Nel volume “La scuola va alla guerra. Inchiesta sulla militarizzazione dell’istruzione in Italia” Antonio Mazzeo descrive le modalità con cui la scuola italiana sta abdicando alle sue funzioni educative e formative delle nuove generazioni, consentendo alle Forze Armate e alle aziende produttrici di armi di occupare ogni sfera della didattica per fini ideologici assolutamente in contrasto con i valori costituzionali della difesa delle libertà, della democrazia, della giustizia sociale e della pace su cui si dovrebbe fondare l’istruzione pubblica.
Antonio Mazzeo avvia la sua riflessione descrivendo alcuni dei processi più drammatici che stanno investendo la scuola italiana. “Contemporaneamente alla privatizzazione e precarizzazione del sistema educativo, si assiste a un soffocante processo di militarizzazione delle istituzioni scolastiche e degli stessi contenuti culturali e formativi”, afferma l’autore. “Come accadeva ai tempi del fascismo, le scuole tornano a essere caserme mentre le caserme si convertono in aule e palestre per formare lo studente-soldato votato all’obbedienza perpetua. Nelle scuole di ogni ordine e grado si sperimentano comportamenti, percorsi e curricula del tutto subalterni alle logiche di guerra e agli interessi politico-militari, complici innanzitutto i governi che si alternano alla guida del Paese, gli inamovibili burocrati del ministero dell’Istruzione (e, oggi, del Merito) e i dirigenti reclutati ormai solo se rigidi osservanti del pensiero neoliberista e militarista imperante”.
Gli esempi descritti sono numerosi anche se poco noti all’opinione pubblica e agli stessi educatori e insegnanti, per lo più disattenti o forse anche normalizzati dai disvalori imposti nella società italiana dalle dissennate logiche del mercato. “Accade così che alle città d’arte, ai musei e ai siti archeologici, presidi e docenti preferiscano sempre più le visite alle basi Usa e Nato «ospitate» in Italia in barba alla Costituzione; o quelle alle caserme, agli aeroporti, ai porti militari, alle
installazioni radar e alle industrie belliche”, afferma Mazzeo. “Non c’è giorno che gli studenti non vengano chiamati ad assistere a cerimonie e parate militari, presentat’arm e alzabandiera, conferimenti di onorificenze, mostre di antichi cimeli o di più moderne tecnologie di distruzione. Ci sono poi le attività didattico-culturali affidate a generali e ammiragli docenti (dalla lettura e interpretazione della Costituzione e della Storia all’educazione ambientale, alla salute, alla lotta alla droga e alla prevenzione dei comportamenti classificati come «devianti», bullismo, cyberbullismo, ecc.); i cori e le bande di studenti e soldati; gli stage formativi su cacciabombardieri, carri armati, sottomarini e fregate di guerra; l’alternanza scuola-lavoro a fianco dei reparti d’élite delle Forze Armate o nelle aziende produttrici di armi. Il frenetico attivismo dei militari in ambito scolastico si manifesta anche con la raccolta e la donazione di libri e ausili didattici a studenti e istituti svantaggiati; l’istituzione di borse di studio o premi intitolati a «eroi» di guerra o a deceduti