Dopo la condanna definitiva a Saro Cattafi: E adesso la confisca della splendida baia di Sant’Antonio a Milazzo
Di Antonio Mazzeo - La Corte di Cassazione ha confermato la condanna ad anni 6 di reclusione per associazione mafiosa "fino al 2000" nei confronti del boss barcellonese Rosario Pio Cattafi, uomo-cerniera tra mafia, servizi segreti, massoneria e apparati istituzionali dello Stato.
La sua condanna è sancita dall'art. 416 bis del codice penale, quello proposto dall'on. Pio La Torre, prima dal suo barbaro assassinio.
Riteniamo opportuno ricordare che l'art. 416-bis prevede in particolare che "nei confronti del condannato è sempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profitto o che ne costituiscono l'impiego".
Così come ad esempio i terreni della splendida baia di sant'Antonio a Milazzo, "acquisiti" da Rosario Pio Cattafi con una spericolata operazione finanziaria negli anni '80 e la cui titolarità è stata deliberatamente occultata dallo stesso fino al 2 novembre 2020 (data di trascrizione presso l'Agenzia delle entrate di Messina).
Su questa ignobile vicenda abbiamo pubblicato alcune inchieste giornalistiche e, lo scorso anno, siamo stati pure auditi per oltre un'ora dalla Commissione Parlamentare Nazionale Antimafia in visita a Messina.
E anche allora -senza attendere la sentenza definitiva della Cassazione - abbiamo invocato come atto di verità e giustizia la confisca dei beni di Cattafi, primi fra tutti i terreni della baia di Capo Milazzo, perché essi siano riconosciuti patrimonio ambientale e paesaggistico dell'umanità tutta.
Adesso lo Stato deve fare la sua parte, avviando immediatamente le procedure previste dall'ordinamento. Il modo migliore di ricordare la giornata del 23 maggio in cui si commemora l'efferata strage di Capaci in questa provincia dove ancora, per tanti, troppi, "la mafia non esiste".