12 Settembre 2023 Giudiziaria

Crac del settimanale Centonove: Condanna in appello a 4 anni e 4 mesi per Enzo Basso

Una riduzione di condanna e un’assoluzione, più alcune dichiarazioni di prescrizione. S’è chiuso così nel tardo pomeriggio di ieri il processo d’appello per il crac del settimanale messinese Centonove davanti al collegio di secondo grado presieduto dal giudice Alfredo Sicuro (giudici a latere Antonino Giacobello e Luana Lino), nei confronti dei due imputati rimasti rispetto al quadro iniziale di indagati e accuse. Si tratta del giornalista Enzo Basso, fondatore ed editore del settimanale, e del commercialista Giuseppe Garufi, che sono stati assistiti rispettivamente dagli avvocati Andrea Calderone e Carlo Mastroeni.

Per Basso, che ieri ha reso spontanee dichiarazioni per circa tre ore, i giudici hanno ridotto la condanna del primo grado, che è passata da 6 anni, 5 mesi e 15 giorni a 4 anni, 4 mesi e 20 giorni; questo grazie all’assoluzione parziale per alcuni casi di emissione fittizia di fatture, con la formula «perché il fatto non sussiste», mentre è stato confermato il quadro delle accuse iniziali rispetto alla bancarotta fraudolenta (“impropria”) e alla frode fiscale.

“Esce” invece completamente dal processo il commercialista Garufi, che in primo grado aveva registrato la condanna a 2 anni e 2 mesi: è stato assolto nel merito dai casi di falso che secondo l’accusa aveva commesso con Basso, con la formula «perché il fatto non sussiste», e per la vicenda della emissione delle fatture ritenute fittizie, i giudici hanno preso atto della prescrizione e l’hanno dichiarata in sentenza.

Ieri c’era per l’accusa il sostituto procuratore generale Adriana Costabile, ma la requisitoria si era già registrata il 7 luglio scorso: il sostituto pg Felice Lima aveva chiesto di aggravare le due condanne di primo grado, “aggiungendo” altri 6 mesi per Basso e altri 2 mesi per Garufi (la sentenza di primo grado non era stata infatti appellata solo dagli imputati ma anche dalla Procura).

L’avvocato Carlo Mastroeni, difensore di Garufi, in una nota ha espresso «viva soddisfazione perché la Corte d’appello ha ritenuto di accogliere i motivi d’impugnazione della sentenza di primo grado, assolvendo il mio assistito, che ha subito ingiustamente ben 7 anni di processi . È stata resa pienamente giustizia ad un onesto lavoratore, che si era trovato invischiato in una vicenda giudiziaria tanto intricata, solo per aver svolto il suo mestiere di contabile».

"Prendiamo atto del parziale accoglimento dell’appello - spiega invece l'avvocato Andrea Calderone -  tuttavia è una sentenza che ci soddisfa solo in parte, pertanto attendiamo il deposito delle motivazioni convinti di poter dimostrare le nostre ragioni in Cassazione".

In questi mesi, sempre per la stessa vicenda, la Cassazione s’è occupata di un altro troncone processuale, quello dei giudizi abbreviati, ed ha disposto l’annullamento con rinvio della condanna d’appello a suo tempo decisa per Giuseppe Andrea Ceccio e Francesco Pinnizzotto.

Basso, fondatore ed editore del settimanale Centonove, finì ai domiciliari nel 2017 dopo un’indagine della Procura e della Guardia di Finanza con le accuse di bancarotta fraudolenta (“impropria”), falso in bilancio e frode fiscale. Garufi rimase invece coinvolto nella vicenda per l’emissione di alcune fatture legate alla gestione delle varie cooperative di gestione della testata. In primo grado entrambi registrarono poi assoluzioni parziali per alcuni capi d’imputazione e una dichiarazione di prescrizione.

Secondo la Procura e la Guardia di Finanza, l’organo che all’epoca compì le indagini coordinate dall’allora procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, al centro dell’intera vicenda ci sarebbe la creazione nel tempo di una serie di imprese editoriali per percepire i contributi riservati al settore, evitando così il fallimento della ditta iniziale. Basso è stato chiamato in causa per i vari passaggi societari dell’Editoriale Centonove, di Centonove Press e delle altre cooperative in qualche modo collegate nel tempo.

DALL'ARCHIVIO: LA RICHIESTA DI AGGRAVAMENTO DELLA PENA DEL SOSTITUTO PROCURATORE GENERALE LIMA.

Un aggravamento delle pene inflitte in primo grado, rispettivamente di 6 e 3 mesi, e la concessione delle attenuanti generiche, che sempre in primo grado non furono concesse. È questa in estrema sintesi la requisitoria dell’accusa, dello scorso luglio, al processo d’appello per il caso della bancarotta del settimanale Centonove. È il sostituto procuratore generale Felice Lima a sostenere l’accusa davanti al collegio di secondo grado presieduto dal giudice Alfredo Sicuro, nei confronti dei due imputati rimasti rispetto al quadro iniziale di indagati e accuse. Si tratta del giornalista Enzo Basso, fondatore ed editore del settimanale, e del commercialista Giuseppe Garufi, che sono rispettivamente assistiti dagli avvocati Andrea Calderone e Carlo Mastroeni.

In primo grado, nel marzo del 2022, il collegio penale presieduto dal giudice Adriana Sciglio condannò Basso alla pena di 6 anni, 5 mesi e 15 giorni di reclusione, e Garufi alla pena di 2 anni e 2 mesi. E il sostituto pg Lima, dopo aver svolto la sua requisitoria, ha chiesto di “aggiungere” a queste condanne altri 6 mesi per Basso e altri 2 mesi per Garufi.