Dal 41bis l’ordine di ammazzare Giuseppe Antoci, scorta innalzata ai massimi livelli
La mafia ti colpisce non quando denunci. Ma quando metti in crisi i giganteschi affari sporchi.
E i conti della criminalità organizzata dei pascoli, siciliana e non solo, sono stati falcidiati da un semplice atto: il Protocollo Antoci. Un atto voluto dall'allora presidente del Parco dei Nebrodi nel 2015, e diventato legge nel 2017.
In sintesi, un inasprimento nella richiesta della certificazione antimafia per usufruire di terreni agricoli che godono di fondi europei. Un semplice atto che ha devastato gli affari illegali della mafia dei pascoli. In Sicilia prima di tutto. Ma anche la criminalità organizzata in altre regioni.
Per questo Giuseppe Antoci è diventato uno dei nemici principali della mafia. Da ammazzare. Ci ha già provato il 18 maggio 2016, con un attentato sventato dalla sua scorta.
Ma la criminalità non dimentica. E ora dalle carte di più inchieste emerge che i progetti di attentato contro Antoci sono ancora operativi. Anzi, dal 41bis arrivano segnali all'esterno.
Boss di grande calibro fanno sapere che non appena fuori "lo ammazzano". In gergo mafioso, anche un messaggio ai parenti: l'obiettivo da colpire è lui.
A parlare della volontà di uccidere Antoci, come risulta da intercettazioni della Dda di Messina, è un 39enne, Francesco Conti Mica di Tortorici, arrestato ai primi di dicembre per estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di Messina Simona Finocchiaro ed eseguita dai carabinieri, il 39enne si qualifica, parlando con la vittima, come appartenente al clan mafioso dei Batanesi, che prende il nome da una delle borgate di Tortorici, Batana, e per intimidirla ulteriormente sottolinea che sua madre è una Bontempo Scavo, altra famiglia di mafia dei Nebrodi.
L'indagato sostiene anche di essere in contatto con suoi parenti, detenuti in regime di 41 bis perché coinvolti nel processo "Nebrodi", nato anche dalle denunce di Antoci: "Comunico con persone che sono in galera", afferma, e aggiunge: “A Peppe Antoci non l'hanno voluto ammazzare, però quando escono i miei parenti dal 41 bis lo ammazzano”.
Secondo indiscrezioni, in corso di verifica, non sarebbero, però, solo le «famiglie» siciliane in subbuglio ma ci sarebbero anche le ‘ndrine calabresi su tutte le furie per il business lucroso fatto saltare.
A riprova di un rischio grave e imminente, nelle scorse settimane il Comitato per l'ordine e la sicurezza ha deciso di innalzare ai massimi livelli la scorta ad Antoci. E di aumentare anche quella a protezione dei familiari dell'ex presidente. In termini tecnici è un livello 1: una protezione che oggi in Italia - escluse le figure istituzionali - è stata imposta a meno di 5 persone.
Questo provvedimento è arrivato negli stessi giorni in cui è arrivato a sentenza il maxi processo contro la mafia dei pascoli: il tribunale di Patti ha condannato 90 persone a oltre 600 anni di carcere. Condanne durissime in particolare per il clan dei Batanesi che - in alleanza con il gruppo dei Bontempo Scavo - facevano parte di una organizzazione mafiosa nota come "tortoriciani", dal nome del paesino dei Nebrodi Tortorici.
Al momento l'ex Presidente Antoci non rilascia dichiarazioni. Ma da persone a lui vicine trapela la massima fiducia nella protezione che gli garantisce lo Stato e la profonda determinazione a proseguire nel suo impegno per la legalità.
LE REAZIONI.
Sos impresa - Rete per la legalità: “Fatto gravissimo”.
“Quanto riportato dalla stampa questa mattina in merito alle minacce di morterivolte a Giuseppe Antoci sono di una gravità assoluta”, afferma Sos Impresa - Rete per la legalità Aps, “e impongono a tutti una rinnovata e più forte presa di posizione contro le mafie e, soprattutto, quella che si è fatta protagonista di queste minacce. Giuseppe Antoci è una persona onesta, giusta e coraggiosa che ha permesso allo Stato, con il suo impegno ed esponendosi in prima persona, di svelare la “mafia dei pascoli” che oggi è ravvisabile non solo sui monti Nebrodi ma in moltissime aree del Paese, non solo, quindi, in Sicilia. Il suo contributo alla giustizia e alla legalità è stato, ed è ancora oggi, importantissimo al fine di aiutare tanti agricoltori a sperare di liberarsi dal racket e dalle angherie della cosiddetta agromafia”.
“Esprimo la più totale vicinanza e solidarietà al nostro socio onorario Peppe Antoci e alla sua famiglia, ha dichiarato Luigi Cuomo, presidente nazionale di SOS IMPRESA Rete per la Legalità Aps, a nome mio personale e di tutta l’associazione che ho l’onore di rappresentare. Antoci rappresenta la parte sana di questo Paese e noi abbiamo l'orgoglio di stare, insieme a lui, dalla stessa parte nella quale Peppe testimonia quotidianamente il suo coraggio, il suo impegno civico e la lotta a tutte le mafie”.
Anche Pippo Scandurra, vice presidente vicario di SOS IMPRESA Rete per la Legalità Aps, ha espresso la sua solidarietà e vicinanza ad Antoci “esprimendo il proprio augurio che si stringa intorno a Peppe una rete di tutela e protezione, oltre quella dello Stato, anche popolare e di massa alla testa della quale certamente ci saranno le nostre associazioni siciliane e nazionali che conoscono il valore e l’importanza dell’impegno civico di Antoci che è fondamentale per liberare la nostra Sicilia, ed il nostro Paese, dalle mafie.” Il protocollo Antoci è un pilastro nuovo e fondamentale per contrastare l’agromafia in Sicilia, in Italia e in tutta Europa.
CGIL nazionale e CGIL Sicilia, sostegno e solidarietà a Beppe Antoci.
”“Peppe Antoci non l'hanno voluto ammazzare, però quando escono i miei parenti dal 41 bis lo ammazzano". Questa frase contenuta in una intercettazione telefonica fra mafiosi ha il significato inequivocabile di una minaccia pesante e pericolosa nei confronti di Beppe Antoci al quale rivolgiamo tutta la nostra vicinanza e il nostro sostegno”. Così in una nota la Cgil nazionale e la Cgil Sicilia.
"Antoci ha avuto grandi meriti nello svelare un sistema malavitoso che faceva per anni incetta di danaro pubblico ed europeo ingrassando la così detta "mafia dei pascoli". Non solo. Attraverso un protocollo, diventato poi legge nazionale, Antoci - prosegue la nota - ha consentito allo Stato di dotarsi di uno strumento potente di contrasto all'azione delle mafie. A questo uomo dobbiamo molto e chiediamo innanzitutto alle istituzioni di fare il possibile per tutelare. Ai cittadini, ai lavoratori, alle forze sane della Sicilia chiediamo il massimo sostegno e la massima vicinanza a Beppe Antoci".
Mafia – Barbagallo: “Solidarietà ad Antoci, al suo fianco nel contrasto all’anti-stato”.
“La mafia dei pascoli è stata duramente colpita dalle condanne e tenta di rialzare la testa minacciando di morte Giuseppe Antoci che l’ha contrastata in ogni modo grazie anche al suo protocollo di legalità divenuto oggi legge dello stato. Addirittura ci sarebbe un ordine operativo per eliminarlo.
Ad Antoci e alla sua famiglia esprimo vicinanza e solidarietà personale e a nome del Pd siciliano. Antoci non è solo, siamo al fianco in questa battaglia contro l’anti-stato”. Lo dichiara il capogruppo del PD in commissione Trasporti alla Camera e segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo.