Messina, CGIL: Il rapporto di “Save the Children” ci consegna un quadro preoccupante
«Il rapporto di “Save the Children” ci consegna un quadro preoccupante che, però, non può stupire chi conosce il territorio. Il fatto che i quartieri più densamente popolati dai giovani da 0-19 anni siano anche quelli in cui si concentrano fattori di svantaggio quali bassi livelli di istruzione e di occupazione conferma la totale incapacità e forse anche disinteresse ad invertire una dinamica di progressiva emarginazione ed esclusione sociale che ingabbia i giovani». È questo il commento del segretario generale della Cgil Messina Pietro Patti all’indomani della pubblicazione del Report stilato dall’organizzazione internazionale e che mostra un quadro allarmante, anche a Messina.
«La povertà economica – osserva la segretaria confederale Stefania Radici – in una città in cui oltre la metà degli abitanti non percepisce più di 15mila euro l’anno, si traduce in povertà educativa perché incide sui percorsi scolastici, determinando dispersione. E come si evince dai dati, chi ha bassi titoli di studio affronta maggiori difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro, finendo nelle maglie del nero se non della disoccupazione o della inattività. Messina ha una percentuale di “neet” nella fascia 15-34 che tocca il 40%, giovani che scontano le conseguenze di un sistema che ne ha ignorato i bisogni sin dall’infanzia. Sul sistema di educazione ed istruzione 3-36 mesi Messina sconta un ritardo gravissimo e negli anni abbiamo assistito solo a promesse tradite che negano diritti ai bambini. Per i 4.701 bambini nella fascia 3-36 mesi presenti a Messina avremmo bisogno di almeno 1.551 posti, ossia il 33% della domanda potenziale, in base all’obiettivo di servizio fissato dalle legge 234/2021. Invece, abbiamo solo 5 asili nido comunali che coprono 128 posti (21 posti a Camaro; 25 a Fondo Basile/Giostra; 48 a San Licandro; 25 all’asilo della Caserma Zuccarello; 9 all’asilo di Palazzo Zanca), che si aggiungono ai 142 posti nel privato, arrivando ad una percentuale di 5,74%».
E la Cgil si rivolge al Comune: «Chiediamo – insistono Patti e Radici – che fine abbiano fatto i 900 mila euro a valere sul “Pac Infanzia 2017” per l’aumento dei posti coperti dagli asili di Camaro e San Licandro; i 500 mila euro del “Fesr” per la creazione di un asilo a Villaggio Matteotti-Annunziata e di un altro a Santa Margherita; i 2 milioni a valere sul “Masterplan” per la costruzione di un asilo a Contrada Serri (Faro) e un altro a Santo/Bordonaro. Del “Masterplan” si hanno notizie solo dell’asilo in via Brasile, su cui a distanza di anni si sta iniziando a lavorare. Nessuna notizia invece degli asili previsti in “Agenda urbana a villaggio Cep e Granatari. Chiediamo anche i motivi del ritardo rispetto all’asilo del rione Taormina, finanziato con 856 mila euro dal Pnrr. La legge 234 del 2021 aveva messo a disposizione del Comune di Messina 1.120.276 euro per aumentare il numero di posti disponibili negli asili comunali. Somme a quanto pare non spese. Ci chiediamo perché».
Sul tema sollevato dal Report si sofferma anche il segretario regionale della Flc Cgil Sicilia, Adriano Rizza: «Dai dati del rapporto “Fare spazio alla crescita” di Save the Children, emerge una drammatica povertà scolastica in Sicilia. Dalle mense al tempo pieno, le tre grandi città metropolitane, Palermo, Catania e Messina, presentano grandi deficit. Ad esempio, a Catania il servizio mense è erogato solo nell’8,9% delle scuole primarie e nell’8,2% di quelle secondarie. Il dato cresce di poco a Palermo con il 13,3% nella scuola primaria e l’11 nella secondaria, mentre a Messina si attesta al 32,2% nella scuola primaria e al 27 nella secondaria. Percentuali molto distanti rispetto alla media nazionale del 42%. Anche per il tempo pieno – continua Rizza – le cose non migliorano. Se a livello nazionale la media delle scuole che offrono il tempo pieno agli studenti è del 38%, a Palermo il dato crolla al 6,5% alla primaria e al 10,4 alla secondaria, a Catania rispettivamente al 9,5 e al 5,1, Messina fa meglio, al 20,3 e al 31,3. Si tratta di situazioni che denunciamo da anni e che si aggraveranno ulteriormente con il dimensionamento scolastico e il progetto di autonomia differenziata, entrambi voluti dal Governo nazionale con il consenso della Giunta regionale. Chiediamo con forza che vengano riviste queste scelte scellerate. La Sicilia ha bisogno di investire sull’edilizia scolastica, sulle mense, sul tempo pieno. Solo in questo modo si possono contrastare due fenomeni, che stanno mettendo in ginocchio il sistema d’istruzione della Sicilia: povertà educativa e dispersione scolastica».