29 Dicembre 2023 Cronaca di Messina e Provincia

CAPO D’ORLANDO: ARRESTI DOMICILIARI PER L’EX SINDACO ENZO SINDONI, INDAGATO PER LA BANCAROTTA FRAUDOLENTA DI TRE SOCIETÀ

Dissesti finanziari per oltre 86 milioni di euro nell’ambito delle procedure fallimentari di tre società. È questo il caposaldo dell’impianto accusatorio che ha portato agli arresti domiciliari, con l’ipotesi di bancarotta fraudolenta, l’imprenditore ed ex sindaco di Capo d’Orlando Enzo Sindoni.

Il provvedimento, eseguito ieri mattina dai militari della Guardia di Finanza, è divenuto operativo a seguito del pronunciamento della quinta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione che ha ritenuto inammissibile il ricorso presentato dall’avvocato difensore Carmelo Occhiuto, avverso la precedente ordinanza del Tribunale del Riesame di Messina che disponeva l’applicazione della misura cautelare.

Al collegio del Riesame aveva infatti proposto appello il pubblico ministero, impugnando l’originaria decisione del Gip del Tribunale di Patti, Andrea La Spada, che aveva invece detto no, ritenendone insussistenti le esigenze, alla richiesta di applicazione del provvedimento restrittivo.

Enzo Sindoni risponde nella qualità di amministratore di fatto di tre società con sede a Capo d’Orlando, particolarmente note ed attive in settori diversi. L’Orlandina Basket, società sportiva che raggiunse per la prima volta nel 2005 l’apice della sua storia con l’approdo in serie A1, di cui lo stesso Sindoni è stato in effetti amministratore e legale rappresentante, la Pubblisystem srl, già editrice dell’emittente televisiva “Antenna del Mediterraneo” ed il consorzio Upea (Unione Produttori Esportatori Agrumi) operante nella commercializzazione dei prodotti agrumicoli. Queste ultime due, secondo la provvisoria imputazione, sarebbero invece state gestite attraverso prestanome, per cui nel fascicolo figurano altri tre indagati, Giuseppe Micale, Maria Milone e Santino Gori. Nei loro confronti pendeva la richiesta di misura interdittiva dell’esercizio di attività d’impresa per sei mesi su cui la Cassazione, accogliendo il ricorso della difesa, ha però disposto l’annullamento con rinvio dell’ordinanza del Riesame.

L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza della Tenenza di Capo d’Orlando e coordinata dalla Procura della Repubblica di Patti, diretta da Angelo Cavallo con il sostituto Andrea Apollonio titolare del fascicolo, risale al 2019 ed ha posto sotto la lente le procedure fallimentari delle tre società.

Il compendio investigativo raccolto attraverso intercettazioni telefoniche, acquisizioni documentali e testimoniali ed escussione di consulenti, ha portato ad ipotizzare un disegno unitario tre le diverse condotte di bancarotta contestate gestito dal Sindoni, volto allo svuotamento delle imprese con la successiva costituzione di nuovi assetti societari operativi nei medesimi settori imprenditoriali.

Il trasferimento di beni dalle prime alle seconde aziende avrebbe quindi consentito di continuare ad operare eludendo i debiti accumulati dalle società condotte al fallimento. Una massa che, secondo la ricostruzione delle Fiamme Gialle, ammonterebbe complessivamente ad 86 milioni di euro, con pendenze in larga parte nei confronti dell’erario.

Nello specifico, dai documenti risultano entità economiche di dissesti per 4 milioni di euro nel caso della Pubblisystem, oltre 6 milioni per il fallimento dell’Orlandina Basket e 76 milioni di passività per quello dell’Upea.

Tesi difensiva, ipotesi di truffa e minacce.

Differenti valutazioni circa la sussistenza o meno delle esigenze cautelari hanno caratterizzato l’iter avviato in primavera con la richiesta di applicazione delle misure formalizzata dalla Procura, respinta dapprima a maggio scorso dal Gip, che pur ne ha concordato il quadro di gravità indiziaria, poi accolta su appello del pm a giugno dal Riesame (presidente Micale a latere Vermiglio e Smedile, ndc) ed infine confermata dalla Cassazione lo scorso 15 dicembre, la cui decisione ha portato agli arresti domiciliari Enzo Sindoni. Proprio in virtù dei passaggi già seguiti non è calendarizzato alcun interrogatorio di garanzia a carico dell’arrestato, la cui posizione, assieme a quella degli altri tre indagati senza misura, sarà vagliata nell’udienza preliminare del 18 gennaio. In quella sede il Gup di Patti Eugenio Aliquò dovrà esprimersi tanto sulle richieste di rinvio a giudizio già formulate dalla Procura, che nel frattempo aveva notificato l’avviso di conclusione indagini, quanto sulle istanze della difesa per la revoca del provvedimento cautelare. «Nel prendere atto dell’accoglimento del nostro ricorso in Cassazione per le posizioni degli altri indagati, ribadiremo anche di fronte al Gup l’insussistenza ed inattualità delle esigenze cautelari a carico di Sindoni – commenta l’avvocato difensore Carmelo Occhiuto – riferite ad episodi datati nel tempo. Cercheremo quindi di farne emergere l’estraneità in merito ad alcune delle contestazioni ed in altri casi la regolarità delle operazioni condotte». Ipotesi accusatorie che la difesa stessa aveva già provato a “smontare” nella dettagliata articolazione al Riesame, la cui ordinanza, resa efficace dalla pronuncia di Cassazione, individua in Sindoni il responsabile di un modus operandi spregiudicato, ritenendone persistente il pericolo di reiterazione delle condotte. Tra gli atti del fascicolo, le relazioni dei curatori fallimentari che hanno seguito le varie procedure e le analisi su passaggi di denaro, locazioni di immobili, cessioni di beni o forniture di servizi, tra alcune delle società fallite ed altre sigle dello stesso entourage.

Nello stesso procedimento Sindoni risulta quindi accusato anche per l’ipotesi di reati tributari, truffa ai danni dello Stato ed un episodio di minaccia rivolta nell’ottobre 2021 ad un curatore fallimentare. L’imprenditore, già sindaco di Capo d’Orlando per circa un ventennio dal 1994 al 2003 poi dal 2006 al 2016, nel luglio scorso era stato invece condannato a 7 anni e 4 mesi nel processo di primo grado su un’inchiesta del 2016 per truffe all’Agea nell’ottenimento di contributi comunitari. Verdetto per cui si attende la fissazione dell’udienza in Corte d’Appello.