21 Gennaio 2023 Giudiziaria
Ardita: ”Successione di Messina Denaro? Organizzata da lui stesso”
"Come manager di un'organizzazione criminale, Messina Denaro ha organizzato e studiato la sua successione prima del suo arresto". Così a Fanpage.it Sebastiano Ardita, consigliere togato del Consiglio Superiore della Magistratura. "Se parlerà è difficile saperlo, credo che Messina Denaro si fosse un pò rassegnato all'idea di essere preso, poi bisogna capire quale fosse il suo intento. Se avesse avuto una posizione radicale di fuga lo avrebbero trovato probabilmente all'interno del bunker, il secondo covo trovato a Campobello di Mazara, mentre lui mi sembra di capire che fosse entrato nell'ordine di idee di poter essere arrestato. Detto questo, dire a cosa Matteo Messina Denaro voglia andare incontro, non ci è dato sapere”. Ma una cosa è certa: "Diventerà un detenuto, un detenuto importante classificato al 41-bis, e di conseguenza avrà una libertà limitata, con rapporti con l'esterno praticamente azzerati. Non so se accadrà, ma è probabile che venga anche allocato in un'area riservata, ovvero una porzione di carcere separata dalla stessa porzione di 41-bis, cosa che prevede non solo una evidente difficoltà di contattare il mondo esterno, ma anche con gli altri detenuti". "Inoltre - ha aggiunto - avrà delle forti limitazioni sotto l'aspetto economico, un detenuto di quel livello al 41-bis è sottoposto a regole ferree che prevedono limite di spesa e di pacchi che possono essere ricevuti, così come un limite massimo di denaro che può essere ricevuto e inviato all'esterno. Passeggerà in una zona dedicata solo a lui, avrà contatti col suo compagno di cella e forse con un altro paio di detenuti al massimo. La vita di Matteo Messina Denaro sarà questa d'ora in poi". Però "avrà un vantaggio che gli sarà concesso dal sistema penitenziario italiano, ovvero la salute. Di fatto, come ho detto, sarà curato molto meglio di come è stato curato finora. A questo aggiungiamo che, dai primi elementi emersi, ma anche dalle indagini di questi lunghi anni, sembra che finora abbia sempre condotto una vita agiata, circondato da beni e oggetti di lusso. Questo ci fa presumere che la condizione del 41-bis non può che stargli stretta, e a quel punto sarà sempre e solo una sua scelta, ma se dovessi dirle cosa accadrà, in casi come questo il 99% delle volte è impossibile che vi sia una scelta di collaborazione con la giustizia. I capi di Cosa Nostra, i reggenti mafiosi, sono personaggi che non collaborano, Santapaola, Bagarella, Provenzano non hanno mai collaborato". "Noi pensiamo che la mafia sia un fenomeno di costume, ma quando ci sono investimenti, e sembra che Messina Denaro abbia finanziato l'attività con i soldi che erano provento delle attività illecite, è chiaro che nulla avviene in maniera improvvisata. Quindi anche la successione di Messina Denaro sarà stata studiata e organizzata dall'organizzazione e da lui stesso”. Ma ”quello che noi possiamo fare è solo ipotizzare - ha detto il consigliere togato - a meno che non ci siano dei collaboratori che illustrino nomi e dinamiche degli sviluppi di Cosa nostra: probabilmente anche da latitante Messina Denaro è stato responsabile di tutta l'area del Trapanese, quindi l'assetto in quella zona potrebbe essere stato già consolidato nel tempo". "Matteo Messina Denaro - ha continuato Ardita sempre su Fanpage.it - sappiamo per certo che aveva almeno due basi, un appartamento che occupava fingendosi un'altra persona, e un covo blindato in cui nascondersi. In entrambi i casi è evidente che per raggiungere questi luoghi, soprattutto il primo che era abbastanza scoperto, doveva spostarsi a piedi, magari andare a fare la spesa, andare in un negozio. E se anche avesse deciso di delegare tutte queste attività, possiamo ipotizzare che per avere un appartamento aperto che non fosse un bunker è perché lo frequentava. Di fatto non viveva nascosto, non faceva la vita del latitante: sappiamo per certo che si è concesso a selfie con i medici o chat con altri pazienti. Pensiamo a un centro piccolo come il comune di Campobello di Mazara, immagino che qui una persona nuova venga subito notata, ed è normale che ci si interroghi su chi sia il nuovo arrivato: se lo domanderebbero tutti, dal vicino di casa al panettiere. E considerato che la sua fotografia è pressoché identica all'identikit diffuso in questi anni, qualcuno avrà capito a un certo punto di trovarsi dinanzi a Messina Denaro”. "Tra tutte le persone che lo hanno capito è possibile che non ce ne sia stata nemmeno una che ricoprisse una funzione pubblica? - ha domandato il magistrato - “Ecco che, ritornando a quello che le dicevo poco fa, le coperture del boss hanno riguardato sia un consenso diffuso da parte della popolazione sia le coperture istituzionali, insomma mi pare piuttosto scontato che qualcuno gli abbia garantito sicurezza in questi anni, altrimenti la latitanza non si può determinare, questo deve essere chiaro. Qui parliamo di una latitanza di 30 anni”.