Risanamento, Geraci (M5S): “No ai palazzoni”
MESSINA. «Accolgo favorevolmente le parole del sub commissario al risanamento Marcello Scurria, che durante la seduta di consiglio comunale parlando in particolare del progetto di costruzione nelle zone sbaraccate di Bisconte e Fondo Fucile denominato PINQUA (Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare), ha espresso contrarietà sulla tipologia costruttiva ed anche sul metodo.» Così commenta Alessandro Geraci, vicepresidente della Terza Municipalità, riguardo il risanamento delle zone dove una volta era presenti le baracche della città.
«Parliamo di 145 milioni che verrebbero spesi per la costruzione di enormi palazzoni fino ad 8 piani,un’autentica colata di cemento che nulla ha a che vedere con il risanamento e la rigenerazione urbana di questi territori. Ho criticato da subito questa soluzione che ci riporta indietro negli anni, in quanto abbiamo già avuto esempi fallimentari di appartamenti pollaio, proprio nella stessa zona di Bisconte con i 189 alloggi costruiti nel 2006 in cui il villaggio venne tagliato a metà, ghettizzando parte dei suoi abitanti in queste costruzioni, in cui la vivibilità è ai minimi termini, con situazioni di disagio sociale arrivate all’esasperazione. Il Risanamento non è un’operazione solo edilizia, altrimenti le baracche passano da orizzontale a verticale dentro questi palazzoni, ma deve essere anche sociale, culturale ed economica. Gli ambiti di risanamento sono diversi tra loro, come diverse sono le situazioni familiari e per questo vanno gestiti modulando gli interventi in base al contesto abitativo e territoriale (Bisconte va risolto diversamente da Fondo Fucile). Rinnovo la massima collaborazione al neo commissario – conclude il vicepresidente – con la speranza di non vedere mai più nella nostra città lo spauracchio di alloggi pollaio come le vele di Scampia, ed auspicando un utilizzo efficace dei poteri speciali che dovrebbero evitare lungaggini burocratiche, valutando oltre all’acquisto di alloggi disponibili, l’utilizzo di altri strumenti normativi a disposizione, come il progetto Capacity.»