Mafia: ex senatore condannato denuncia legale vittime Fabio Repici, “diffama”
L’ex senatore Vincenzo Inzerillo, già condannato con sentenza definitiva a cinque anni e quattro mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, quale referente del clan di Brancaccio diretto da Giuseppe Graviano, si ritiene “vittima di diffamazione” e avvia il procedimento di mediazione preliminare che anticipa la richiesta di risarcimento danni nei confronti dell’avvocato Fabio Repici e della testata giornalistica AntimafiaDuemila. Inzerillo sostiene di aver subito una “lesione al proprio onore e alla propria reputazione” in conseguenza delle parole pronunciate il 18 luglio 2022 da Repici, legale di Salvatore Borsellino e di molti familiari di vittime di mafia, in una conferenza organizzata dalla stessa testata. Le parole dell'avvocato Repici oggetto dell'iniziativa dell'ex senatore di Brancaccio, riportate il giorno dopo in un articolo pubblicato da AntimafiaDuemila, secondo l’atto notificato dal difensore di Inzerillo, furono: «Il 14 settembre 1992 (…) cercano di uccidere Calogero Germanà, vicequestore. (…): era stato delegato a fare degli accertamenti che lo avevano portato a mettere nero su bianco alcune circostanze particolarmente delicate, che partivano dal tentativo di aggiustamento del processo per l'omicidio del capotano Emanuele Basile. (…) Paolo Borsellino (…) investigando su quel tentativo di aggiustamento era arrivato a un personaggio, che era un senatore, il senatore Vincenzo Inzerillo. Quest'ultimo era nelle mani dei Graviano. Dello stesso Giuseppe Graviano che poi va a sparare al vicequestore Germanà». Secondo la tesi di Inzerillo, assistito dall'avvocata Cristiana Donizetti, collega di studio e moglie del noto legale Stefano Giordano (fra l'altro, storico difensore di Bruno Contrada), nelle parole di Repici “il sillogismo è chiarissimo. Le premesse: Vincenzo Inzerillo ha preso parte al ‘tentativo di aggiustamento’ del processo Basile; Germanà e Borsellino, nel corso delle indagini svolte, hanno scoperto quel coinvolgimento; successivamente a quella scoperta, Germanà e Borsellino sono stati vittime di attentati (mortale per il secondo) ad opera di quegli stessi mafiosi cui l'Inzerillo era contiguo. La conclusione: dietro quegli attentati, ci sono anche la persona e gli interessi dell'Inzerillo, quale coautore di tentativi di ‘aggiustamento’ di processi in atto contro Cosa Nostra”. Secondo Inzerillo, poi, AntimafiaDuemila, riportando le parole dell'avvocato Repici “acriticamente”, avrebbe contribuito alla diffamazione dell'ex esponente politico, che adesso “intende conseguire il risarcimento del pregiudizio” subito. Vincenzo Inzerillo, già assessore al Comune di Palermo, fu eletto al Senato nel collegio di Brancaccio il 5 aprile 1992, per una sola legislatura. Successivamente, anche sulla scorta delle accuse di numerosi collaboratori di giustizia, da Giovanni Drago a Giovanni Brusca, da Vincenzo Sinacori a Gaspare Spatuzza, fu condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa, in particolare quale politico di riferimento dei fratelli Graviano e del clan di Brancaccio. Di Inzerillo si parla anche nella sentenza che ha condannato i responsabili dell'omicidio di Padre Pino Puglisi, parroco proprio a Brancaccio. In quella decisione, si legge del ruolo da protagonista di Inzerillo in campo politico nel territorio dei fratelli Graviano e anche dell'episodio in cui padre Puglisi aveva strappato pubblicamente sulla strada dei bigliettini di ringraziamento che l'entourage del senatore aveva fatto arrivare nella parrocchia guidata dal sacerdote ucciso dagli affiliati dei Graviano il 15 settembre 1993.