Peppino Restifo si racconta a “Vite Spericolate”: Dal sessantotto ai partigiani del duemila
Di Tonino Cafeo - La puntata numero undici di "Vite Spericolate-storie speciali di persone normali", ci porta a casa di Peppino Restifo. Ci incontriamo in una mansarda carica di libri e giornali e questo primo impatto già dice tanto della sua personalità. Restifo è stato infatti professore ordinario di storia moderna all’Università di Messina e nello stesso tempo giornalista attento allo sviluppo sociale e culturale del nostro territorio e dirigente politico di primo piano della sinistra di origine sessantottina.
Ed è proprio nel ’68, il fatidico anno degli studenti, che il professor Restifo colloca la propria “nascita" politica e civile. Come tante e tanti della sua generazione si avvicina all’impegno sociale per un innato bisogno di libertà, per insofferenza verso le convenzioni e le abitudini di una città di provincia del sud Italia. Ma l’Università, per lui, oltre che un luogo di conflitto è anche lo scenario di alcuni incontri decisivi. A Messina, infatti, fra gli anni '60 e '70 insegnano storici di primo piano come Rosario Villari, Paolo Alatri e Nino Recupero. È seguendo le loro orme che Restifo sceglie la ricerca storica come terreno principale di impegno. Una vocazione che non è stata mai fine a sé stessa e rinchiusa nelle esigenze della carriera universitaria ma si è proiettata fin da subito all’esterno dell’ateneo facendosi strumento di indagine e trasformazione della società siciliana.
Mentre affronta gli step della carriera di docente, Restifo diventa infatti giornalista vivendo l’avventura della redazione messinese dell’Ora, il quotidiano antimafia di Vittorio Nisticò e Mauro de Mauro. Negli stessi anni milita del partito marxista leninista “Servire il popolo” e in seguito approda a Democrazia Proletaria. In Dp fa per alcuni anni anche il segretario regionale ed è protagonista di un dibattito che anticipa i temi del nostro presente: la pace, l’antimafia sociale, l’ecologia e il modello di sviluppo dell’Isola.
L’urgenza della questione ambientale, sempre più evidente dopo i referendum antinucleari della fine degli anni ottanta, lo porta a essere fra i fondatori dei Verdi, senza perdere mai l’ancoraggio ai valori fondamentali della sinistra.
Peppino Restifo, oggi che è andato in pensione, si definisce ricercatore indipendente. Scrive libri di storia locale e non manca di sottolineare come determinate questioni che anni fa potevano sembrare astratte oggi siano al centro dell’attenzione: il riscaldamento globale, la questione della privatizzazione dell’acqua, il ponte sullo stretto. In una Messina preda di una crisi che appare senza sbocchi, ha scelto l’Anpi, l’associazione del partigiani, come comunità politica di riferimento. Una militanza che unisce la memoria del passato e la speranza di un futuro migliore nel segno dell’antifascismo. Di una idea di democrazia, cioè, che si fa forte dei principi della Costituzione e si impegna per applicarli nella realtà.
Ma lasciamo che siano le sue parole a descrivere il legame profondo fra esperienze che hanno ormai più di mezzo secolo e le priorità del nostro tempo.
Buona visione.