Politica e legalità. Il botta e risposta Cuffaro-De Luca
Botta e risposta a colpi di comunicati stampa tra il segretario nazionale della Dc, Totò Cuffaro, e Cateno De Luca, leader di Sud chiama Nord. «Ci vogliono i politici, quelli che difendono i valori, quelli che hanno rispetto degli elettori, quelli che hanno il senso delle Istituzioni, quelli che vogliono rappresentare la legalità e farsi carico dei bisogni della gente – afferma l’ex presidente della Regione –. Mi verrebbe da dire, citando Tomasi di Lampedusa, quelli furono i gattopardi e i leoni. Oggi ci sono tanti sciacalletti e iene. E tutti insieme, gattopardi, leoni, sciacalli, iene e pecore continuiamo a crederci il sale della politica». E a De Luca dice: «Non so, se come mi accusi tu, “ho stuprato la Sicilia”, so certamente di averla amata e servita e so di amarla ancora con tutta la passione che posso e di doverla difendere da quelli come te che hanno bisogno di schiamazzare e fare vigliaccherie per procurarsi il consenso in un elettorato sfiduciato ed esasperato e poi utilizzare questo stesso consenso contro tutto e tutti».
«Sono inorridito dalle parole surreali di Cuffaro – ribatte De Luca – al netto dell’attacco personale che mi rivolge, ma quello per me è solo una medaglia al valore della legalità e della buona amministrazione, non posso però rimanere in silenzio davanti ad affermazioni aberranti, false ed ipocrite. Cuffaro come fa a definirsi un politico che ha il senso delle istituzioni, che difende i valori e che rappresenta la legalità? La legalità? Siciliane e siciliani a parlarvi è quel Totò Cuffaro condannato a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato alla mafia. Una persona del genere oggi dovrebbe solamente stare in silenzio e avere il rispetto di quei siciliani che sono stati governati da una persona finita in carcere per delle porcherie che nulla hanno a che fare con la legalità, con il senso delle istituzioni e i valori. La Sicilia non merita di avere ancora a che fare con gente del genere».
Veleni anche con Raffaele Lombardo, che a Cuffaro dice: «Non gli contesto di impegnarsi alla costruzione di un movimento politico. Affatto. Ritengo che l’esperienza della DC, coi suoi limiti e coi suoi straordinari meriti, appartenga alla storia e sia legata alla testimonianza di grandi uomini e donne protagonisti della rinascita e dell’affermazione della Democrazia nel nostro Paese. Evocarla mi sembra sproporzionato e pretenzioso».