Messina: Accusati d’estorsione, il tribunale li assolve entrambi
L’accusa aveva chiesto una condanna pesante a otto anni e mezzo di reclusione. Ma il collegio penale del tribunale presieduto dal giudice Monica Marino li ha assolti con la formula “perché il fatto non sussiste”, sposando sostanzialmente la tesi difensiva.
Si tratta del 43enne Maurizio Calabrò e del 38enne Francesco Capria, che sono stati assistiti dagli avvocati Domenico Andrè e Giuseppe Bonavita.
La vicenda era piuttosto datata e si riferiva ad alcuni casi di presunta estorsione che secondo l’accusa originaria si era consumata tra l’agosto del 2015 e il febbraio del 2016, anche “sfruttando” un passato criminale da parte di Calabrò.
Le ipotesi d’accusa erano però differenziate dopo la ricostruzione da parte della Procura e i rapporti investigativi.
Calabrò rispondeva di un primo caso d’estorsione per aver costretto il titolare di una impresa ad “effettuare forniture e lavori edili presso l’abitazione di proprietà in assenza di totale corresponsione del prezzo”; Calabrò e Capria in concorso rispondevano di un altro caso di presunta estorsione perché avrebbe costretto lo stesso imprenditore “a consegnarli in uso in distinte occasioni” due auto, una Mercedes e un fuoristrada Jeep; infine il solo Calabrò rispondeva poi di un caso di resistenza a pubblico ufficiale datata febbraio 2016, quando era alla guida di un’auto e si dava alla fuga anche mettendo a rischio l’incolumità degli agenti e degli altri automobilisti.
Nel corso del procedimento i difensori hanno sostenuto invece una tesi opposta alla ricostruzione effettuata dall’accusa rispetto alla denuncia presentata dall’imprenditore.
In concreto i difensori hanno sostenuto che Calabró non aveva posto in essere la condotta così come ricostruita dalla Polizia, ma aveva semplicemente ottenuto in prestito le autovetture, questo per quanto riguarda il capo b; mentre per quanto concerne il capo a), i lavori edili non pagati, hanno dimostrato che Calabró aveva corrisposto degli acconti per i lavori commissionati, rimanendo in debito con l’imprenditore soltanto di una quota parte del totale.