Denuncerò sempre ogni maltrattamento di animali. Le minacce con me ottengono l’effetto opposto». Ma resta sullo sfondo un interrogativo che da tanti anni non trova risposte: possibile che le forze dell’ordine non sappiano che a Palermo, Messina e Catania le corse clandestine rappresentano un appuntamento fisso? Strade bloccate, cavalli maltrattati e dopati, giro vorticoso di scommesse in un “humus” criminale. Possibile che tutto questo avvenga nelle città, come se ci fossero zone franche dove neanche gli sguardi dello Stato riescono a penetrare?