26 Ottobre 2023 Giudiziaria

L’INCHIESTA SULL’AGENZIA DELLE ENTRATE, TUTTI I DETTAGLI: CHI ERA MARIANO BILTES, IL 42ENNE CHE HA DENUNCIATO LA “PRASSI GULLO”

Di Enrico Di Giacomo - E’ morto improvvisamente lo scorso luglio il 42enne italo-argentino Mariano Biltes (foto). Una notizia che ha scosso sia la comunità di Milazzo dove abitava, che la comunità argentina in Italia. Mariano era padre di tre figli. Era un imprenditore di successo, già vice presidente dell’ANIB, Associazione Nazionale Italiana Bingo e poi direttore della sala slot e scommesse del Bingo del paese in provincia di Messina. Non si può scrivere dell'indagine della Guardia di Finanza di Messina sui ristori covid e sul funzionario dell'agenzia delle entrate Gullo, senza parlare dell'imprenditore Mariano Biltes.

Biltes era noto ai più soprattutto per essere figlio di un ex desaparecido argentino. Il padre, infatti, Jorge Biltes, venne sequestrato nel marzo 1976 nel cuore della notte nella sua abitazione a San Juan insieme ai fratelli e al nonno, al tempo figura mediatica influente nella regione. Vennero tutti torturati dal plotone del RIM22 e poi rilasciati il giorno dopo. Tutti, tranne Jorge che subì torture di ogni tipo per ben 18 giorni prima di venire liberato. Dai pestaggi, alle scariche elettriche sulle gambe, alla simulazione di impiccagione e fucilazione. Tra i capi di quel plotone c’era il tenente Carlos Luis Malatto, latitante da anni a Portorosa.

Mariano ebbe il coraggio di affrontare faccia a faccia il tenente che fece sequestrare e torturare suo padre. “Tutto il suo plotone è stato condannato, lei perché scappa?”, gli aveva chiesto mentre, inseguito dalle telecamere di “Spotlight”, l’ex tenente cercava di salire sulla sua Panda bianca per dileguarsi. “Mi deve dare una risposta!. Torni in Argentina e si faccia processare”, gli aveva gridato con tutta la rabbia in corpo. Il militare scappò, come del resto fa da dodici anni, facendo chiamando la sicurezza del resort che fece allontanare Mariano.

Di Biltes si è tornati a parlare oggi, ma questa volta nelle cronache giudiziarie, essendo stato colui che con determinazione ha denunciato il funzionario dell'Agenzia delle Entrate Roberto Gullo, e che ha permesso agli uomini della Guardia di Finanza di avviare le indagini che hanno avuto l'epilogo oggi con l'emissione di tre misure cautelari del gip Simona Finocchiaro per il responsabile dell'ufficio rimborsi dell'Agenzia delle Entrate Roberto Gullo e i commercialisti Antonino D'Andrea (commercialista di Biltes), 68 anni, e Dario Grussu, 58 anni.

L'INDAGINE NATA DA UNA DENUNCIA DI MARIANO BILTES DEL 2021.

L'attività investigativa nata dalla denuncia di Biltes "permetteva di disvelare un consolidato sistema illecito, promosso ed attuato dal funzionario Gullo il quale, abusando dei propri poteri e della propria funzione, e mediante l'intermediazione dei due commercialisti... si procacciava utilità consistenti in contratti di sponsorizzazione in favore della "TT Top Spin Asd", quotatissima società della Serie A di tennistavolo, detentrice anche di due scudetti,, legalmente rappresentata da Giuseppe Quartuccio e di cui Gullo risultava essere Team Manager".

La denuncia di Mariano Biltes, nella sua qualità di amministratore unico della Telebingo srl e della Zilly srl, entrambe operanti nel settore delle lotterie e delle scommesse, risale a due anni fa, più precisamente al 6 ottobre del 2021. Biltes denunciava che, a seguito dell'emergenza sanitaria conseguente alla diffusione del covid-19, aveva presentato richiesta di 'ristori' previsti da un decreto legge del 2020.

L'importo richiesto all'Agenzia delle Entrate nel gennaio del 2021 era di circa 150mila euro per ogni società. Successivamente Biltes aveva verificato che le sue istanze erano state sospese e dopo una richiesta di chiarimenti gli veniva assicurato "la celere trattazione della pratica".

Ma anche nei mesi successivi, dell'elargizione dei contributi non se ne vide neppure l'ombra, tanto da costringere l'imprenditore italo-argentino a richiedere un prestito in banca.

A Biltes non resta quindi altro che denunciare alla Guardia di Finanza che "(il commercialista, ndr) D'Andrea aveva riferito di essere riuscito ad ottenere lo sblocco delle istanze presentate solo dietro promessa di una sponsorizzazione a favore della squadra di tennis tavolo "TT TOP SPIN" di cui Gullo era Team Manager". L'accordo raggiunto con Gullo per lo sblocco della pratica prevedeva "di versare 2500 euro per ciascuna società a titolo di sponsorizzazione a favore della squadra Top spin, di cui si mostrava pronto a fornire l'Iban".

Mariano Biltes non ci sta a sottostare al "sistema di procacciamento delle sponsorizzazioni posto in essere dal Gullo", non accetta la condizione strettamente "connessa al danno contra ius prospettato, ovvero alla mancata erogazione dei contributi".

E' a questo punto che, secondo le risultanze degli inquirenti, il commercialista D'Andrea "evidenzia come tale sponsorizzazione fosse adempimento necessario per lo sblocco delle pratiche".

"...Questa è la zita e sa da fare, se non la pagate voi la devo pagare io...". Per D'Andrea il pagamento sarebbe "un obbligo" senza il quale le pratiche dei ristori avrebbero avuto dei rallentamenti se non addirittura degli arresti. "Questa richiesta è da Procura" rispose alterato Biltes al commercialista D'Andrea che provvederà successivamente a sostituire con un altro commercialista.

Gullo, sempre secondo l'accusa, "strumentalizzando la propria funzione, rappresentando il pagamento di sponsorizzazioni alla "TT TOP SPIN ASD" quale condizione per l'ottenimento dei ristori e lo sblocco delle relative pratiche, nonché ritardando i pagamenti e sollecitando il commercialista delle società, ha tentato di costringere la Telebingo s.r.l. e la Zilly s.r.l. (di Mariano Biltes, ndr) ad elargire un contributo di euro 2.500 ciascuna, a titolo di sponsorizzazione in favore della società sportiva TT TOP SPIN ASD (di cui il GULLO era Team manager), non riuscendo nell'intento per la ferma opposizione dell'amministratore delle società che sporgeva denuncia".

"L'indagato ulteriormente - scrive il gip Finocchiaro nella misura cautelare -, strumentalizzando la propria funzione, si è procacciato
finanziatori della società sportiva tra i clienti dei professionisti che, per lavoro, si rapportavano con lui e - proprio tramite l'intermediazione dei commercialisti D'Andrea e Grussu - ha indotto la SACCNE Petroli s.p.a., la NESTLER Combustibili, la ditta di Simona PAGANO e la Toro Nero s.r.l. a stipulare dei contratti di sponsorizzazioni con la summenzionata Associazione Sportiva, senza tuttavia che alla stipula sia seguita l'effettiva sponsorizzazione, seppur le fatture siano state poi portare in detrazione dalle varie società".

IL RUOLO DEI DUE COMMERCIALISTI.

"I commercialisti indagati (D'Andrea e Grussu, ndr) - scrive il gip nella misura cautelare - "lungi dal limitarsi a farsi portavoce presso i propri clienti, delle richieste di denaro avanzate dal Gullo e a rappresentare - con riferimento al capo 1) - le conseguenze negative di un eventuale diniego, si sono attivati per il buon esito delle operazioni illecite, da un lato assicurando al pubblico ufficiale la minore esposizione possibile nel rapporto con i privati, dall'altro lato attivandosi personalmente per la conclusione dei contratti medesimi, fissando appuntamenti, incontrandosi con i clienti, fornendo loro i contratti da firmare e l'IBAN sul quale effettuare il versamento, sollecitando i pagamenti entro determinati termini, valorizzando la funzione pubblica del Gullo, benchè quest'ultimo non fosse il legale rappresentante dell'Associazione sportiva in favore della quale venivano effettuati i versamenti. Tale interessamento dei professionisti - scrive ancora il gip - non era ovviamente fine a se stesso, né giustificabile in virtù di un rapporto di amicizia col funzionario, ma era - ragionevolmente- la conseguenza della tacita strumentalizzazione della posizione del Gullo all'interno della P. A.".

LE ESIGENZE CAUTELARI PER IL FUNZIONARIO GULLO.

Per quanto concerne le esigenze cautelari, secondo il giudice Finocchiaro le condotte contestate a Gullo, Grassu e D'Andrea, "oltre a risultare abituali, in quanto protrattesi per un tempo prolungato, risultano indicative di un modus operandi ormai collaudato nel tempo e quindi attuali".

E non usa mezzi termini il gip nel definire "spregiudicata" la condotta del funzionario Roberto Gullo.

"Il Gullo è risultato, poi, così spregiudicato da trattare le sponsorizzazioni proprio durante l'orario di lavoro, presso il proprio ufficio, e da veicolare informazioni legate a pratiche pendenti presso l'Agenzia delle Entrate ad un soggetto totalmente estraneo all'ufficio, quale era il Quartuccio, in quanto il loro buon esito era legato alla stipula dei contratti di sponsorizzazione. Ebbene, la spregiudicatezza manifestata dal GULLO e le modalità della sua condotta - è scritto nella Misra cautelare - particolarmente gravi e preoccupanti (in quanto indicative di una familiarità e professionalità nel commettere delitti della stessa specie di quelli per i quali si procede, nonché dell'esistenza di una prassi illecita consolidata, nonché di un'indole non incline al rispetto delle regole, e di un'irrefrenabile spinta criminale, idonea a far prevalere i propri interessi privati, sulla funzione pubblica o, comunque, la strumentalizzare la funzione pubblica in ragione del raggiungimento dei fini privati), consentono di ritenere concreto il pericolo di reiterazione di condotte criminose della medesima specie di quelle per le quali si procede".

"In tal senso, a parere di questo Giudice - spiega la giudice Finocchiaro nel motivare le esigenze cautelari - l'unica misura adeguata ad impedire al GULLO la reiterazione dei reati contestatigli deve - allo stato - ritenersi quella degli arresti domiciliari, non potendosi ritenere idonea la semplice sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio. ...La risalenza dei rapporti illeciti, la rete di collegamenti ragionevolmente creata nel tempo dal funzionario con professionisti ed imprenditori, ben potrebbe accrescere il rischio che il funzionario continui, pur durante la sospensione dal servizio, a fornire i propri consigli qualificati, garantendo agevolazioni una volta reintegrato nel servizio, così ricreando quella condizione di strumentalizzazione della posizione pubblica al perseguimento di interessi privati. In tal senso non può nemmeno sottovalutarsi la durata massima della misura interdittiva, ben minore di quella degli arresti domiciliari".

La gip Simona Finocchiaro ha applicato a Roberto Gullo la misura cautelare degli arresti domiciliari, col divieto di comunicare in qualsiasi modo (anche con squilli telefonici, messaggi o social network) con persone diverse da quelle che con lui coabitano.

LE ESIGENZE CAUTELARI PER I DUE COMMERCIALISTI.

Per quanto concerne i professionisti D'Andrea e Grussu, "la gravità e ripetitività delle loro condotte, espressive senz'altro dell'esistenza di una prassi illecita consolidata, nonché di un'indole non incline al rispetto delle regole e di una insensibilità verso gli interessi dei clienti (indotti dal professionista a compiere atti indebiti e/o illeciti, come ad esempio l'evasione delle imposte tramite l'emissione di fatture per operazioni inesistenti), rendono attuale il pericolo di reiterazione di condotte illecite analoghe a quelle per le quali si procede. L'insensibilità manifestata - scrive il gip - verso i dettami di legge e verso i più basilari principi deontologici, rende, infatti, verosimile che i commercialisti oggi indagati, ove posti nella condizione di continuare ad esercitare la professione privata, continuerebbero a commettere reati della medesima specie di quelli per i quali si procede o comunque in materia di evasione fiscale. Le esigenze cautelari possono, tuttavia, in questo caso essere adeguatamente arginate tramite l'applicazione agli stessi della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l'attività di commercialista ex art. 290 c.p. Attesa, comunque, la gravità della loro condotta e la familiarità dagli stessi manifestata per una prassi illecita evidentemente consolidata e collaudata nel tempo, la durata dell'interdizione dalla professione deve essere fissata in mesi dodici ciascuno".

LA STORIA DI JORGE BILTES: IL PADRE EX DESAPARECIDO ARGENTINO E IL LATITANTE MALATTO.

Biltes, oltre che per la sua attività, era noto nell'hinterland messinese soprattutto per essere figlio di un ex desaparecido argentino. Il padre, Jorge Biltes, come detto, venne sequestrato nel marzo 1976 nel cuore della notte nella sua abitazione a San Juan insieme ai fratelli e al nonno, al tempo figura mediatica influente nella regione. Vennero tutti torturati dal plotone del RIM22 e poi rilasciati il giorno dopo. Tutti, tranne Jorge che subì torture di ogni tipo per ben 18 giorni prima di venire liberato. Dai pestaggi, alle scariche elettriche sulle gambe, alla simulazione di impiccagione e fucilazione. Tra i capi di quel plotone c’era il tenente Carlos Luis Malatto, su cui pende un mandato di cattura dell’Interpol per crimini contro l’umanità commessi durante la dittatura di Videla. Malatto è uno dei quattro repressori latinoamericani rifugiatisi in Italia per scappare dalla giustizia dei loro paesi. La Repubblica Argentina lo accusa da anni di decine di omicidi, episodi di tortura e sequestri. Tutti i suoi crimini sono per lo più riportati nelle carte della cosiddetta “Megacausa de San Jaun” dove il suo nome viene citato 283 volte e dove, però, Malatto non è stato mai rinviato a giudizio né condannato perché il sistema giudiziario argentino non prevede processi in contumacia. Infatti, il militare astutamente scappò in Sicilia nel 2011, precisamente a Portorosa, un resort privato in provincia di Messina, dove tuttora si gode indisturbato la pensione. Destino ha voluto che Mariano Biltes si trasferì in Italia nel 2001, prima a Palermo per poi spostarsi proprio nel messinese. A Milazzo, che dista dieci minuti di macchina dal resort che ospita il gerarca argentino latitante. Una storia che ha dell’incredibile. Nel frattempo la madre Patricia Cejpek aveva scoperto che l’uomo al comando di quel rastrellamento era Carlos Luis Malatto. E solo per caso, diversi anni dopo il suo arrivo in Italia, Mariano venne a sapere di abitare a pochi chilometri dal torturatore del padre.

Questa storia se non fosse tragica sarebbe comica”, disse alle telecamere del movimento Our Voice in quella che può considerarsi la sua ultima intervista. Mariano ha lottato per anni per ottenere verità e giustizia. Era un uomo determinato. La sua forza di volontà per conquistare quella giustizia che la famiglia rivendica da quasi oltre 40 anni è stata tale da averlo spinto a stanare Malatto nel suo resort, davanti il suo appartamento, accompagnato dalla troupe di “Spotlight”. Mariano ebbe il coraggio di affrontare faccia a faccia il tenente che fece sequestrare e torturare suo padre, come racconta in un articolo il sito antimafiaduemila.com che ha seguito l'intera vicenda. “Tutto il suo plotone è stato condannato, lei perché scappa?”, gli aveva chiesto mentre, inseguito dalle telecamere di “Spotlight”, l’ex tenente cercava di salire sulla sua Panda bianca per dileguarsi. “Mi deve dare una risposta!. Torni in Argentina e si faccia processare”, gli aveva gridato con tutta la rabbia in corpo. Il militare scappò, come del resto fa da dodici anni, facendo chiamando la sicurezza del resort che fece allontanare Mariano. Ma la sua determinazione non è mai cessata, così come quella della madre Patricia, che nel frattempo alcuni anni fa, raggiunse il figlio per godersi i nipoti. Al movimento Our Voice, che a marzo scorso andò a Milazzo per intervistare i Biltes e fare un flash-mob di denuncia davanti casa Malatto, Patricia ribadì che l’ex tenete colonnello “deve pagare per ciò che fece, non può restare libero”. La sua però, non è sete di vendetta. “E’ sete di memoria per chi non c'è più, è sete di giustizia per i 30mila che non sono più tornati”. “Furono 30mila i desaparecidos, non dimenticatevi, non dimentichiamoci”, aveva aggiunto mentre a Mariano, intervistato insieme a lei, scendevano le lacrime dal viso. “Questi signori come Malatto devono spiegare quello che fecero, devono spiegare dove si trovano quelli che non sono mai tornati”, ha detto riferendosi ai desaparecidos. “Questi signori non possono morire tranquilli”. Al momento su Malatto pende una richiesta di estradizione della Repubblica Argentina su cui hanno sollecitato risposte al governo i deputati Fabio Porta e Lia Quartapelle Procopio con un’interrogazione presentata al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e al Ministro dell'interno. Ma l’ipotesi più plausibile è che Malatto verrà processato in Italia. La Procura di Roma due anni fa ha avviato un'inchiesta, che nel frattempo è stata approfondita con nuove carte e nuove testimonianze, sull'ex tenente colonnello argentino, in relazione a una serie di crimini che gli vengono attribuiti tra cui la morte di una trentina di persone, scomparse e uccise nell'ambito del “Piano Condor”. Mariano credeva fortemente nella giustizia e nella magistratura. Sperava di vedere un giorno Carlos Luis Malatto dietro le sbarre, in Italia o in Argentina ma il destino non l’ha voluto.

 

L'INCHIESTA DELLA GUARDIA DI FINANZA IN SINTESI.

Nell’ambito di articolate attività di polizia giudiziaria coordinate dalla Procura della Repubblica di Messina, ed in particolare dal dipartimento che tratta i reati contro la Pubblica Amministrazione, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale peloritano, con cui è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Roberto Gullo, 63 anni (foto), funzionario della Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate e quella interdittiva del divieto temporaneo di esercitare la professione, della durata di 12 mesi, per due commercialisti, i messinesi Antonino D'Andrea, 68 anni e Dario Grussu, 58 anni.

Le indagini hanno preso avvio dalla denuncia di un imprenditore che, nel periodo dell’emergenza sanitaria Covid–19, aveva presentato la richiesta per ottenere i contributi finanziati attraverso il c.d. “Decreto Ristori” di cui al D.L. n. 137 del 2020.

Secondo gli elementi finora acquisiti, il Funzionario dell’Agenzia delle Entrate avrebbe prospettato all’imprenditore un collegamento tra l’erogazione dei contributi dovuti e le sponsorizzazioni ad una associazione sportiva dilettantistica, di cui lui stesso era Team Manager, la Top Spin, società di tennis tavolo che milita nel massimo campionato italiano.

Gli ulteriori approfondimenti, quindi, portavano alla luce, secondo ipotesi d’accusa, un contesto illecito assai più ampio, in cui risultavano coinvolti anche due commercialisti che, in accordo con il pubblico ufficiale, si facevano portavoce delle indebite richieste del funzionario, incentivando i clienti ad elargire sponsorizzazioni.

Inoltre, le imprese che avevano assecondato siffatte richieste ottenevano anche un beneficio fiscale, portando in deduzione le spese di sponsorizzazione effettuate.

I titolari delle aziende indotti alle “sponsorizzazioni” sono stati parimenti indagati per aver indebitamente corrisposto i relativi benefici, ricercando un illecito vantaggio in procedure amministrative.

Le indagini, tra l’altro, permettevano di rilevare, la natura fittizia delle medesime sponsorizzazioni, stante l’inesistenza di qualsiasi attività pubblicitaria da parte della Associazione Sportiva Dilettantistica.

GLI ALTRI INDAGATI.

Sono sei le persone indagate, oltre ai tre professionisti raggiunti da misura cautelare. Si tratta: degli imprenditori Leone (80 anni) e Pietro (53) Mondello (legali rappresentanti della Nestler Combustibili e rappresentanti di fatto della SACCNE PETROLI SPA), i titolari di due attività economiche Simona Pagano, 36 anni(titolare di una tabaccheria di via Consolare Pompea a Ganzirri) e Francesco Vinci, 60 anni (titolare della società' 'Toro Nero'), Giorgio (28) e Giuseppe (61) Quartuccio amministratore della Top Spin. Il loro effettivo coinvolgimento è ora al vaglio degli inquirenti, ma secondo gli investigatori avrebbero avuto un ruolo nelle ipotesi di reato contestate.

Per i 6 indagati a piede libero la Procura non aveva richiesto misura.

La loro posizione si chiarirà più avanti, probabilmente a cominciare dagli interrogatori di garanzia delle tre persone destinatarie del provvedimento del giudice.

Le singole contestazioni.

A Gullo, D’Andrea e Giorgio Quartuccio contestata la tentata concussione in concorso; a Gullo e D’Andrea la corruzione (continuata) per un atto contrario ai doveri d’ufficio; a Pietro Mondello la corruzione (continuata) per un atto contrario ai doveri d’ufficio; a Giuseppe Quartuccio due ipotesi di emissione/utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti; a Leone Mondello l’emissione/utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti; a Gullo, Grussu e Giorgio Quartuccio l’induzione indebita a dare o promettere utilità; a Pagano l’induzione indebita a dare o promettere utilità e l’emissione/utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti; a Gullo e Grussu l’induzione indebita a dare o promettere utilità; analogo reato, quest’ultimo, contestato a Vinci.

Il regime delle sponsorizzazioni.

Una legge del 2002 prevede che il corrispettivo in denaro o in natura a favore di società, Asd e fondazioni costituite da istituzioni scolastiche, nonché di associazioni sportive scolastiche che svolgono attività nei settori giovanili riconosciuta dalle Federazioni sportive nazionali o da enti di promozione sportiva, costituisce, per il soggetto erogante, fino ad un importo annuo non superiore a 200mila euro (soglia raddoppiata dal 2017), spesa di pubblicità, volta alla promozione dell’immagine o dei prodotti del soggetto erogante mediante una specifica attività del beneficiario. Per incoraggiare tali investimenti è consentita la piena deducibilità delle spese di sponsorizzazione loro rivolte. Il soggetto sponsorizzato deve essere una Asd, Associazione sportiva dilettantistica, l’attività deve essere finalizzata a promuovere l’immagine, i prodotti, i servizi e il marchio dello sponsor, e dev’essere effettivamente realizzata. Quindi lo sponsor si obbliga a una prestazione in denaro o in natura allo sponsorizzato, che a sua volte ne deve promuovere l’immagine. Altro presupposto perché le Asd possano usufruire delle agevolazioni fiscali è che l’attività da pubblicizzare produca imponibili Iva.

Gli interrogatori. 

Gli interrogatori di garanzia si svolgeranno a partire dalla giornata di oggi, al Tribunale di Messina. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Giovanni Caroè, Nunzio Rosso, Nino Favazzo e Giuseppe Serafino, del Foro di Messina.

Il provvedimento cautelare interviene nella fase delle indagini preliminari ed è basato su imputazioni provvisorie, che dovranno comunque trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio, nel rispetto, pertanto, della presunzione di innocenza che l’art. 27 della Costituzione garantisce ai cittadini fino a sentenza definitiva.