OPERAZIONE ‘PREDOMINIO’, LA SENTENZA DIVENTA DEFINITIVA. LA CASSAZIONE DICHIARA INAMMISSIBILI O RIGETTA I RICORSI DI PROCURA E DIFESE
Di Enrico Di Giacomo - Diventano definitive le condanne decise dalla Corte d'appello nell'ottobre del 2021 per l'operazione 'Predominio' sul ritorno in città di ex pentiti pronti a comandare e a fare affari con la droga. La Corte di Cassazione ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso della Procura Generale, ma anche i ricorsi dei legali, per tutti gli imputati (condannati al pagamento delle spese processuali per 3 mila euro) tranne che per Angelo Arrigo, Giuseppe Cutè e Cosimo Maceli per i quali il ricorso è stato rigettato (i tre stati condannati al pagamento delle spese processuali). I giudici hanno inoltre annullato la sentenza per Orazio Bellissima e Antonino Stracuzzi per difetto di motivazione, limitatamente alle attenuanti generiche, e ha rinviato per un nuovo giudizio ad altra sezione della Corte d’Appello di Messina.
Il Procuratore Generale della Cassazione aveva chiesto l'accoglimento del ricorso della procura generale di Messina (dott. Cutroneo) e del ricorso per Giuseppe Cute'.
Hanno difeso gli avvocati Salvatore Silvestro, Tonino Aliberti, Giuseppe Abbadessa, Marco Basile, Giuseppe Donato, Valentino Gullino, Ugo Colonna, Maria Carmela Barbera, Fabio Di Santo, Pierfrancesco Broccio, Gaetano Gemelli, Giovanni Caroè e Giuseppe Bonavita.
LA SENTENZA D'APPELLO.
Si era conclusa il 27 ottobre 2021, con dodici condanne, tra 8 riduzioni di pena e 4 conferme, il processo d'appello per l'operazione 'Predominio'.
Questa la sentenza della corte d'appello (presidente Trovato), in parziale riforma di quella emessa il 30 novembre del 2020:
Nicola Galletta (foto) è stato condannato a 15 anni di carcere; Alberto Alleruzzo a 2 anni e 400 euro di multa; Angelo Arrigo a 7 anni e 20mila euro di multa; Vincenzo Barbera a 6 anni, pena confermata (con l'attenuante per i collaboratori di giustizia, è lui che ha raccontato i retroscena dell'operazione Predominio); Orazio Bellissima a 3 anni ed euro 4mila di multa (revocate le pene accessorie); Salvatore Bonaffini a 10 anni; Giuseppe Cutè a 6 anni e 4mila euro di multa (pena confermata); Cosimo Maceli, a 7 anni (gli sono state concesse le circostanze attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti contestate); Pasquale Pietropaolo a 1o anni; conferma della pena per Giuseppe Selvaggio a 3 anni e 16mila euro di multa; Antonino Stracuzzi a 2 anni e 800 euro di multa; conferma della pena per Marco Galletta a 1 anno e 4 mesi e 3mila euro di multa.
Assoluzioni parziali inoltre per Orazio Bellissima, Salvatore Bonaffini, Nicola Galletta, Cosimo Maceli e Pasquale Pietropaolo dal reato di cui al capo A con la formula 'perchè il fatto non sussiste' e per Angelo Arrigo dal reato di cui al capo R per 'non aver commesso il fatto'
LA SENTENZA DI PRIMO GRADO.
Si era chiuso con 12 pesanti condanne il 30 novembre del 2020, il troncone dei giudizi abbreviati del processo 'Predominio'.
Questa la sentenza del gup Valeria Curatolo che vedeva condanne per circa cento anni di carcere
Nicola Galletta (foto) era stato condannato a 20 anni di carcere; Alberto Alleruzzo a 2 anni e 6 mesi; Angelo Arrigo a 8 anni e 22mila euro di multa; Vincenzo Barbera a 6 anni (con l'attenuante per i collaboratori di giustizia, è lui che ha raccontato i retroscena dell'operazione Predominio); Orazio Bellissima a 8 anni; Salvatore Bonaffini (foto) a 14 anni; Giuseppe Cutè a 6 anni e 4mila euro di multa; Cosimo Maceli, a 12 anni; Pasquale Pietropaolo (foto) a 16 anni; Giuseppe Selvaggio a 3 anni e 16mila euro di multa; Antonino Stracuzzi a 3 anni e 4 mesi e 10mila euro di multa; Marco Galletta a 1 anno e 4 mesi e 3mila euro di multa.
Davanti al gup Valeria Curatolo, tutti gli imputati avevano chiesto di essere giudicati col giudizio abbreviato, ad eccezione di Stellario Brigandì e Giovanni Ieni che hanno patteggiato il primo 4 anni di reclusione e 8.000 euro di multa, il secondo 3 anni e 4 mesi di reclusione, oltre a 12.000 euro di multa.
Inoltre era stato deciso per Gaetano Barbera il rinvio a giudizio col rito ordinario davanti alla Prima Sezione penale del tribunale.
Hanno difeso gli avvocati Salvatore Silvestro, Alessandro Billè, Tonino Aliberti, Giuseppe Abbadessa, Marco Basile, Giuseppe Donato, Valentino Gullino, Ugo Colonna, Maria Carmela Barbera, Mariella Cicero, Fabio Di Santo, Pierfrancesco Broccio, Gaetano Gemelli, Giovanni Caroè e Giuseppe Bonavita.
LE RICHIESTE DELLA DDA.
I sostituti della Dda Maria Pellegrino e Liliana Todaro, il 30 ottobre 2020, dopo aver chiuso la requisitoria davanti al gup Valeria Curatolo per il troncone dei giudizi abbreviati del processo 'Predominio' sul ritorno in città di ex pentiti pronti a comandare e fare affari con la droga, avevano chiesto dodici condanne, alcune parecchio pesanti, la più alta per Nicola Galletta: 20 anni di carcere.
Ecco le altre richieste: Alberto Alleruzzo, 2 anni e 6 mesi; Angelo Arrigo, 10 anni; Vincenzo Barbera, 6 anni (e l'attenuante per i collaboratori di giustizia, è lui che ha raccontato i retroscena dell'operazione Predominio); Orazio Bellissima, 8 anni; Salvatore Bonaffini, 16 anni; Giuseppe Cutè, 8 anni e 600 euro di multa; Cosimo Maceli, 10 anni; Pasquale Pietropaolo, 16 anni; Giuseppe Selvaggio, 3 anni e 16mila euro di multa; Antonino Stracuzzi, 3 anni e 4 mesi; Marco Galletta, 2 anni e 4mila euro di multa.
Nella sua parte di requisitoria il pm Liliana Todaro aveva delineato l'intera inchiesta: «Il procedimento - ha detto -, trae origine da un'attività di collegamento investigativo tra diversi procedimenti penali, dall'analisi dei quali è emersa l'ipotesi di una riorganizzazione sul territorio di Messina di alcuni ex collaboratori di giustizia, i quali, non solo non avrebbero reciso i contatti con la criminalità organizzata di provenienza, ma, anzi, si muoverebbero in un'ottica di nuovo controllo del territorio in contrasto con i gruppi tradizionali».
Ecco i ruoli: «Tra tali soggetti, particolare rilievo riveste la figura di Galletta Nicola, il quale, oltre ad avere formato un proprio gruppo di riferimento unitamente all'ex collaboratore Barbera Gaetano, avente le caratteristiche del sodalizio di stampo mafioso, nel quale rivestono un ruolo di primo piano anche gli ex collaboratori di giustizia Pietropaolo Pasquale e Bonaffini Salvatore, ha avviato contatti con altro gruppo dedito al traffico di sostanze stupefacenti, capeggiato da Arrigo Angelo, per il tramite dell'intermediazione del predetto, Barbera Gaetano».
Ecco quindi il concetto di «tradimento del patto con lo Stato da parte degli ex collaboratori di giustizia, i quali si sono attivati per reimmettersi nel circuito criminale dal quale erano stati espulsi».
L'INCHIESTA.
È stata la Squadra Mobile a ricostruire tutta questa nuova rete di cointeressenze mafiose creata da Galletta, Pietropaolo e Bonaffini, chiudendo il cerchio degli accertamenti investigativi nel dicembre del 2019.
Il reato di associazione mafiosa era contestato adesso nel procedimento che si è chiuso davanti al gup Curatolo agli ex collaboratori Nicola Galletta, Salvatore Bonaffini e Pasquale Pietropaolo, oltre che a Cosimo Maceli e Orazio Bellissima, che facevano parte di “un gruppo dedito all'acquisto, distribuzione e cessione sul mercato di sostanze stupefacenti, nello specifico marijuana e cocaina”.
Sono stati individuati come “promotori” Galletta, Pietropaolo e Bonaffini, «con compiti direttivi e di organizzazione», dediti principalmente al reperimento della droga nel Catanese e Messina, e al successivo smercio. A Bellissima toccava trasportare gli stupefacenti da Catania in città, «dietro riscossione del prezzo di vendita», mentre Maceli avrebbe dovuto «tenere i contatti con i fornitori e con gli altri acquirenti, in particolare con il gruppo capeggiato da Angelo Arrigo».