Le mani dei clan su Isola Bella, ecco la sentenza d’appello
Lo specchio di mare di Isola Bella appannaggio dei Cintorino, legati ai Cappello, e i Santapaola-Ercolano: assieme sarebbero riusciti a mettere le mani nelle attività da diporto legato alle escursioni turistiche. Nel 2019 l’operazione del Gi.co. della Guardia di Finanza aveva scoperchiato un vero e proprio racket che le due famiglie mafiose si sarebbero spartite, per un giro d’affari che arrivava a mettere assieme anche 20 mila euro al giorno.
A distanza di tre anni dall’operazione della Guarda di Finanza ieri e’ stata emessa la sentenza di appello.
Ecco i dettagli:
Riformata la pena per Salvatore Fichera (esclusa l’aggravante mafiosa) 4 anni di reclusione e 24 mila euro di multa;
Rideterminata la pena, già ridotta per il rito, nei confronti di:
Silvestro Macrì in anni dodici mesi uno e giorni otto di reclusione,
Carmelo Porto (che dopo il blitz decise di entrare nel programma di protezione) in anni nove mesi uno e giorni venti di reclusione;
Gaetano Scalora, esclusa la contestata recidiva, in anni due mesi quattro e giorni ventiquattro di reclusione, e per l’effetto, revoca la pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici.
Dichiara inammissibile l’appello proposto dal Pubblico Ministero nei confronti di Timpanaro Giuseppe.
Confermate il resto delle condanne:
Pasqualino Bonaccorsi, 12 anni 10 mesi e 20 giorni; Agnese Brucato, 6 anni e 8 mesi; Domenico Calabrò, 3 anni 4 mesi e 28 mila euro di multa; Fortunato Cicirello, 3 anni (a titolo di continuazione); Francesca Colosi, 10 anni e 2 mesi e 20 giorni; Giuseppe D’Arrigo, 10 anni 2 mesi e 20 giorni; Gaetano Di Bella, 15 anni 5 mesi e 20 giorni; Luigi Franco, 12 anni e 6 mesi e 20 giorni; Gaetano Grillo, 11 anni 1 mese e 10 giorni; Giuseppe Leo, 3 anni 4 mesi e 28 mila euro di multa; Salvatore Leonardi, 4 anni e 8 mesi e 1400 euro di multa; Giuseppe Messina, 10 anni 6 mesi e 20 giorni; Antonio Pace, 6 anni e 8 mesi; Giuseppe Pace, 6 anni e 8 mesi; Mario Pace, 12 mesi di isolamento diurno a titolo di continuazione dall’ergastolo; Carmelo Pennisi, 6 anni 8 mesi e 60 mila euro di multa; Carmelo Porto, 9 anni 9 mesi e 10 giorni; Damiano Sciacca, 4 anni 6 mesi e 42 mila euro di multa; Sebastiano Trovato, 20 anni.
Disposte anche:
la rimessione in libertà di Gaetano Scalora (arrestato il 18.06.2019) per intervenuta integrale espiazione pena, se non detenuto per altra causa;
In via provvisoria, la rimessione in libertà di Damiano Sciacca (arrestato li 18.06.2019) per integrale espiazione alla data del 17.12.2023;
In via provvisoria, la rimessione in libertà di Agnese Brucato, Salvatore Leonardi, Antonio Pace, Giuseppe Pace, Carmelo Pennisi (arrestati lI 18.06.2019), per decorso del termine massimo di custodia cautelare alla data dell’11.12.2024;
In via provvisoria, la rimessione in libertà di Pasqualino Bonaccorsi, Francesca Colosi, Giuseppe D’Arrigo, Gaetano Di Bella, Luigi Franco, Gaetano Grillo, Giuseppe Messina, Silvestro Macrì, Carmelo Porto, Sebastiano Trovato (arrestati il 18.06.2019), per decorso del termine massimo di custodia cautelare a alla data dell’11.12.2026, se non detenuti per altra causa.
L’INDAGINE: l’operazione con 31 arresti scatto’ a giugno del 2019
La mafia che si fa impresa e affianca alle “tradizionali” attività di traffico di droga, estorsioni e usura anche quella molto prospera del turismo, controllando, in particolare, le escursioni turistiche nella costa jonica siciliana, da Giardini Naxos a Taormina. L’”accordo” prevedeva la spartizione in tre parti uguali degli incassi delle attività di trasporto in modo da non creare nessun contrasto tra le varie cosche: una per i mafiosi del clan Cappello - Cintorino, una per il clan Santapaola - Ercolano e una terza per gli imprenditori estorti. Proventi, che secondo i calcoli dei mafiosi, potevano arrivare anche a 20 mila euro al giorno (da dividere) nella stagione estiva.
Elemento di spicco di questa organizzazione criminale era Mario Pace, storico componente del clan Cappello già condannato all’ergastolo che, durante i permessi premio, organizzava “summit”, dava disposizione e ribadiva la propria egemonia nel sodalizio: “Io vi ammazzo, dicci a Mario e Carmelo Spinella a Calatabiano comando io, Mario Pace; trent’anni fà io ho fatto Calatabiano, ed io comando lì, neanche Nino, Nino ha il 41, fagli fare il 41 io ho fatto le discussioni, Calatabiano e Giardini ci sono io”.
E’ quanto emerge dall’inchiesta che ha portato il 18 giugno del 2019 ai 31 arresti emessi dal gip del Tribunale di Catania (26 in carcere e 5 agli arresti domiciliari). Le accuse sono, in concorso, per associazione a delinquere di tipo mafioso, per estorsioni, trasferimento fraudolento di valori, intestazione fittizia, usura, rapina, associazione finalizzata al narcotraffico, detenzione e spaccio di stupefacenti, tutti reati aggravati dalle finalità mafiose.
Le misure furono emesse su delega della Procura della Repubblica di Catania ed eseguita dai finanziari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania, supportati dai colleghi della Compagnia di Taormina, in collaborazione con lo Scico e il Roan di Palermo. Nell’ambito del provvedimento sono stati sequestrati i beni del patrimonio societario di pertinenza del clan Cappello – Cintorino e di quello Santapaola - Ercolano per un valore complessivo di oltre 1 milione di euro: si tratta di una società di noleggio di acquascooter, un bar e un lido balneare a Giardini Naxos e una ditta attiva “nella preparazione del cantiere edile e sistemazione del terreno”.
L’inchiesta “Isola Bella” (dal nome dell’isola di fronte Taormina oggetto delle mire affaristiche dei clan mafiosi) ha svelato l’operatività di un’agguerrita compagine criminale mafiosa, quella dei Cintorino, collegata alla famiglia mafiosa catanese dei Cappello.
Le indagini (che sono state attivate e curate in una prima fase dalla Compagnia Guardia di finanza di Riposto) hanno attestato come il clan Cintorino sia stato particolarmente radicato ed attivo nella propria “roccaforte” storica di Calatabiano ed opera ancora sotto l’egida di Mario Pace che, come detto, dava disposizioni e ribadiva la propria egemonia nel sodalizio. La frase sulla sua posizione di capo sono state riportate da Carmelo Porto (principale referente del gruppo) che riveste il ruolo di reggente fino alla scarcerazione di un altro esponente storico, Salvatore Trovato, che, dopo circa un ventennio di detenzione, aveva recuperato le redini del gruppo. Altra figura di grande spessore emersa attività è quella di Gaetano Di Bella, incensurato che fa da tramite tra Porto e i Cappello.
Le indagini hanno fatto emergere numerose estorsioni perpetrate a Calatabiano. I Cintorino, inoltre, gestivano il traffico di stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana) con molteplici canali di approvvigionamento che permettevano ai Cintorino di superare i “danni” causati dai sequestri operati dalla Guardia di Finanza nel corso delle indagini (un chilo di cocaina, un chilo e mezzo di hashish e uno di marijuana). Non mancano gravi episodi di usura con tassi di interesse che variano dal 120% al 450% annuale.
Ma il clan ha dimostrato di saper affiancare a queste attività “classiche” anche la capacità di insinuarsi tra le iniziative imprenditoriali più redditizie e visibili del territorio di competenza, con particolari proiezioni nel territorio della provincia di Messina, come Giardini di Naxos e Taormina, località particolarmente appetibili, sia per il controllo delle attività turistiche, sia per investire i proventi illeciti in attività imprenditoriali riconducibili al clan.
Particolarmente significativo delle mire espansionistiche nelle citate località, è il tratto della conversazione tra Di Bella ed il suo interlocutore Marcello Rocco(anche lui arrestato). Di Bella: “Ma tu devi stare a Taormina...!” Rocco: “Quanto ci stanno i carabinieri a sapere le cose…?” Di Bella: “Eeee lo so, però c'è Taormina, c'è...!” Rocco: “Naxos...!” Di Bella: “C'è tutto un giro va...!” Rocco: “Taormina, Giardini, certo Letojanni...!” Di Bella: “Eeeeh il giro c'è ed è grande...!”.
L’inchiesta ha accertato, quindi, che oramai da anni le escursioni turistiche effettuate da piccoli imprenditori, nel tratto di mare destro e sinistro antistante l’Isola Bella di Taormina, con barche da diporto, erano oggetto di pesanti infiltrazioni mafiose. Gli esercenti l’attività di noleggio di mezzi di trasporto marittimo, operanti nel famoso specchio d’acqua erano, infatti, costretti a “cedere” quotidianamente una parte dei loro guadagni.
Un’attività condivisa con esponenti della famiglia Santapaola-Ercolano, il cui referente locale era Salvatore Leonardi. Dalle indagini emerge che tra i due sodalizi era stato raggiunto un patto per la spartizione dei proventi e, per evitare contrasti nel corso della stagione turistica estiva, che avrebbero “nuociuto” agli affari, Di Bella e Trovato (dietro le direttive di Mario Pace ed il controllo operato dai figli Antonio e Giuseppe Pace, che eseguivano sopralluoghi e “rendicontavano” al padre Mario durante i colloqui in carcere) insieme a “Turi” Leonardi, avevano siglato un accordo per dividere gli incassi (e anche le spese) in tre parti: una per i mafiosi del clan Cappello - Cintorino, una per il clan Santapaola - Ercolano e una terza per gli imprenditori estorti. Il controllo delle attività è radicale, anche la sostituzione di un’imbarcazione in avaria non poteva essere disposta dall’imprenditore estorto se non previa autorizzazione del sodalizio mafioso di riferimento.
In alcune circostanze, non mancavano esplicite minacce degli estorsori a danno delle imprese: nello specifico, era Salvatore Leonardi a paventare l’affondamento delle imbarcazioni qualora il patto di spartizione degli introiti non fosse stato rispettato come concordato tra i due clan rivali. Il giro di affari era notevole, così, Di Bella e Pasqualino Bonaccorsi (anch’egli affiliato al clan Cintorino), effettuando una stima dei profitti realizzabili attraverso il controllo delle imbarcazioni, per la stagione estiva, prevedevano di introitare, in media, 20 mila euro al giorno da dividere in tre parti.
L’espansione territoriale verso le località turistiche si manifesta anche attraverso progetti imprenditoriali particolarmente ambiziosi: quello di aprire attività commerciali, intestate a soggetti terzi incensurati, reimpiegando in tal modo capitali di illecita provenienza. La realizzazione di questi progetti imprenditoriali è alla base dei sequestri operati a carico della società di noleggio acquascooter, del lido Recanati beach e del Bar “Etoile”, queste ultime due attività a Giardini di Naxos. La corposa investigazione della Guardia di Finanza di Catania, diretta da questa Procura Distrettuale, ha svelato il radicamento mafioso nel tessuto economico, imprenditoriale e sociale dei territori di Calatabiano e Giardini Naxos.