Il regista Francesco Calogero racconta a “Vite Spericolate” quarant’anni di carriera: “I miei ‘cambi di stagione’, da Messina a Roma”
Di Tonino Cafeo - È un evento speciale la quindicesima puntata di "Vite spericolate - storie speciali di persone normali". Siamo stati infatti “in trasferta” nei saloni del Teatro Vittorio Emanuele per incontrare Francesco Calogero, regista di cinema e teatro, produttore e docente di sceneggiatura e regia presso lo Iulm di Roma; di ritorno a Messina per presentare 'Cambi di Stagione'. Un testo dell'autore britannico Lionel Goldstein per la prima volta tradotto e messo in scena per il pubblico italiano.
Una pausa delle prove è stata l’occasione per parlare di quest’ultimo lavoro ma soprattutto dei tanti anni che Francesco ha dedicato al cinema e al teatro, non senza difficoltà ma con grandi soddisfazioni.
Francesco Calogero è nato a Messina il 16 agosto del ’57. Ha coltivato la passione per il cinema e il teatro in anni in cui le principali istituzioni formative in questo campo erano a Roma e non era usuale come adesso che ci fossero corsi di cinema e teatro - universitari o privati - nelle città di periferia. La sua formazione è stata dunque da autodidatta. Mentre studiava e si laureava in giurisprudenza con una tesi sulla paternità dell’opera cinematografica, Calogero faceva le sue prime esperienze registiche girando cortometraggi in formato super 8, quello che un tempo si usava per riprendere matrimoni e battesimi, e si faceva le ossa contribuendo all’organizzazione di cineclub. Due sono stati gli incontri decisivi di quegli anni: con il circolo Umberto Barbaro e con la compagnia Nutrimenti Terrestri, che lo scorso anno ha festeggiato quarant’anni di attività, dove ha avuto inizio il suo lungo sodalizio con l’attore Ninni Bruschetta.
Nel frattempo è arrivato l’esordio nella regia di lungometraggi: La caviglia di Amelia nel 1985 e La Gentilezza del tocco nell’87. Con quest’ultimo ha vinto il premio per il miglior film indipendente al Festival di Bellaria e partecipato a numerosi altri festival. Dell'89 è Visioni private, un film che racconta retroscena e storie di personaggi che ruotano intorno ai festival del cinema, del 1992 è Nessuno, mentre in seguito ha girato Cinque giorni di tempesta (1997), presentato alla 54 esima Mostra del cinema di Venezia; Metronotte, con Diego Abatantuono, (2000); Seconda primavera (2015) e i documentari L’implacabile tenente Rossi (2002, per la serie: I diari della Sacher, prodotti da Nanni Moretti), Nella terra del Padrino (2012, sui set di F.F. Coppola).
In campo teatrale l’attività di Francesco Calogero è iniziata collaborando con Ninni Bruschetta e i Nutrimenti Terrestri con Il battello degli amanti (1988) e con l’adattamento de I carabinieri, di Beniamino Joppolo, presentato alle Orestiadi di Gibellina edizione 1994. In seguito il regista si è dedicato con successo all’allestimento di opere liriche: ha al suo attivo Cavalleria Rusticana, i Pagliacci, Norma, La sonnambula.
Nel 2020, l’anno del Covid, Calogero ha diretto, insieme a Leo Gullotta e Francesco Alò, il Taormina Film Fest. Si è trattato di un ritorno alle origini, dal momento che la sua attività all’interno della prestigiosa rassegna risale al 1980 quando il direttore di allora Guglielmo Biraghi l’ha voluto come curatore di convegni e retrospettive. Negli anni della direzione di Enrico Ghezzi, dal 1991 al 1998, è stato anche conduttore degli incontri con gli autori. L’esperienza taorminese Francesco Calogero l’ha messa a frutto nella direzione di numerosi altri festival. Primo fra tutti il Messina Film Fest, nella seconda metà degli anni novanta, a cui, con notevoli doti di talent scout, ha invitato registi oggi acclamati come il candidato al premio Oscar Matteo Garrone.
La nostra conversazione ha toccato tutte le tappe di una lunga carriera, non mancando di soffermarsi sull’attualità e di riflettere sul futuro della settima arte.