Il processo sulle rivelazione di Palamara e Fava: Il pm Carchietti testimone in aula, “In coordinamento con Roma mai contrasti con Ielo”
“Ielo ha interloquito in maniera propositiva con l’Ufficio di cui faccio parte, per quello che e’ stata la mia diretta percezione non ci furono motivi di contrasto”. A dirlo il sostituto procuratore di Messina Antonio Carchietti sentito come testimone nel processo nato dal filone di inchiesta della procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone, sulle rivelazioni che vede imputati l’ex magistrato Luca Palamara e l’ex pm di Roma Stefano Rocco Fava, ora giudice civile a Latina, accusati di rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio.
Carchietti, rispondendo alle domande dell’avvocato Filippo Dinacci, legale del pm messinese Paolo Ielo - al centro di una manovra per screditarlo - e parte civile nel procedimento, ha ricostruito il coordinamento con la procura di Roma “nell’ambito delle indagini sul procedimento ‘Sistema Siracusa’ che vedeva tra gli indagati l’ex pm di Siracusa Giancarlo Longo, gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore e l’imprenditore Fabrizio Centofanti in cui erano ipotizzati reati come il falso ideologico e la corruzione”.
Con i colleghi “vennero concordate le tempistiche, l’esigenza - ha spiegato in aula il magistrato - era di procedere in maniera sintonica. Non ci furono assolutamente condizionamenti. C’e’ stato sempre un notevole impegno investigativo”. “Ricordo che Ielo riferì a me personalmente che aveva rapporti di amicizia con l’avvocato Salvino Mondello e il fatto che avesse deciso di patrocinare Amara lo aveva infastidito. Mi disse di averlo detto a tutti e che aveva presentato una richiesta di astensione che poi fu rigettata”, ha detto Carchietti. Fonte: AdnKronos