Spaccio a Fondo Fucile: I primi arrestati fanno scena muta. Il ruolo chiave di Tonino Guerrini
Hanno fatto tutti scena muta. Si sono svolti ieri mattina gli interrogatori di 8 dei 26 soggetti arrestati mercoledì all’alba dalla polizia di Stato, nell’ambito dell’operazione coordinata dalla Dda di Messina che ha smantellato la piazza di spaccio di Fondo Fucile. Si tratta di Giovanni Coppolino, Francesco Pellegrino, Caroline Currò, Sonia Longo, Francesco Currò, Daniela Allia e Davide Crisafi, tutti detenuti nel carcere di Gazzi, e di Andrea Coppolino, uno dei capi dell’organizzazione, detenuto, invece, nella casa circondariale di Siracusa. Tutti gli indagati comparsi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. A rappresentarli i legali Salvatore Silvestro, Gianmarco Silvestro, Pietro Venuti, Tino Celi e Filippo Alessi. Gli altri interrogatori si terranno nei prossimi giorni.
Tra le figure chiave dell’inchiesta, ancora da ascoltare, spicca – oltre ai fratelli Coppolino – quella di Tonino Guerrini. La gip Simona Finocchiaro lo definisce «stabile fornitore» dei Coppolino, con i quali «non vi era un semplice rapporto di amicizia, ma un duraturo e risalente rapporto di cointeressenza illecita». Guerrini frequentava costantemente la casa di Andrea Coppolino e della compagna Caroline Currò, insieme alla moglie. Incontri nel corso dei quali i parlavano in codice, «con toni criptici», spiega il giudice, dello spaccio di droga, anche perché Guerrini viene descritto negli atti dell’inchiesta come uomo «particolarmente avvezzo alle dinamiche investigative».
E infatti spesso era lui a mettere in guardia Coppolino sul rischio che potesse essere nel mirino delle forze dell’ordine, dandogli delle dritte sulle precauzioni da prendere. Guerrini raccontava, ad esempio, di aver sostituito tutti i mobili di casa dopo una perquisizione, per il timore che fossero state installate delle microspie. Oppure si premurava, quando doveva incontrare qualcuno, che quest’ultimo lasciasse il telefono a distanza e che la conversazione avvenisse camminando per strada. A riprova di questo, anche a casa di Coppolino i criptici dialoghi tra i due avvenivano spesso e volentieri in balcone e a voce bassissima.
Un esperto, insomma, come del resto conferma anche il collaboratore di giustizia Settimo Corritore, che fornisce alcune indicazioni finite tra le carte dell’inchiesta. Corritore era organico al clan di Mangialupi ai tempi del boss Francesco Turiano, detto Nino Testa. «Lo conosco – dice Corritore –, è del Cep. Ha un negozio di abbigliamento a Provinciale. Si chiama Tonino Guerrini, lo conosco da parecchio tempo. All’inizio si riforniva a Messina, poi si è ingrandito. Ha agganci su Catania. Un carico sequestrato su un pullman era suo. Lui è un fornitore di sostanze stupefacenti, io parlavo direttamente con lui. Ci andavo su disposizioni di Santino Di Pietro. So che ha dei ragazzi che lo aiutano, ma non li conosco. Guerrini lavorava per Nino Testa prima. Prima dell’operazione “Refriger” tutti acquistavano da Nino, nessuno aveva spazi. Guerrini come gli altri comprava da lui. Dopo l’arresto di Nino, gli altri hanno trovato i loro spazi, tra cui Guerrini. Guerrini era diventato un punto di riferimento per i rifornimenti di droga».
Affare di famiglia(ma non solo).
La gestione della piazza di spaccio di Fondo Fucile era soprattutto un affare di famiglia. La famiglia è quella dei Coppolino, imparentati coi Turiano di Mangialupi. Vertici dell’associazione criminale erano i due gemelli Andrea e Piero Coppolino e il fratello Alessio. Agli altri indagati i tipici compiti di “manovalanza”, ruoli ricoperti ora da membri esterni alla famiglia, come Simone Ferio o Francesco Pellegrino, ora dai genitori stessi dei tre fratelli, Giovanni Coppolino e Sonia Longo. Altro ruolo chiave lo rivestiva la compagna di Andrea Coppolino, Caroline Currò. Altra figura chiave, quella di Tonino Guerrini, fornitore principale di Coppolino. Una rete che si estendeva fino alla provincia, anche e soprattutto grazie all’opera di due fratelli milazzesi, Giuseppe e Francesco Basile.