L’INCHIESTA SULL’ASP “TERRA DI TUTTI E DI NESSUNO”, LA PROCURA CHIUDE LE INDAGINI PRELIMINARI PER 10 INDAGATI. AVVISO PER CALDERONE, LA PAGLIA, ALAGNA E ACCORINTI
di Enrico Di Giacomo - Sono dieci gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari che il procuratore della Repubblica vicario, Rosa Raffa e il sostituto procuratore Roberta La Speme, hanno fatto recapitare agli indagati 'eccellenti' dell'inchiesta del settembre scorso sull'attività dell'Asp.
A riceverlo sono stati l'ex dg Paolo La Paglia, l'onorevole Tommaso Calderone e il suo segretario particolare Alessio Arlotta, Bernardo Alagna, ex commissario dell'Asp, dimessosi dall'incarico dopo la diffusione della notizia dell'inchiesta, Felice Giunta, il dipendente della ditta Medimed Alfio Amatori, il medico mistrettese Domenico Sammataro, l'ex direttore generale dell'Asp Gaetano Sirna, l'ex sindaco Renato Accorinti e l'imprenditore Marco Grossholz.
Gli indagati, all'origine dell'indagine della procura, erano tredici, e per vicende parecchio diverse tra loro, ma tre di loro, i medici palermitani Marcello Mezzatesta e Edmondo Palmeri e il medico barcellonese Gaetano Torre, indagati inizialmente per truffa, sono usciti definitivamente dall'inchiesta.
LE ACCUSE.
L'onorevole Calderone e il segretario particolare Alessio Arlotta sono accusati, in concorso tra loro, "in esecuzione di un medesimo disegno criminoso (Calderone abusando della sua qualità di deputato dell'Ars) di aver indotto il direttore generale dell'Asp Paolo La Paglia, a promettergli indebitamente che avrebbe aperto il reparto di terapia intensiva presso il covid hospital di Barcellona, adottando tutte le necessarie iniziative organizzative, in modo tale da permettergli di diramare un comunicato stampa e attribuirsi il merito di tale apertura, cosi attendendo l'apprezzamento ed il consenso della popolazione locale". I due sono accusati anche "di aver indotto la nomina di Bernardo Alagna da parte di La Paglia, quale direttore sanitario dell'Asp 5 di Messina, cosi dando a Calderone l'utilità consistente nella possibilità di condizionare la gestione dell'Asp 5 di Messina".
L'ex Dg Paolo La Paglia è accusato "in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, provveduto indebitamente all'apertura del reparto di terapia intensiva presso il covid hospital di Barcellona Pg e di aver nominato Bernardo Alagna direttore sanitario dell'Asp 5 di Messina su richiesta di Tommaso Calderone ed Alessio Arlotta, dando a Calderone l'utilità consistente, rispettivamente, nel consolidamento del suo consenso elettorale in sede locale e nel condizionamento della gestione dell'Asp 5 di Messina".
Bernardo Alagna è invece accusato, nella qualità di direttore generale dell'Asp 5 di Messina, "di aver accettato da Calderone, per il tramite di Arlotta, la promessa dell'utilità consistente nella nomina a commissario straordinario della medesima Asp, nomina decretata il 4 agosto 2021, per l'esercizio delle sue funzioni e/0 dei suoi poteri consistito, tra l'altro, nella nomina di Francesco Catalfamo a sostituto direttore del Distretto sanitario di Lipari, nella nomina di Salvatore Garibaldi a direttore dell'uso Emodinamica del Presidio Ospedaliero di Patti, nella nomina di Antonino Bertino a direttore della U.O.S.D. di Gastroenterologia del P. O. di Milazzo, nel trasferimento temporaneo di Rossella Lo Cascio presso la farmacia del P. O. di Barcellona Pg a scavalco con il centro vaccinale di Barcellona, ed infine del trasferimento di Rossella Fallo presso il P. O. di Patti, secondo le indicazioni formulate da Calderone tramite Arlotta". Calderone e Arlotta sono indagati quindi per avere, in concorso, promesso ad Alagna la nomina a commissario straordinario dell'Asp di Messina.
Il biologo Domenico Sammataro e' indagato con l'accusa "di aver dato seguito a più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, con artifici e raggiri consistente nell'autocertificare falsamente il numero di ore di lavoro svolto per i mesi di dicembre 2020/febbraio 2021 e luglio/agosto 2021, inducendo in errore Alagna e il referente Usca di Mistretta Domenica Agresta, che attestavano lo svolgimento delle ore da lui indicate presso la sede di lavoro, in tal modo consentendo la liquidazione di compensi maggiori rispetto al dovuto; in particolare, in seguito alla falsa dichiarazione di aver svolto 115 ore in più rispetto a quelle effettive, si procurava l'ingiusto profitto consistente nel ricevimento della maggior somma di 23mila euro che l'Asp di Messina liquidava in suo favore per il periodo dicembre 2020/febbraio 2021 e luglio/agosto 2021".
L'ex direttore generale dell'Asp Gaetano Sirna, l'ex sindaco Renato Accorinti e il direttore della provincia religiosa S. S. Apostoli Pietro e Paolo - Istituto Don Orione di Messina, Marco Grossholz (indagati tutti e tre per abuso d'ufficio) perchè "in concorso tra loro e nelle rispettive qualità, sottoscrivendo un protocollo d'intesa (nel 2018, ndr) per lo stanziamento annuo della somma di 350mila euro a carico dell'Asp, e della somma di 100 euro al giorno per ogni utente, a carico del comune, da liquidare all'istinto Don Orione, per la realizzazione del progetto di assistenza socio-sanitaria, in struttura residenziale presentato da Grossholz quale privato determinatore, intenzionalmente procuravano, alla provincia religiosa S.S. Apostoli Pietro e Paolo - Istituto Don Orione di Messina, un ingiusto vantaggio patrimoniale consistente nell'ottenere la somma complessiva di 5.899.744,93 euro in attuazione del protocollo sottoscritto. Protocollo emesso in violazione degli art. 26 legge n. 833/1978, art. 10/3 legge n. 104/91, art. 8-bis e 8-quater in quanto il contributo a carico dell'azienda sanitaria e del comune era conferito a struttura privata non accreditata presso la Regione ed in assenza di parere della Regione Sicilia. Con l'aggravante ex art. 323 co. 2 c.p. del vantaggio per l'azienda e il corrispondente danno per il comune di Messina e l'Asp di Messina di rilevante gravità".
Adesso i dieci indagati avranno venti giorni di tempo per presentare memorie, produrre documenti, o essere interrogati. I difensori nominati dagli indagati sono gli avvocati Diego Foti, Fabio Repici, Diego Lanza, Flavia Buzzanca e Carmelo Pruiti, Caterina Peditto, Salvatore Leotta, Tancredi Traclò, Marco Lombardo, Carmelo Picciotto e Stefano Corsini.
I DETTAGLI DELL'INDAGINE.
La corruzione per i rapporti Alagna-Calderone con la mediazione del segretario particolare del politico, Arlotta, c’è stata. Ma con una lettura diversa da quella prospettata dall’accusa, cioé quando il primo è diventato commissario straordinario dell’Asp di Messina, e non prima, quando il manager era stato nominato direttore sanitario dall’allora dg La Paglia. Quindi bisogna spostare temporalmente in avanti le vicende («diversa ricostruzione delle vicende in valutazione»). Però i giudici de libertate si scontrano con l’intangibilità delle imputazioni prospettate dalla Procura, che invece faceva risalire l’accordo corruttivo alla precedente nomina di direttore sanitario.
È tutto qui il complesso ragionamento dei giudici del Riesame, che nel novembre scorso hanno formalmente rigettato la richiesta di misura interdittiva a carico dell’ex commissario dell’Asp Bernardo Alagna nell’ambito di una più vasta inchiesta della Procura sull’attività dell’Asp, così come in prima battuta aveva fatto la gip Ornella Pastore.
La gip Pastore, che aveva paragonato l’Asp 'a una terra di tutti e di nessuno', aveva rigettato la richiesta perché non aveva ravvisato a carico del manager il reato di corruzione, e soprattutto scriveva che a suo giudizio non ci sono gli elementi per definire la nomina di Alagna a direttore sanitario dell’Asp nel 2020 (nomina decisa dall’allora dg La Paglia su ipotetiche pressioni dell’on. Calderone), “indebita”, come sostiene la Procura, non sarebbe cioé stato dimostrato durante le indagini. In sostanza - scrive la gip -, tutto questo dà conto di un “malvezzo politico” ma non integra alcuna fattispecie penale, in assenza di elementi che consentano di affermare che la nomina dell’Alagna da parte del La Paglia sia avvenuta indebitamente per effetto delle pressioni del Calderone.
La gip Pastore aveva deciso anche sull'istanza che la Procura aveva presentato per quattro medici assunti dall’Asp di Messina durante la pandemia e indagati per truffa, che si sarebbe concretizzata secondo la Procura con un monte ore di lavoro “gonfiato” in autocertificazione dai quattro professionisti. Si trattava dei dottori palermitani Marcello Mezzatesta e Edmondo Palmeri, del medico barcellonese Gaetano Torre, e del medico mistrettese Domenico Sammataro. In questo caso la gip Pastore aveva deciso per il rigetto della richiesta per tre medici - Marcello Mezzatesta, Edmondo Palmeri e Gaetano Torre -, e l’aveva accolta solo per il dott. Domenico Sammataro.
IL RICORSO DELLA PROCURA.
Alla base del ricorso della Procura c'èra una distanza netta tra la lettura che dei fatti da' la gip Pastore nella sua ordinanza e le tesi dei pubblici ministeri. Secondo questi ultimi, l'ordinanza "trascura condotte e accadimenti descritti al capo A che, pur non essendo stati oggetto di richiesta cautelare, costituiscono chiave di lettura del privilegiato e solidissimo rapporto esistente tra la Paglia e l'avv. Calderone da cui muovono e si alimentano le contestazioni riguardanti la nomina a direttore sanitario di Bernardo Alagna e le conseguenza nomine da quest'ultimo assunte". Nell'appello della Procura si sottolinea come l'ordinanza del gip "dedichi poche e insufficienti notazioni al capo A, così mostrando di non aver colto la rilevanza significativa che la costituzione del reparto Covid-19 con terapia intesiva-sub intensiva a Barcellona P.G., bacino elettorale primario dell'avv. Tommaso Calderone, all'epoca deputato regionale, ha avuto nella ricostruzione del rapporto preferenziale tra La Paglia e l'on. Calderone". Questo, è scritto sempre nell'appello, "nonostante il gip scriva nelle motivazioni che quel centro covid "non trovava alcuna giustificazione, né in termini di esigenze sanitarie, né in termini economici, ma corrispondeva soltanto all'interesse politico elettorale dell'on. Calderone".
LE INTERCETTAZIONI.
A supporto delle proprie tesi, la Procura riporta alcune intercettazioni che fino ad ora non erano state rese pubbliche.
Le conversazioni riportate nell'appello del pubblico ministero (e che pubblichiamo di seguito), "dimostrano come il Direttore generale dell'ASP abbia deliberato di installare due postazioni di terapia intensiva presso l'ospedale di Barcellona P.G. e abbia disposto il trasferimento d'ufficio di due anestesisti dagli ospedali di Patti e Taormina soltanto al fine di accontentare la richiesta dell'on. Calderone, il cui unico scopo era quello di emettere un comunicato stampa per rafforzare il proprio consenso politico-elettorale".
La condotta del Direttore generale dell'A.S.P. di Messina, "oltre che inutile dal punto di vista delle esigenze sanitarie, come egli stesso ha ammesso e rappresentato al deputato, si rivela dannosa per i medici costretti a trasferirsi e per i nosocomi di provenienza privati di tali figure professionali. Le evidenti irregolarità che si apprezzano nella variegata attività spasmodicamente tesa a costituire in Barcellona P. G. un'unità covid intensiva-subintensiva forniscono dimostrazione inequivocabile della disponibilità di La Paglia ("a cui viene fatta balenare la prospettiva di carriera politica") verso i desiderata dell'on. Calderone anche quando questi trascendevano i principi di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione".
Pubblichiamo, di seguito, alcuni stralci delle intercettazioni tra Tommaso Calderone e Paolo La Paglia.
C: Ti volevo dire questo Paolo, siccome c'è tutta questa gran confusione, ovviamente alimentata da questo comitato in maniera vergognosa sulle terapie intensive, in questo momento esattamente affinche' io lo possa dire senza tema di essere smentito, com'è la situazione con subintensive ed intensive? In modo tale che io non commetto neanche un errore perchè qua se no mi faccio macinare.
L: ma allora, i posti letto, quelli due, che io ho concordato col governo regionale sono su quelli che verranno fatti in sala operatoria. Le sale operatorie dove si dovrebbe operare hanno degli attacchi d'ossigeno delle cose per cui mettere il ventilatore si possono attrezzare due posti letto di terapia intensiva.
C: eh, ma quando verrà fatto questo
L: no, questo e' già pronto, non ci vuole niente, il problema è chi li fa funzionare, debbo fare venire gente di Milazzo perchè questi non li sanno fare funzionare
C: ma tu non mi avevi detto che gli facevi il trail (fonetico) con coso
L: si, e così eravamo rimasti già e lo stiamo ... allora, per adesso noi questi posti letto difficilmente li utilizzeremo perchè c'è il Policlinico che ce li ha.
C: si, lo so però il problema è, politico. Nel senso che la gente dice sempre che vergogna non c'è terapia intensiva!
Noi altri con questi due posti gli tappiamo la bocca egli diciamo "no la terapia intensiva c'è!".
L: allora i due posti di terapia intensiva ci sono e se dovesse essere necessario utilizzarli vengono quelli di Milazzo immediatamente nell'arco di un quarto d'ora, il tempo della macchina
C: e non possiamo fare una cosa . . . un un un documento una cosa così perchè.... la sub intensiva invece com'è
L: la sub intensiva anche lì c'è il concetto che è pronta dal punto di vista strutturale. Questi medici non so non so se sono in condizione di poterla....
C: Paolo la dobbiamo dire questa cosa perche' se no sarà un refrain che io mi faccio macinare
L: ma io si .... si ma ascolta io direi una cosa, tu quel comunicalo e cosi fuori dalle righe nel senso che scrivere al ministro per avere e al Presidente della Repubblica
C: ma quale ministro, ma lascia fare, quelli non sanno di che, non sanno di che parlano, non è il comunicato
L: quello lascialo perdere, farneticano
C: quello lasciano perdere, il problema che io vorrei uscire con un comunicato in cui dico: la sub intensiva c'è, c'e pure la terapia intensiva attrezzata
L: due posti di terapia intensiva
C: oggi, oggi tagliamo il nastro! Poi se deve venire quello di Milazzo, per farla funzionare è un altro discorso, ma non lo possiamo trasferire ad uno che la sa far funzionare da Taormina a Barcellona? Da S. Agata a Barcellona?
L: lo possiamo, lo possiamo trasferire, ma se per ora questi posti noi non li occupiamo che facciamo? Perchè
se ci dovesse essere necessità per ora di avere la terapia intensiva o vanno al Papardo
C: si ma la dobbiamo chiarire questa cosa
L: o vanno al Papardo, i nostri dobbiamo chiarire che questi
C: ascolta me, ascolta me che noi usciamo bene così, l'importante è che ci sia terapia intensiva! Poi se se non c'è bisogno, ce ne freghiamo! Perchè il messaggio che sta passando è che è una pecora zoppa, c'è un centro Covid senza terapia intensiva. Noi invece l'attrezziamo, lo dichiariamo, lo ufficializziamo, attrezziamo i posti di terapia intensiva e di sub intensiva e così finisce, gli facciamo finire il giochetto a tutti, alla UIL, al Comitato, a tutti i detrattori, al popolo di facebook e finisce tutto!
L: uhm
C: dico, ascolta me perchè dico è a tutela da un punto di vista mio politico e tuo dell'azienda perchè ci
L: si, si
C: ogni giorno io ho su messenger veramente decine di..., ci stanno massacrando! Perchè dicono è una cosa incompleta, perchè non capiscono che anche si può curare senza arrivare a terapia intensiva, a loro sembra che è una cosa di facciata, il popolo ignorante, se noi altri gli diamo una una cosa... li sistemiamo ed abbiamo finito e abbiamo finito! E abbiamo finito! E gli chiudiamo tutto anche a questo cazzo di comitato
L: va bene, io non, non
C: tu riesci a fare questa cosa ... ma veramente lo dico io a tutela nostra, perchè dico anche perchè ci saranno in settimana, visto che ci sono brutti tempi per Razza ah ... perchè anche la maggioranza se lo stanno calpestando! Pullara lo sta massacrando, la Lega gli è salita addosso, l'UDC idem, il mio partito... dico io mi devo vedere domattina con Gianfranco a Cefalù perché il mio partito vuole l'assessorato alla Sanità! Dico... questo è pacifico, ora vediamo quello che succede
L: uhm
C: quindi
L: va bene, va bene
C. c'è una situazione troppo in
L: in evoluzione
C: di nervosismo. Ecco, se riusciamo a sistemare questa cosa diamo.. inc... e ce ne fottiamo!
L: va bene ora ti scrivo qualche cosa. Senti, ti sto mandando anche un'altra cosa
C: Si
L: una una foto... fatta cosi... ora ... poi ne parliamo
C: ok, ok
L: ciao, ciao
Presto detto.
Dopo circa venti minuti gli investigatori intercettano un'altra telefonata tra La Paglia e Calderone. La Paglia chiama l'onorevole Calderone per avvisarlo di aver trovato la soluzione alla sua richiesta: trasferire all'ospedale covid di Barcellona P.G. due anestesisti, uno in servizio presso l'ospedale di Taormina e uno presso quello di Patti.
La Paglia: allora, sto prendendo anestetisti da Taormina uno e glielo mando là, mi dispiace, si incazzeranno a Taormina, ed uno da Patti. Questi due mettono in funzione la terapia, la terapia intensiva dei due posti letto e mi fanno funzionare pure la semintensiva".
Calderone: perfetto, quando quando tutto funziona
L: no, quando tutto questo io in giornata le faccio queste cose, perche ormai gli ho fatto capire che dobbiamo andare verso un orientamento covid ed una sospensione dell'ordinario. A Taormina si possono incazzare come vogliono! Là sono un'isola felice e maaaa... non possiamo più giocare
C: no, infatti!
L: quindi questo discorso vaaa, va fatto! Quindi in giornata ti do notizie eeee
C: così io la comunico subito e facciamo una cosa ufficiale
L: e così tu lo comunichi subito
C: perfetto
L: va bene, va bene
C: che ci sono, sono stati trasferiti i dottori Pepp.. Peppe e Giovannino che metteranno in funzione le terapie intensive e dove oggi
L: no no no metteranno in funzione, non diciamo che metteranno in funzione, che sembra che prima non c'è stato. Per l'ulterio.... sono stati... inc.. per rafforzare l'organico, basta! E fare in modo che Barcellona se si ha necessità sia pronta, sia all'in... inc.
C: siccome dicono che non c'è terapia intensiva, dobbiamo dire che sub intensiva e terapia intensiva esistono!
Dico, questo è il punto!
L: esatto, ma senza dire che li abbiamo messi in funzione! Sennò dice "ora li avete fatti"
C: esistono, esistono, esistono ed addirittura sono rafforzati
L: sono, sono, sono pienamente funzionanti! A disposizione. . .
C: va bene
L: per quelle cose
C: quando è tutto pronto me lo dici. Per quella cosa, eh per carità ... se la deve firmare dico... se è una questione
. . .omissis...
L: io non ho difficoltà anche a raggiungerti un pò più avanti verso Barcellona! Se oggi è dedicato a questo
C: se tu vieni
L: perche sta cosa, sta cosa la dobbiamo chiudere
C: allura tu, allora facciamo una cosa, io appena finisco a Messina a Messina li chiamo e vediamo a che punto siamo
tutti e due
L: e, ma io prima delle due non parto da Caltanissetta... omissis...
Sempre nella stessa giornata del 09 novembre 2020, La Paglia comunica all'on. Calderone che la terapia intensiva a Barcellona P.G. sarebbe diventata operativa a partire dal giorno seguente, grazie al trasferimento dei due medici:
"La Paglia: Tommaso, da domani sono funzionanti i due posti let... i due posti di terapia intensiva in sala operatoria. Sto prendendo la mobilità, domani firmo la mobilità di questi due e ...".
"Calderone: allora, la diamo, la diamo domani la notizia".
La Paglia conferma al suo interlocutore di aver eseguito quanto richiesto dal deputato, e di aver realizzato ciò attraverso il trasferimento d'ufficio di due anestesisti: uno dall'ospedale di Taormina e uno dall'ospedale di Patti.
"LA PAGLIA: ne sto prendendo una da Taormina e uno da Patti...
CALDERONE: uno a Taormina ed uno a Patti. Perfetto! Perfetto! Va bene ...".
"Sollecitato dalle insistenti e continue pressioni del deputato - scrivono i magistrati nell'appello - La Paglia emette i provvedimenti amministrativi di trasferimento d'ufficio di due anestesisti all'ospedale di Barcellona P.G. nonostante, come da lui stesso ammesso, non vi fosse l'esigenza sanitaria di predisporre le due unita di terapia intensiva-subintensiva, e nonostante la previsione che tali postazioni sarebbero rimaste inutilizzate".
"CALDERONE: va bene, me lo fai sapere?" 'LA PAGLIA: si, te lo faccio sapere"
"CALDERONE: perchè io faccio il comunicato stampa".
Proprio nel corso della stessa conversazione, CALDERONE comunica a LA PAGLIA di essere in procinto di recarsi a Cefalù a casa del Presidente dell'ARS Gianfranco MICCICHE'.
"CALDERONE: sto andando dal presidente MICCICHE' a Cefalù..."
"LA PAGLIA: eh! ..."
"CALDERONE: te lo saluterò ..."
"LA PAGLIA: eh! Si, me lo saluti caramente, va bene ..."
"CALDERONE: ok".
LE TESI CONTRAPPOSTE DI GIP E PROCURA.
Nell'appello presentato dalla Procura si affronta poi il capo di imputazione per cui è stata richiesta la misura cautelare.
Il gip, scrive il procuratore Raffa assieme alla sostituta La Speme, "ha ignorato l'imprescindibile presupposto - sin qui rappresentato - esplicativo e dimostrativo di come la nomina di ALAGNA sia concretizzazione del gia' sviscerato rapporto preferenziale tra LA PAGLIA e l'on. CALDERONE che trova, in questa occasione, finalizzazione nell'intento dell'on. CALDERONE di controllare l'ASP indirizzando le nomine di alcune figure apicali in diversi ambiti territoriali dell'ASP. Questo modo di argomentare ha portato il GIP a ritenere che "non risultano poi in atti conversazioni da cui desumere in maniera certa l'interessamento del CALDERONE per la nomina e per ottenere il risultato in modo indebito, al di là dunque della legittimità della nomina stessa"".
E a supporto della tesi ("eclatante elemento di prova"), l'accusa riporta integralmente l'intercettazione telefonica intercorsa tra Tommaso Calderone e Giovanna Bicchieri, dipendente e sindacalista dell'ASP 5 di Messina, del 10 novembre 2020, nel giorno stesso della nomina a direttore sanitario di ALAGNA. "La telefonata origina dalla Bicchieri che esordisce proprio sulla notizia della nomina del direttore sanitario iniziata a circolare quella stessa mattina".
"Non appena la donna menziona il cognome Alagna, l'on. Calderone cerca di spostare il dialogo su altro argomento. La Bicchieri non coglie ("chi è la mia amica") un tale intento e l'avv. Calderone replica "poi, poi ti spiego" e, immediatamente cambia rotta introducendo generici convenevoli, non rinunciando, però, a sottolineare una affermazione ("la legge segue il suo corso, farà li giusto corso") non fondamentale nell'ottica del discorso ma, che per quanto sarà più avanti detto, ha una sua precisa logica. La Bicchieri mostra di non capire, e l'avv. Calderone ribadisce "Giovanna la legge, la legge segue li suo corso", ed un attimo dopo aggiunge "chiuso. Punto", riprendendo frasi di circostanza. Ma la Bicchieri vuole commentare a tutti i costi la nomina di Alagna ed insiste "Pare che oggi sia stato appunto nominato li nuovo direttore sanitario. Tu sei stato di parola!".
"La risposta tranciante - scrivono i magistrati - quanto laconica ed imbarazzata dell'avv. Calderone è: "No, che ne so io?", locuzione ripetuta subito dopo con espressa presa di distanza da quell'accadimento." Che ne so io chi l'ha nominato il direttore sanitario?. La stranita Bicchieri non sa che replicare e biascica: "Si, si" ed il contrariato interlocutore sbotta, "Di parola?.....ma che cazzo". Finalmente la Bicchieri realizza che l'avv. Calderone non vuole parlare di certi argomenti per telefono ed interrompe il dialogo: "Niente, niente, niente", troncando il discorso".
"Si e' indugiato su questa conversazione - è scritto nell'appello - per sottolineare, da un lato, l'accorto contegno dell'on. Calderone pienamente consapevole, per più che intuibili motivi, della rischiosità dell'uso dei mezzi di comunicazione captabili, nonché per far risaltare elemento illuminate e fondamentale della vicenda: non è revocabile in dubbio e, per vero, nemmeno il Gip giunge a tanto, che dalle parole della Bicchieri si trae come, in seno ad ambienti politici e/o sindacali, l'onorevole Calderone aveva speso ogni sua energia per la nomina di Alagna, probabilmente senza farne mistero alcuno. Tant'è che la Bicchieri esclama "Sei stato di parola", traducibile con "l'hai detto e l'hai fatto", ovvero hai conseguito l'obiettivo che ti eri riproposto".
"La ritrosia manifestata dall'avv. Calderone - scrivono ancora i magistrati della procura - nel riconoscersi la reale paternità della nomina di Alagna, ed il tentativo di prendere le distanze dalla vicenda, assumono connotati grotteschi allorché arriva ad affermare "che ne so io chi l'ha nominato il direttore sanitario". Questo atteggiamento è la chiara dimostrazione della consapevolezza che la sua interferenza nella procedura di nomina aveva alterato i criteri di imparzialità ed obiettività che avrebbero dovuto sorreggerla pur nell'esercizio di un potere discrezionale".
Nell'appello, a sostegno delle proprie ragioni, i magistrati citano anche le dichiarazioni di Mariagrazia Romeo, segretaria di Alagna, sentita a sommarie informazioni dal Pm il 29 giugno 2022, che dichiara che il nome di Alagna era stato segnalato a La Paglia da Alessio Arlotta.
"Che, d'altra parte, la nomina di Alagna sia stato frutto di una precisa richiesta dell'on. Calderone, pienamente recepita da La Paglia, si trae dalle conversazioni telefoniche del 24 marzo 2021 e del 15 giugno 2021, intercorse tra Maria Grazia Romeo e Alessio Arlotta (segretario particolare dell'on. Calderone), laddove quest'ultimo sollecitava l'adozione di taluni provvedimenti secondo le indicazioni sue e dell'on. Calderone, raccomandando di rammentare ad Alagna che non si trovava in quella posizione per volere divino ma proprio per l'operato dell'on. Calderone e di Arlotta".
"Posto il condizionamento di La Paglia da parte dell'on. Calderone nell'esercizio del potere di nomina del direttore sanitario - è scritto sempre nell'appello al Tribunale del Riesame - il giudice ha errato nella interpretazione dell'art. 318 c.p. nella parte in cui afferma che la nomina di ALAGNA a Direttore Sanitario dell'ASP non può considerarsi indebita in quanto si tratterebbe di un atto discrezionale (essendo la nomina a carattere fiduciario) rispetto al quale difetta la prova che ALAGNA non avesse titoli per essere nominato o che la nomina sia il frutto della violazione di criteri oggettivi e predeterminati. A pag. 29 dell'ordinanza il GIP scrive che "nulla è emerso per affermare che l'ALAGNA non avesse i titoli per essere nominato o che la nomina, peraltro a carattere fiduciario, non abbia rispettato canoni tali e predeterminati da renderla indebita."
"Ora, posto che il provvedimenti di nomina di Alagna a direttore sanitario del 10.11.2020 si limita ad elencare solo i requisiti del candidato Alagna e non quelli degli altri ipotetici candidati, di cui apoditticamente scrive di avere ritirato i curricula, di averli esaminati e di averli comparati, sicché nulla è dato sapere sui titoli degli altri soggetti candidabili. Deve evidenziarsi che l'interpretazione del Gip si attesta su risalenti orientamenti giurisprudenziali più volte rivisti dopo gli interventi del legislatore del 2012 e del 2019. Solo su un punto può essersi d'accordo con il Gip: che la nomina di Alagna costituisce espressione di un potere (dal che deriva, però, che nessun onere dimostrativo poteva esigersi dal Pm circa la illegittimità dell'atto come stigmatizzato dal Gip), ma non sulla considerazione che questo osti alla configurabilità dell'art. 318 c.p....".
"...E' evidente che la natura indebita dell'utilità conseguita da Alagna non derivi - è scritto nella richiesta di impugnazione proposta dal pm - come erroneamente ritenuto dal Gip, dalla omessa osservanza di norme o criteri predeterminati che avrebbero dovuto regolamentare la procedura di nomina, ma dalla circostanza che la suddetta nomina sia stata determinata dalle pressioni esercitate dall'on. Calderone e Arlotta su La Paglia. Infatti la considerazione che la nomina a Direttore Sanitario di Alagna sia stata espressione di un potere discrezionale esercitato da La Paglia non è sufficiente ad elidere la natura indebita dell'utilità conseguita dall'odierno indagato. In altri termini sebbene la nomina di Alagna non ha espressamente violato alcuna specifica procedura o norma regolamentare, tuttavia la stessa deve essere considerata indebita poiché esito di pressioni esercitate da terzi (CALDERONE ed ARLOTTA) che hanno influito sulla scelta spettante solo e soltanto a La Paglia".
"Più di recente la Corte di Cassazione ha ritenuto che "integra il reato di corruzione per l'esercizio della funzione ex art. 318 cod. pen. la promessa o dazione indebita di somme di danaro o di altre utilita in favore del pubblico ufficiale che sia sinallagmaticamente connessa all'esercizio della funzione, ancorche' finalizzata al compimento di un unico e specifico atto non contrario ai doveri di ufficio, non richiedendosi necessariamente che l'asservimento dell'agente all'interesse privato si sia protratto nel tempo" (si veda Cass. Pen. sez. VI sentenza n. 33251/21). Quest'ultima sentenza offre lo snodo per censurare sotto altro aspetto l'ordinanza. Non appaiono infatti condivisibili - scrivono i pm - le valutazioni compiute dal giudice in merito all'assenza di gravi indizi di uno stabile asservimento delle qualità funzionali di pubblico ufficiale di ALAGNA per il compimento di atti del suo ufficio richiestigli dall'on. CALDERONE per il tramite di ARLOTTA. Il G.I.P. infatti, limitandosi a riportare le osservazioni del PM sui cinque provvedimenti di nomina che si contestano essere stati adottati da ALAGNA su pressione dell'on. CALDERONE, non ritiene configurabile l'asservimento di ALAGNA all'on. CALDERONE in quanto esso non sarebbe "totale ed automatico". Secondo il G.I.P. - è scritto nell'appello - infatti la circostanza che il condizionamento posto in essere dall'on. CALDERONE abbia subito una battuta d'arresto in occasione della nomina di Domenico Sindoni a Direttore Sanitario dell'ASP, il quale veniva preferito ad Agostino De Marzo (candidato sponsorizzato dall'on. CALDERONE), non consente di configurare uno stabile asservimento. Il GIP si riferisce ad una sesta nomina, emersa nel corso dell' intercettazione tra presenti svoltasi svoltasi tra ARLOTTA e De Marzo. Nel corso della conversazione il primo anticipa la nomina dell'interlocutore a direttore sanitario dell'Asp5, su interessamento dell'on. CALDERONE, evidenziando come tale evento avrebbe favorito il conseguimento di un buon numero di voti. L'aspettativa veniva però frustrata dalla nomina da parte di ALAGNA a quella funzione del dr. Domenico Sindoni. Dalla disattesa segnalazione dell'on. CALDERONE sulla nomina di De Marzo, non può trarsi la mancanza di uno stabile asservimento". "In fatto occorre evidenziare che a seguito della nomina di Sindoni, ALAGNA, conversando all'interno del suo ufficio con Crimi Giovanni, manifesti preoccupazione per la reazione dell'on. CALDERONE conferma ulteriormente la sussistenza dell'asservimento del pubblico ufficiale rispetto al politico (Alagna: . . . a me personalmente l'unico che insorgerà in questo.. Crimi: CALDERONE) (Crimi: a Mimmo quando lo nomini? Alagna: ma pure oggi... a morte subitanea, perché sennò di là ci sonoresistenze, perché già ieri CALDERONE aveva sguinzagliato ARLOTTA)".
"In diritto - sostiene l'accusa in appello - deve rilevarsi che per la configurazione della fattispecie in esame non sia necessario un asservimento totalizzante del pubblico ufficiale. Proprio perche' siffatta forma corruttiva e' stata pensata e prevista per contrastare un fenomeno massivo, diffuso e trasversale tipico di molte realtà politico-amministrative, il monopolio o l'esclusività della funzione asservita non e connotato essenziale. Chiunque comprende, infatti, che in quel variegato mondo, denso di rapporti e fitto di alleanze, spesso transitorie il pubblico ufficiale possa essere asservito a più soggetti/fazioni anche contemporaneamente. La puntualizzazione che precede, diversamente da come opina il GIP, trova nel caso in esame un probante esempio laddove la nomina del dr. Sindoni sembra essere stata suggerita dall'assessore alla Sanità, soggetto, peraltro, in posizione politico - amministrativa preminente su quella dell'on. CALDERONE, seppure di area politica omogenea".
"...Alla luce di quanto esposto le argomentazioni del giudice, secondo cui la condotta di ALAGNA sarebbe penalmente irrilevante poiché rientrerebbe nel "malvezzo politico" che caratterizza la gestione dell'ASP, "terra di tutti e di nessuno in cui vige la giungla delle segnalazioni selvagge", oltre a costituire tecniche locuzioni, sono contraddette dagli elementi di prova rassegnati per la valutazione. Si vuole cioè evidenziare - è scritto nella richiesta di impugnazione proposta dal Pm - che la valutazione in diritto svolta dal GIP omette totalmente lo sforzo del legislatore del 2012 approdato nella formulazione dell'art. 318 c.p. (e nell'inserimento dell'art 319 quater c.p.) perché tale "malvezzo" non poteva più oltre restare impunito, ma doveva essere collocato nell'alveo della rilevanza penale. La nuova fattispecie, infatti, ha inteso superare i limiti applicativi della previgente normativa codicistica, superando il concetto di "atto d'ufficio" in ciò dimostrando di prendere atto della "smaterializzazione " o progressiva rarefazione dell'atto d'ufficio già operata dalla giurisprudenza. Si è inteso, così, punire tutte quelle ipotesi di mercimonio connesse causalmente all'esercizio di pubblici funzioni o poteri, integrative di situazioni di generica messa a disposizione del pubblico ufficiale. Si tratta, all'evidenza di una estensione dell'area di punibilità, non tenuta in alcun conto nonostante la rilevantissima portata".
"Né varrebbe obiettare - concludono il procuratore Raffa e la sostituta La Speme -, argomento non considerato dal GIP, ma che per completezza va affrontato, che ALAGNA non sapesse dell'attività svolta dall'on. CALDERONE in suo favore (come dallo stesso affermato nell'interrogatorio davanti al GIP). L' intercettazione del 24 marzo 2021 ed i toni totalizzanti usati da ARLOTTA smentiscono la discolpa dell'indagato. Un soggetto approdato a quell'incarico per meriti propri o per interessamento di altri, alla notizia della segretaria delle minacce proferite da ARLOTTA, lo avrebbe direttamente contattato opponendo che la sua indipendenza non gli consentiva "di prenderlo a pedate nel culo", e di affermare per la stessa ragione, che era libero di non rispondere alle sue telefonate. E ancor più lo avrebbe redarguito sulla falsa affermazione che "loro si erano dedicati a lui" esaltando la sua estraneità ad interventi o raccomandazioni dell'on. CALDERONE. Ne' ALAGNA ha sfruttato l'occasione di spiegare al Giudice le sue ragioni in sede di interrogatorio".
L'INCHIESTA IN SINTESI.
Al centro dell’inchiesta ci sarebbero presunti favori all'onorevole nazionale Tommaso Calderone che avrebbe appoggiato la nomina di Alagna nel novembre del 2020 a direttore sanitario dell’Asp che in cambio avrebbe assegnato incarichi per favorire il parlamentare nazionale. Lo “scambio di favori”, ipotizza l’accusa, sarebbe avvenuto con gli uffici di un intermediario, il segretario del parlamentare nazionale, il dott. Alessio Arlotta.
Secondo la Procura, Alagna sarebbe stato nominato su indicazione politica dell’on. Calderone e poi avrebbe asservito le proprie qualità funzionali di pubblico ufficiale per il compimento di atti del suo ufficio (consistenti, tra l’altro, nel disporre nomine dirigenziali, incarichi e trasferimenti di personale), alle richieste dell’on. Calderone per il tramite di Arlotta.
Quando Alagna fu nominato il 10 novembre del 2020 dall’allora dg La Paglia come direttore sanitario dell’Asp, questa designazione secondo la Procura sarebbe stata effettuata su pressione politica e condizionamento dell'onorevole Calderone, parlamentare nazionale di primo piano della nostra provincia (il suo nome non risulterebbe al momento come indagato tra gli atti di questo troncone dell’inchiesta sulla gestione dell’Asp), e questo sarebbe avvenuto attraverso gli uffici di Arlotta (anche lui non compare come indagato, almeno in questo troncone).
Alagna avrebbe “asservito” il suo ruolo di pubblico ufficiale con il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio, disponendo all’Asp nomine dirigenziali, incarichi e trasferimenti di personale su richiesta sempre del parlamentare, e sempre per il tramite dell’intermediario mandato avanti dal politico.
La Procura aveva richiesto, come detto, la misura interdittiva anche per quattro medici, che in questo caso erano già stati inscritti nel registro degli indagati con l’ipotesi di truffa. Si tratta dei dottori palermitani Marcello Mezzatesta e Edmondo Palmeri, del medico barcellonese Gaetano Torre, e del medico mistrettese Domenico Sammataro.
I quattro sanitari - erano le accuse iniziali - "avrebbero usufruito di nomine specifiche in carico all’Asp di Messina e poi avrebbero percepito alcuni compensi “sommando” ore di lavoro che in realtà non avrebbero mai svolto concretamente a Messina per l’Asp, durante la fase dell’emergenza covid-19".
In concreto il dott. Mezzatesta venne nominato coordinatore della Commissione ispettiva per le strutture socio assistenziali e avrebbe autocertificato un “surplus” fittizio di ore lavorative per i mesi di gennaio, febbraio e marzo 2021, in tutto 164, percependo indebitamente oltre 9mila euro; il dott. Palmeri venne nominato componente della stessa commissione e anche lui avrebbe autocertificato un numero maggiore di ore (336) per lo stesso periodo rispetto a quelle effettivamente svolte, percependo circa 20mila euro non dovuti; il dott. Torre venne nominato coordinatore dell’area centrale operativa Usca e sempre per i primi tre mesi del 2021 avrebbe percepito indebitamente circa 4mila euro, dichiarando l’espletamento di 70 ore lavorative, che secondo la Procura non avrebbe in realtà effettuato; e infine il dott. Sammataro, che venne nominato in qualità di biologo per effettuare attività di screening regionale per l’esecuzione di tamponi rapidi, avrebbe percepito indebitamente circa 23mila euro per il lavoro svolto tra il dicembre 2020 e il febbraio del 2021, e poi tra luglio e agosto del 2021, in concreto 115 ore in più rispetto a quelle effettive.