LE MOLESTIE SESSUALI DEL PROF DELLO “JACI”, PARLA LA MADRE DEL 17ENNE: “IO E MIO FIGLIO ABBANDONATI DOPO LA DENUNCIA”. INTANTO L’INCHIESTA SI ALLARGA
di Enrico Di Giacomo - Da qualche mese vive confinata all'interno di un incubo, in un crescendo di scoperte scioccanti che adesso sono diventate ferite aperte da rimarginare e una giustizia da inseguire. Rita (utilizziamo un nome di fantasia per tutelare lei e quindi il giovane figlio) è la mamma di Marco (anche il suo è un nome di fantasia), il 17enne vittima delle 'attenzioni particolari' di un 35enne professore dell'istituto d'istruzione superiore "A. M. Jaci". Una brutta storia che da qualche mese è oggetto di un'indagine del nucleo investigativo dei carabinieri, coordinata dalla procuratrice facente funzione Rosa Raffa e dal procuratore del Tribunale per i minorenni Andrea Pagano e che ieri sera ha avuto un primo clamoroso esito giudiziario: la misura cautelare in carcere per il 35enne Giulio Chiofalo, docente di lingua inglese dell'istituto di via Cesare Battisti. Misura richiesta dal pm Roberto Conte e accolta dal gip Tiziana Leanza.
"Ho saputo da pochi minuti dell'arresto - ci dice con una voce finalmente squillante -, è una bella notizia perchè non era più tollerabile che questo uomo stesse ancora in libertà".
Rita ha 45 anni, alle spalle una storia finita troppo presto col padre di Marco, e una grande forza d'animo da fare invidia a chiunque. E' forte ma anche fragile, con un grande desiderio di andare oltre. Il fatto adesso di sapere che l'uomo che ha tolto la serenità alla vita sua e a quella di suo figlio è in carcere, la rende più serena. Ma l'amarezza è comunque tanta. Si sente tradita da una comunità che sarebbe dovuta essere una seconda famiglia, un luogo sicuro.
"Da quando il caso è diventato pubblico, non si è più fatto sentire nessuno. Non una telefonata del provveditore Vadalà, né di nessun altro. Eppure è proprio in queste settimane che io e mio figlio avremmo avuto più bisogno di un supporto psicologico, di un supporto morale. Di un percorso terapeutico da poter iniziare".
Marco, nel frattempo, ha deciso di prendersi una pausa durante il temporale e da qualche settimana non è più presente a scuola. In attesa che torni il sole.
Rita ha voglia di parlare, un fiume di pensieri in fuga. "Voglio sottolineare che fin dal primo momento, e cioè da quando mi sono decisa di sporgere una denuncia ufficiale, mi sono trovato accanto uomini e donne dell'Arma dei carabinieri che mi hanno ascoltata e compresa nei momenti peggiori".
Rita non fa mistero delle sue paure e neppure di raccontare com'è nata questa brutta storia.
"Mi sono accorta che qualcosa non andava nel momento in cui Marco ha iniziato a tornare a casa con le tasche piene di soldi. Ho iniziato a insospettirmi e a indagare come avrebbe fatto qualsiasi mamma. Fino a quando una mattina Marco torna a casa con uno scooter nuovo, appena acquistato. Chiedo come fosse riuscito ad acquistarlo e lui mi mostra il libretto di circolazione: era intestato al docente. Dopo qualche istante di smarrimento e le giustificazioni di mio figlio che non stanno in piedi, decido di denunciare la situazione. A fine ottobre mi sono recata in procura e ho raccontato tutte le stranezze che avevo raccolto nelle ultime settimane".
Rita non avrebbe mai immaginato che dietro quei regali ci potesse essere molto altro.
"Scopro tutto il resto soltanto dopo che vengono sequestrati i cellulari di mio figlio e del docente. E lo scopro in un modo paradossale. Vengo a sapere, infatti che mio figlio è indagato di estorsione in seguito ad una denuncia del prof.".
Lei denuncia gli strani comportamenti di un professore nei confronti di suo figlio e scopre che ad essere indagato e' suo figlio?
"Si, sembra incredibile ma è proprio così. Il docente, interrogato perchè vistosi accusato da Marco, decide di tirare in mezzo mio figlio e altri due suoi compagni, accusandoli di avergli estorto denaro e regali". Da qui l'iscrizione del 17enne nel registro degli indagati di tutti e tre. Marco in questa inchiesta è dunque parte offesa e allo stesso tempo formalmente indagato. L'accusa di estorsione nascerebbe quindi, da parte del prof, nel momento in cui comprende che ci sono indagini in corso su di lui. E' in quel momento che fornisce la tesi che tende a discolparlo.
Cosa pensa delle accuse di estorsione del docente a suo figlio?
"Sono ricostruzioni (quelle del prof, ndr) che non reggono. E' stato lui a fare richieste e offerte a mio figlio sempre più importanti, non il contrario".
L'indagine è scattata ad ottobre. Ad insospettire la madre, come detto, il fatto che tra la fine del 2022 e metà del 2023, Marco avrebbe ricevuto in regalo, oltre a ingenti somme, anche due scooter, due smartphone da mille euro e una Playstation. Inoltre, al ragazzo, una giovane vita già segnata da alcune precedenti vicende private complicate, sarebbe stata pagata, dal docente, per intero la festa di compleanno festeggiata in un locale del centro.
"Assieme al mio legale, l'avvocato Massimo Rizzo, ho raccontato alla dirigente scolastica dello Jaci quello che avevo raccolto contro il professore. La preside Sgrò, a sua volta, ha avvertito l'ufficio scolastico provinciale e regionale, con la conseguente adozione del provvedimento della sospensione del docente dall'esercizio delle sue funzioni, una volta iniziate ufficialmente le indagini".
A fine ottobre vengono sequestrati il telefonino e il computer del professore 35enne e il cellulare del ragazzo, dai quali si è iniziato a visionare Chat e social network, che avrebbero confermato l'intenso scambio di messaggi tra insegnante e alunno.
I rapporti, non solo epistolari, sarebbero durati più o meno un anno. Il ragazzo avrebbe raccontato di un rapporto iniziato a settembre, prima per chat, attraverso l'uso come esca di un nickname falso di una ragazza, con messaggi sempre più espliciti. E poi anche di presenza. Addirittura in classe, alla presenza degli altri compagni. Il 35enne si sarebbe spinto fino a toccare le parti intime del 17enne sotto la cattedra durante l'ora di lezione. Inizialmente i compagni di classe avrebbero omesso di raccontarlo, ma adesso che il caso è diventato di pubblico dominio, avrebbero iniziato a parlare.
Il rapporto tra i due sarebbe continuato in auto, con appuntamenti quotidiani, anche più volte al giorno. Rapporto che si sarebbe esteso ad almeno altri due giovani.
Il docente avrebbe adescato i minorenni, quindi attirato e poi 'comprato' il loro consenso (e anche il silenzio?) ad avere rapporti sessuali da parte delle vittime con tantissimo denaro (il giovane avrebbe raccontato che la cifra totale sborsata dal docente, comprese le regalie, si aggirerebbe sui 30 mila euro).
Una vicenda aberrante che col passare dei giorni si fa sempre più chiara. Il 35enne si è difeso, fin dall'inizio, ammettendo la frequentazione col giovane, che ricordiamo essere minorenne, ma raccontando un'altra versione dei fatti: e cioè che sarebbe finito sotto ricatto del 17enne avendo quest'ultimo minacciato l'insegnante di rivelare tutto.
Gli inquirenti avevano già sentito più volte il professore finito ieri in carcere, i tre ragazzi indagati, qualche insegnante dell'istituto e diversi studenti come persone informate dei fatti. Sembra che ad essere ascoltati dai carabinieri, ed è questa la novità dell'ultim'ora, ci sarebbero anche alunni del liceo scientifico "Archimede" dove aveva già insegnato il 35enne che quindi, a quanto pare, non sarebbe stato nuovo ad approcci con ragazzi minori. L'esito degli interrogatori potrebbero aprire nuovi clamorosi inquietanti squarci nell'inchiesta.
Una storia troppo delicata che necessita di approfondimenti che siano suffragati da fatti concreti e accertati. Perchè non rimanga nessun dubbio nella ricostruzione di tutti i fatti. Fino ad ora, l'unica certezza che abbiamo, è lo sconcerto di tutta la comunità scolastica che sarà anche sana, come afferma il Provveditore agli Studi ma che, va detto, come nel caso dello "Jaci", e forse di altri licei (il professore Chiofalo ha insegnato in provincia prima di essere trasferito allo "Jaci"), ha permesso che l'inquietante vicenda potesse durare per un intero anno scolastico senza che nessuno si accorgesse di nulla e che un professore 'chiacchierato' potesse essere trasferito in altri istituti senza essere attenzionato dagli organi competenti. E poi lo sconcerto di qualche Istituzione. Il consiglio comunale su tutti. Sconcerto che però ha il sapore amaro della beffa. L'assenza di un garante per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza di competenza di questa istituzione, ad esempio, grida vendetta e il ritardo con il quale il consiglio comunale rimanda ancora oggi la nomina, non è più tollerabile. Perchè in tanti si sono chiesti se i fatti che abbiamo provato a raccontarvi sarebbero mai avvenuti in presenza di una figura così indispensabile come quella del garante a tutela dei minori.