Omicidio di Beppe Alfano: archiviata l’ultima inchiesta
La ricerca della verità sull'omicidio del giornalista Beppe Alfano, ucciso dalla mafia l'8 gennaio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto, si ferma alle condanne diAntonino Merlino a 21 anni e 6 mesi come esecutore materiale dell'omicidio e il boss barcellonese Giuseppe Gullotti condannato a 30 anni in quanto considerato il mandante del delitto.
Il gip di Messina Claudia Misale ha archiviato l'inchiesta "Ter", ovvero il procedimento che era stato aperto nei confronti di Stefano Genovese.
E' stata infatti accolta la richiesta della Direzione distrettuale antimafia che mesi fa aveva chiesto l'archiviazione.
Genovese era stato tirato in ballo da alcuni collaboratori di giustizia. Dichiarazioni che erano state vagliate a lungo dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e dal sostituto della Direzione distrettuale antimafia Antonio Carchietti nell'ambito dell'inchiesta ter che si era conclusa con una richiesta di archiviazione.
Dopo una lunga riserva il gip ha deciso di disporre l'archiviazione di Genovese che è stato assistito dall'avvocato Diego Lanza, ritenendo che non vi siano elementi per andare avanti con nuove indagini.
Eppure la famiglia Alfano, rappresentata dall'avvocato Fabio Repici, opponendosi alla richiesta di archiviazione aveva evidenziato una lunga serie di attività di indagine, partendo dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmelo D'Amico, che indicava Genovese, e non Merlino, come responsabile del delitto, e Basilio Condipodero come sicario basista dell'omicidio.
Nella richiesta di archiviazione si dava atto del colloquio che i pm hanno avuto il 30 novembre 2021 con lo stesso Merlino che aveva ribadito la propria innocenza, tuttavia secondo i pm non ci sono prove sufficienti di colpevolezza nei confronti di Genovese e Condipodero.
Secondo il Gip non vanno prese in considerazioni le rivelazioni di altri collaboratori di giustizia che scagionano Merlino come il fratello Francesco, Nunziato Siracusa ("riferisce notizie apprese da Merlino, comunque neutre rispetto alla posizione di Stefano Genovese"), Biagio Grasso ("riferisce quanto appreso da Antonino Merlino, che si è avvalso della facoltà di non rispondere; dichiarazioni connotate comunque da estrema incertezza e genericità"), e da ultimo Salvatore Micali ("riferisce de relato da D'Amico e da Nunziato Mazzù").
Il giudice dà atto che hanno parlato, ma lo avrebbero fatto solo dopo aver sentito la sua ricostruzione, mentre erano insieme a un banchetto o in auto.
Lo stesso Merlino, evidenzia sempre il giudice, quando è stato interrogato di recente sulle novità emerse, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Altro punto che la famiglia aveva considerato come rilevante riguarda gli accertamenti su due pistole “North American Arms”. I revolver di calibro 22 sequestrati, non hanno sparato per ucciderlo, e i proiettili in possesso dei carabinieri del Ris sono "astrattamente compatibili con diverse armi".
Per quanto riguarda gli accertamenti che la famiglia Alfano chiedeva con l'intento di individuare eventuali mandanti ulteriori per il diletto, con accertamenti investigativi dei rapporti intercorsi tra Barcellona e Milano tra Rosario Pio Cattafi e Franco Mariani (quest’ultimo ipoteticamente coinvolto solo per la cessione della pistola, n.d.r.), con in mezzo uno dei revolver passato di mano tra i due, e tra Mariani e Mario Caizzone(quest’ultimo coinvolto solo come vicino di casa di Mariani, n.d.r.), non sarebbero emersi, secondo il Gip, spunti validi per compiere ulteiorri approfondimenti.
Ovviamente non contenta della decisione del Gip è Sonia Alfano, figlia del giornalista, che abbiamo raggiunto al telefono per un commento: "Così non si mette una pietra, ma una cava di pietre sopra la ricerca della verità. Io ho finito la pazienza in questo senso. In tutti questi anni è sempre stata la famiglia, tramite il nostro legale, a portare alla luce quegli elementi per poter andare ulteriormente avanti. Troppo a lungo si è cercato di nascondere ed occultare la verità. In questi ultimi trent'anni cosa ha fatto la Procura sul piano investigativo? Leggendo le motivazioni con cui si arriva a questa nuova archiviazione provo tanta rabbia. Perché c'è una fortissima tendenza a sminuire fatti e prove". E poi ancora aggiunge: "Forse si dovrebbe avere la decenza di dire chiaro che il rischio con l'omicidio Alfano è quello di toccare fili dell'alta tensione che non si vogliono toccare. Senza nascondersi dietro al rischio che, andando in dibattimento, si possa arrivare ad un'assoluzione. Alcune considerazioni sono a mio avviso imbarazzanti. Penso ad esempio a quando si afferma che 'tutti i revolver a tamburo prodotti dalla North American Arms presentano una canna fissa: pertanto, appare verosimile escludere che qualsivoglia pistola North American Arms calibro 22 LR possa essere stata conformata, adattata o modificata per alterare le impronte di classe della canna originaria, in quanto tale azione avrebbe comportato una complessa operazione concreta'. Quindi secondo loro la stessa famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto, che ha portato il carico di esplosivo per la strage di Capaci, non poteva avere questa competenza o questa capacità? Come fanno ad escluderlo in maniera categorica? Io pretendo che si vada a fondo delle questioni e lo stesso dovrebbe fare chi è proposto all'accertamento dei fatti e della verità. Ancora aspetto di essere chiamata per un confronto con Olindo Canali, che invece mi era stato assicurato. Noi familiari continuerei a batterci per la verità. Quindi si dovranno mettere l'anima in pace gli esecutori, i mandanti, i colletti bianchi, grigi o neri che siano. E lo sappia anche la Procura".