Don Ciotti: «Il Ponte sullo Stretto unirà certamente due cosche. La politica oggi è smemorata»
Parla di «una politica smemorata», di «segnali che diventano inquietanti» in relazione a decisioni prese su quelli che «sono stati pilastri» che «oggi vengono messi fortemente in discussione». Non ha mai avuto peli sulla lingua don Luigi Ciotti, il fondatore e presidente di Libera – l’associazione che supporta e raccoglie i familiari delle vittime innocenti della criminalità organizzata – lo dimostra ancora una volta criticando le decisioni del Governo in tema di giustizia, autonomia differenziata, politiche sociali e giovanili. E non solo. «Il Ponte sullo Stretto – dice in occasione della presentazione del libro “Guida all’Aspromonte misterioso” a Bovalino, nella Locride – non unirà solo due coste, ma certamente due cosche».
«Una serie di segnali che diventano inquietanti»
«La politica è smemorata – spiega don Ciotti ai microfoni del Corriere della Calabria – perché vedo che in questo momento c’è in atto, con le dichiarazioni e anche con alcuni fatti, il depotenziamento di quei pilastri che sono stati creati nell’arco degli anni per avere maggiore forza al contrasto ai giochi criminali». Dichiarazioni e fatti che hanno a che fare con le posizioni che, secondo il presidente di Libera, vengono prese in relazione al «reato di abuso d’ufficio che viene impoverito, eliminato; le intercettazioni che ne vengono penalizzate, anche se alcune piccole modifiche erano necessarie; il concorso esterno in associazione mafiosa che viene messo in discussione e c’è la volontà di eliminarlo; il codice degli appalti che invece di stringere per controllare questa marea di denaro che sta arrivando, si favorisce su tutti i subappalti». Per don Ciotti si tratta di «tutta una serie di segnali che diventano inquietanti».
«I cittadini alzino la voce per chiedere ciò che è giusto»
E poi il presidente di Libera parla anche dell’importanza dell’impegno attivo dei cittadini: «Ci sono troppi cittadini a intermittenza», dice. «Nella lotta alla mafia il lavoro della magistratura e delle forze di polizia è fondamentale, ma c’è anche una responsabilità nostra, di cittadini, associazioni, movimenti. Noi che cosa facciamo? Abbiamo bisogno di essere cittadini più responsabili nella continuità, nella condivisione, nella responsabilità di collaborare con le istituzioni se fanno le cose giuste, essere una spina nel fianco se non fanno quello che devono fare. Abbiamo questo dovere: di alzare il volume della nostra voce per chiedere ciò che è giusto, perché oggi le mafie sono più forti di prima. Nonostante l’impegno, il sacrificio, il lavoro generoso di polizia, prefetture, segmenti delle istituzioni e segmenti importanti del nostro Paese sono più forti di prima, si è passati dal crimine organizzato mafioso al crimine normalizzato».
«La Calabria è una terra meravigliosa, ma ci vogliono le condizioni affinché i ragazzi tornino»
Infine il fondatore di Libera ha parlato dei rischi dell’autonomia differenziata: «I poveri saranno sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi», e della condizione di tanti giovani che vanno lontano in cerca di opportunità formative e lavorative: «La Calabria è una terra così bella, meravigliosa, dall’archeologia all’arte, nella storia, nella natura, nell’ambiente con mare e monti che si baciano. Tutto questo avrebbe delle potenzialità che permetterebbe a tanti dei nostri ragazzi che hanno voglia di portare il loro contributo, i loro saperi, a rendere ancora più forte questa terra. Ma ci vogliono le condizioni affinché i ragazzi tornino nelle loro terre. È un problema della politica investire sui nostri ragazzi. Sarebbe un grande cambiamento». (redazione@corrierecal.it)