Università di Messina, è bufera sui conti del rettore. Rimborsi record e soldi alla sua società
di Fabrizio Berte' - Oltre due milioni di euro di rimborsi a suo favore incassati tra il 2019 e il 2023. E ben 122.300 euro incassati in soli nove mesi dalla Divaga Srl, una società agricola siciliana, con sede a Viagrande, nel Catanese, di proprietà sua e della moglie e amministrata e rappresentata dalla madre. Una bufera che ha travolto il rettore dell’Università di Messina Salvatore Cuzzocrea, figlio d’arte (suo padre Diego è stato rettore nella stessa città tra il 1995 e il 1998), professore di Farmacologia e dallo scorso 15 dicembre presidente della Conferenza dei rettori universitari italiani.
A denunciarlo è stato Paolo Todaro, segretario della Gilda università e componente del Senato accademico messinese, che dieci giorni fa ha presentato un esposto alla procura della Repubblica di Messina, alla Guardia di finanza, alla Corte dei conti e all’Associazione nazionale anticorruzione per denunciare i rimborsi da urlo a favore di Cuzzocrea. Ben due milioni di euro incassati in cinque anni. Anzi, per l’esattezza, 2.217.844 euro nel periodo compreso tra il 2019 e il 2023: «Ho inviato una nota anche al Collegio dei revisori dei conti dell’Università di Messina e al direttore generale Francesco Bonanno», spiega Todaro, «per chiedere una verifica. E ho scritto anche al ministero dell’Economia e delle Finanze, al ministro Giancarlo Giorgetti, al ministero dell’Università e della Ricerca e alla ministra Anna Maria Bernini».
Si tratta di ben 40.324,44 euro al mese, equivalenti a 1.920,21 euro al giorno, esclusi i sabati e le domeniche. Un crescendo, arrivando nel 2022 alla cifra di 828.465 euro, corrispondente a una media di 69.038,75 euro di rimborsi mensili. Cifre da capogiro. Numeri a cui il rettore non ha voluto replicare. E spulciando i dati contenuti sul portale dell’Università di Messina, alla voce “Amministrazione trasparente”, a crea, con soldi investiti per materiali, attività di ricerca e di laboratorio, giornali e riviste, manutenzione ordinaria e riparazioni di attrezzature, carta, cancelleria e stampanti, missioni e trasferte, servizi di rappresentanza, quote di associazioni e molto altro ancora. Tra cui servizi non altrimenti classificabili.
Ma nelle 4.744 pagine, sul sito dell’UniMe, oltre ai rimborsi a favore di Cuzzocrea stanno emergendo ordini e pagamenti destinati a far discutere parecchio. Tra il 20 gennaio e il 28 settembre 2023, infatti, in soli nove mesi, sono stati effettuati ben quattordici mandati di pagamento alla Divaga Srl, una società agricola siciliana, con sede a Viagrande, nel Catanese.
Con ordini originati dai dipartimenti di Scienze veterinarie e soprattutto di ChimBioFarAm, quello di Cuzzocrea, si va da un minimo di 600 euro a un massimo di 17.900 spesi per manutenzione ordinaria e riparazioni di altri beni materiali, altri materiali tecnico-specialistici non sanitari, altri beni materiali diversi e altri servizi diversi non altrimenti classificabili. Il totale raggiunge la cifra di ben 122.300 euro.
Una società agricola, la Divaga Srl, costituita il 18 dicembre del 2018 e iscritta alla Camera di commercio il 9 gennaio del 2019, con un capitale sociale di 10mila euro, che si occupa di allevamenti di cavalli e altri equini e coltivazione di uva. E dalla visura camerale risulta che l’80% delle quote appartiene proprio al rettore Salvatore Cuzzocrea, mentre il restante 20% è di proprietà della moglie Valentina Malvagni. E l’amministratrice unica della società risulta essere la madre di Cuzzocrea, Maria Eugenia Salvo, moglie di quel Diego Cuzzocrea costretto alle dimissioni dopo una tragedia che colpì l’Università di Messina: l’omicidio dell’endoscopista del Policlinico Matteo Bottari. L’ex rettore e padre dell’attuale rettore fu indagato per favoreggiamento nell’ambito delle indagini sull’omicidio, poi fu accusato di aver simulato il furto e il danneggiamento della sua auto e per questo fu costretto a dimettersi. Ma le accuse a suo carico caddero completamente.
Salvatore Cuzzocrea, il cui rettorato terminerà il prossimo 17 aprile, ha replicato alle domande di Repubblica con un messaggio su WhatsApp: «Non intendo rispondere ancora a una questione che tiene banco da giorni», ha scritto. « Queste sono attività amministrative, che non seguo io. Ma verificherò ogni cosa, personalmente, con il direttore generale. Dico solo che questo è accanimento. Non ho fatto nulla di male. È tutto nella norma e tutto è stato fatto nel rispetto delle regole. Se non così non fosse, non sarebbero nel sito della trasparenza». Fonte: Repubblica del 06-10-23