Il processo per la morte di Lavinia Marano, ecco tutte le richieste dell’accusa
di Enrico Di Giacomo - È stato il giorno delle richieste delle pene da parte dell’accusa nel processo per la morte della 44enne Lavinia Marano, deceduta il 23 settembre 2016 al Policlinico di Messina. Il sostituto procuratore Anna Maria Arena, a conclusione della requisitoria, ha sollecitato la condanna a due anni di reclusione per nove dei dieci imputati e l’assoluzione per il prof. Rosario D’Anna con la formula “per non aver commesso il fatto”. La sentenza è prevista nella prossima udienza programmata per il 25 novembre.
Gli imputati.
Il gup di Messina Tiziana Leanza nel 2018 aveva accolto le richieste del sostituto procuratore Rosanna Casabona e rinviato a giudizio per omicidio colposo dieci persone: sei medici, un medico anestesista, due ostetriche ed un'infermiera all'epoca dei fatti in servizio presso il reparto di Ostetricia e ginecologia del nosocomio universitario.
Questi i loro nomi: il responsabile dell'Uoc di Ginecologia ed Ostetricia Onofrio Triolo, i medici in servizio presso il reparto Antonio Denaro, Tomasella Quattrocchi, Vittorio Palmara e Roberta Granese e Rosario D'Anna, l'anestesista in servizio presso il reparto Pasquale Vazzana, le ostetriche Angelina Lacerna Russo e Serafina Villari, l'infermiera Maria Grazia Pecoraro.
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Daniela Agnello, Tommaso Autru Ryolo, Benedetto Calpona, Carlo Autru Ryolo, Emanuela Trimarchi, Giuseppe Carrabba, Maurizio Cacace, Giuseppe Santilano, Francesco Rizzo, Flavia Maria Fiorenza Buzzanca, Agatino Bellomo e Ettore Cappuccio.
Il processo ha avuto inizio il 14 giugno del 2019 davanti al giudice monocratico Pagana.
Chi era Lavinia Marano.
Lavinia Marano, apprezzata cantante messinese, aveva dato alla luce il suo bambino con il parto cesareo, il piccolo è nato in perfette condizioni. Alcune ore dopo il parto si era presentata un'emorragia e i medici erano dovuti intervenire per bloccarla. Purtroppo la situazione è peggiorata e il giorno seguente la donna è deceduta lasciando nella disperazione i suoi familiari, il compagno Silvestro Longo (anche per il minore Francesco Longo), i fratelli Alessandro e Germano Marano, il padre Giacomo Marano e la madre Santa Di Maggio, affidatisi agli avvocati Nunzio Rosso, Franco Rosso, Giovanni Caroè e Carola Flick per cercare la verità (che sono intervenuti nell’udienza di oggi).
Questi sono i singoli reati che la procura ha individuato nei confronti degli imputati che si sono dovuti difende nel corso del processo:
Triolo, Denaro Quattrocchi, Palmara, Granese, D'Anna, Vazzana, Russo e Villari e la Pecoraro "per omicidio colposo, in cooperazione tra loro e nelle rispettive qualità; per negligenza, imprudenza, imperizia, in violazione delle linee guida o comunque omettendo di adeguare le stesse alle specificità del caso concreto, tenuto conto, peraltro delle condizioni specifiche della paziente in attesa del primo figlio all'età di 44 anni;
D'Anna "per aver deciso il ricovero della paziente alla 39° settimana di gravidanza e disponendo l'induzione medica del travaglio di parto pur in assenza delle indicazioni assolute a tale intervento";
Triolo, Denaro e Quattrocchi "per aver omesso di sottoporre la paziente a infusione continua di Nalador e altri presidi terapeutici, nel post operatorio del parto cesareo al fine di prevenire la prevedibile atonia post partum";
Triolo, Palmara, Granese e Vazzana "per aver optato per un intervento di revisione cavitaria strumentale e inserimento del Bakri Ballon al fine di ridurre l'emorragia in atto ed omettendo di provvedere ad isterectomia dopo aver verificato che, in seguito al posizionamento del dispositivo, il sanguinamento non era completamente cessato";
Triolo, Palmara, Granese e Vazzana "per aver omesso di monitorare costantemente e in modo adeguato le condizioni della paziente nel post operatorio dell'intervento, nonché omettendo di richiedere in via d'urgenza l'esecuzione di esami di laboratorio al fine di valutare il rischio di evoluzione in CID (coagulazione intramuscolare disseminata) della emorragia in atto";
Russo, Villari e Pecoraro "per aver omesso di monitorare costantemente e in modo adeguato le condizioni della paziente nel post operatorio dell'intervento di parto cesareo - al fine di verificare l'esistenza di emorragie, o comunque di complicanze, e dell'intervento di revisione cavitaria strumentale e inserimento del Bakri Ballon e in particolare nel non eseguire rilievi dei parametri vitali della stessa";
"Tutti con le modalità indicate provocavano il decesso di Lavinia Marano che decedeva a causa di una compromissione multiorgano per intervenuto CID, conseguente ad emorragia post partum da atonia uterina".