ADDIO ALLA POETESSA E DOCENTE TERESA ‘MARESA’ LAZZARO: Una vita dedicata a conservare la memoria sulla Shoah
di Edg - La notizia della sua morte ha colto di sorpresa un pò tutti, anche chi la frequentava assiduamente e conosceva il suo precario stato di salute. Teresa Lazzaro, per tutti Maresa, poetessa e docente di Lingua Inglese (avrebbe compiuto 65 anni il prossimo 8 dicembre), era molto nota in città, oltre che come insegnante, anche per il suo grande impegno nel ricordare le venti stupende 'farfalle' di Bullenhuser Damm, i venti bambini ebrei, deportati, torturati e poi impiccati dai nazisti. Per anni Maresa, cattolica praticante, si è dedicata a mantenere viva la memoria e la ricerca sulla Shoah. "La cura della memoria – diceva – non può fermarsi ad un solo giorno”, all’anno, nel Giorno della Memoria, quando la invitavano a parlarne nelle scuole. “La cura della memoria – spiegava – è l’ascolto dei sopravvissuti che ad Auschwitz, Terezin, Plazow, Lodz hanno avuto un braccio tatuato dai morsi della fame, del freddo e della paura".
Ma Maresa era anche tanto altro. Aveva insegnato molto all'estero: Inghilterra, Australia, Canada e in prestigiosi atenei degli Stati Uniti. Numerosi i suoi saggi di critica letteraria e traduzioni di poeti stranieri.
Noi di stampalibera, quotidiano che le ha dedicato sempre tanto spazio e che ne ha apprezzato la sensibilità e le qualità professionali, la vogliamo ricordare ripubblicando il bellissimo articolo di Vincenzo Cardile di qualche anno fa e le brevi testimonianze di due colleghi e amici, i docenti Pepa Zappardino e Saro Abbate. Ci mancheranno le sue immancabili albe sullo Stretto fotografate quotidianamente e pubblicate su Facebook per dare il buongiorno a tutti gli amici virtuali, ci mancherà sfiorarla con lo sguardo mentre innaffiava le sue splendide rose davanti casa.
MARESA, LA DOCENTE MESSINESE CHE INSEGNO’ A MICHAEL JORDAN E COSTRUISCE FARFALLE.
di Vincenzo Cardile – Passeggiando tra i vicoli di uno dei borghi marinari che si affacciano sullo Stretto di Messina, sono rimasto colpito da un portone di legno blu, cui è affissa una targhetta: “La casa delle farfalle”.
Si tratta di una antica casa di pescatori su due piani, e ciò che colpisce entrandovi, è proprio la presenza delle farfalle… ci sono quadri che le rappresentano, disegni sui muri, persino l’albero di natale è stato addobbato a festa con farfalle di legno, provenienti da tutto il mondo.
Con la poetessa che la abita, si può parlare di tutto, dalla poetica del maestro e amico Mario Luzi (foto), a quando faceva in America da insegnante e tutor a sportivi che hanno fatto la storia del Football americano o a campioni di pallacanestro, come Michael Jordan che ha avuto come studente in un corso. “All’epoca era un ragazzo come tutti gli altri”, ricorda.
Lei è la poetessa Teresa Lazzaro, Maresa per gli amici, professoressa di inglese, dal curriculum incredibile, con cui ho avuto la fortuna di scambiare quattro chiacchiere, probabilmente grazie alla forza del destino. Sono rimasto ammaliato dai suoi racconti, quello sulle farfalle su tutti, riaprendo in me una ferita risalente a pochi mesi fa, nel caldo mese di agosto, e che mai, probabilmente si richiuderà.
Racconta, “…le farfalle stanno a ricordare il milione e mezzo di bambini che sono morti durante l’olocausto, e rappresenta la libertà dei bambini nel ghetto. Tutto nasce nel ’42, quando Pavel Friedmann, scrisse la poesia “I never soo another butterfy”, inserita in una raccolta di poesie e disegni di bambini racchiusi proprio nel ghetto, tra cui vi erano le immagini di diverse farfalle, segno di libertà. Poi un insegnante della Florida ebbe l’idea di far fare delle farfalle e metterle sull’erba in ricordo di quei bambini e il museo dell’olocausto di Huston pensò di raccogliere un milione e mezzo di farfalle per ricordare le morti bianche dell’olocausto: il ‘butterfly project’. Proprio su questa scia, ho pensato di realizzare le farfalle, alla memoria dei bambini di Bullenhuser Damm, per dare un senso più profondo a ciò che lì è successo: ho pensato di realizzare una farfalla che ha da un lato il nome del bambino, e dall’altro un pensiero che fa riflettere, per combattere indifferenza, intolleranza e cercare di creare ponti di amicizia”.
Per dare anima a queste creature, Teresa ha poi scritto un meraviglioso libro di poesie, intitolato “Venti farfalle ed una nuova primavera”, dando così voce a venti bambini ebrei, deportati, torturati e poi impiccati dai nazisti nello scantinato della scuola di Bullhenuser Damm, affinché di loro, resti più che soltanto una traccia.
Teresa racconta di avere conosciuto la storia di Bullenhuser Damm in America, dai parenti francesi di una di questi venti bambini. Una storia che ha del raccapricciante, del mostruoso, perchè fa capire come si può andare giù sino a toccare il fondo della terra, arrivando a raschiare il tetto dell’inferno, nell’immane tragedia che è stata l’olocausto, dove la malvagità dell’uomo non ha avuto un fine.
Quella malvagità, in questa storia specifica, ha un nome. Quello delle mente malata, di Josef Mengele, medico, militare e criminale di guerra tedesco, nominato appunto ‘l’angelo della morte’, proprio per i crudeli esperimenti medici e di eugenetica che svolse nei vari campi di concentramento, usando i deportati come cavie umane, soprattutto bambini.
Fu cosi che alla fine del novembre del ’44, Mengele, per compiacere Kurt Heissmeyer, medico avido di successo dedito allo studio di un vaccino alla tubercolosi, su raccomandazione del cugino, August Heissmeyer – generale delle SS – e dell’amico, generale Oswald Pohl, eseguì l’ordine: entrò con i suoi carnefici in camice bianco, in una gelida baracca del campo di concentramento di Aushwitz, radunò i bimbi indifesi e ne scelse venti, usando una trucida menzogna, facendo leva, su ciò che di più caro un bimbo fragile e martoriato ha, soprattutto in quelle condizioni, l’amore per la propria mamma.
Ordinò così, di fare un passo in avanti, a tutti coloro che volevano riabbracciarla.
Venti bambini, dieci maschietti e dieci femminucce, dai quattro ai dodici anni, spinti da un tumulto amorevole del cuore, forse i più dolci e bisognosi di affetto, fecero così un passo in avanti… verso il loro baratro, e messi su un treno furono spediti a Neuengamme, a circa 30 chilometri da Amburgo.
In questo campo, erano gli unici bimbi. Soli. Talmente soli ed in attesa del proprio destino che, nel Natale 1944, ricevettero, di nascosto, dei regali dai prigionieri, che rischiarono così la pena di morte. Uno di loro, si vestì da Babbo Natale… gli preparano dolci, biscotti e giocattoli.. ad uno di loro gli costruiscono persino un paio di occhiali, perché le SS di Auschwitz glieli avevano rotti. Gesti d’amore, nell’odio più assoluto.
Passarono giorni tranquilli, sin quando Heissmeyer, facendo incidere la pelle del torace dei bimbi, sotto l’ascella destra gli inoculò i bacilli della tubercolosi, coprendo poi le incisioni con un cerotto. Dopo qualche giorno l’infezione era ormai galoppante, a quel punto con la febbre alta ed in fin di vita, i bimbi furono operati e gli furono asportate le ghiandole linfatiche, che vennero rinchiuse in vasi con la formalina ed etichettate con il nome dei bimbi e il numero loro assegnato.. poi li fotografò… braccio alzato e piastrina appesa al collo, il volto intriso di dolore: era il 09.03.1945.
Ovviamente, l’esperimento non riuscì. I bambini erano ormai gravemente malati, ed i loro aguzzini nazisti, col fiato degli alleati sul collo, pensarono di farli sparire, trasferendoli, su un camion, verso la scuola di Bullenhuser Damm, dove, nella notte del 20 di aprile 1945, cominciò l’omonimo massacro…. Uccisi, appesi con una corda a un gancio… wie Bilder an die Wand… come quadri alla parete, poi diranno… le farfalle volarono finalmente in cielo….
Ho difficoltà a proseguire, preferendo leggere le poesie di Maresa, dedicando una preghiera a queste povere anime… perché è talmente grosso il magone e lo sconforto che ho adesso dentro, da riportarmi indietro nel tempo, e riaprire una ferita, che mai si chiuderà, apertasi al campo di concentramento di Auschwitz Birkenau. Quando si attraversano i corridoi, tra le stanze delle baracche del campo di concentramento, ci si sente soffocati e quasi osservati dalle foto dei deportati che, da immagini fisse alle pareti, guardano il visitatore con occhi scavati, smagriti, quasi imploranti. Nelle stanze ci sono ancora le loro valigie piene di sogni, le loro scarpe, i loro cappotti, una stanza piena di sacchi di capelli. Si cammina in processione, dalle celle delle torture sino ai forni crematori, …padre Kolbe, …le candele accese nella loro bocca, in preghiera e poi, sconvolti, sconsolati e sviliti, trascinandosi tra i viottoli polverosi di quel sacrario intriso di sangue, si avverte, con tragica emozione, scricchiolare la ghiaia sotto i piedi, udendo quasi, le strazianti urla di un dolore inumano, provato da migliaia di essere umani. Ecco allora che le loro anime diventano veramente farfalle, potendo finalmente liberarsi e rivivere nei colori gioiosi di queste splendide creature che incantano la terra. Grazie Maresa per le tue poetiche farfalle, per aver dato ancora voce a quelle anime pure, perché ognuna di essa, sia da monito per ognuno di noi… “venti farfalle ed una nuova primavera”, #pernondimenticare…
Bullenhuser Damm
Ogni farfalla ha un nome.
le ho dato il nome che Iddio ha scelto
le ho dato il nome il cui eco risuona in Cielo.
Ogni farfalla ha un nome.
Il nome è inciso nella Paura.
Il nome fu stretto crudelmente in un cappio.
Ho trovato venti farfalle nel mio roseto…
Nei nomi ho raccolto il vuoto che hanno lasciato.
Li dono al mondo intingendo un pennino centenario
nell’inchiostro colorato perché gli anni spezzati
con le valigie arrivate ad Auschwitz
possano realizzare sogni di Pace.
Le mie farfalle hanno un nome pregno d’amore.
Teresa Lazzaro
"Maresa mancherà a tutti"
Di 'Pepa' Zappardino - Maresa mancherà a tutti: alla sua famiglia adottiva, ai suoi amici, alla comunità di San Gabriele, ai suoi ex colleghi e alunni… Mancheranno le telefonate, i messaggi whatsapp, i post su Facebook, le mail. Dall’altro giorno tutto tace. Ciascuno di noi, preoccupato dal silenzio assordante dei suoi social, si è chiesto dove fossero andati i 20 bimbi di Bullenhuser Damm, il maestro Mario Luzi, Inge Auerbacher (che in un commosso post su Facebook saluta la sua amica del cuore con un 'saremo sempre assieme'), i nipotini del cuore. Un mondo di persone presente giornalmente nel grande cuore di Maresa che da quando aveva perso la sua roccia, la mamma, si era un po’ indebolito ma che, nonostante le sue patologie, batteva fortissimo per le sue passioni. Non mancava occasione, infatti, in cui non venissero buttati giù repentinamente versi e scritti. “Una vita per l’arte” quella di Maresa, cosmopolita e antesignana di pagine di storia sconosciute e di personaggi illustri ai quali si è accompagnata. Inge Auerbacher è una di questi, la bimba sopravvissuta all’Olocausto e deportata per tre anni in un lager, autrice del libro “Io sono una stella”, tradotto in italiano da Maresa, Inge ospite d’onore alle Nazioni Unite e a Messina dell’I.C. Paradiso, l’ultima scuola di Maresa, a fare testimonianza. Grazie alla professoressa Lazzaro abbiamo imparato i nomi delle piccole cavie della scuola di Amburgo e, tra tutti, quello del piccolo Sergio De Simone, unico italiano tra le vittime della follia umana. Le “Venti farfalle” per le quali è stato dedicato un componimento poetico a testa e un libro “Venti farfalle e una nuova primavera”, tradotto da Maresa in inglese ed edito da Experiences. Vola con ali coraggiose Maresa.
La ricorda così, in un commosso post su Facebook, Saro Abbate, già dirigente scolastico e amico personale della professoressa Teresa Lazzaro.
"A Messina sabato scorso è morta improvvisamente la cara prof.ssa Teresa Lazzaro, docente di inglese in pensione e scrittrice/poetessa, che avrebbe compiuto 65 anni il prossimo 8 dicembre, festa dell'Immacolata. Continuo e costante è stato l'impegno di Maresa (così si faceva chiamare dagli amici) nel ricordare pubblicamente a tutti, soprattutto ai giovani nelle scuole, gli orrori e le atrocità della Shoa. Aveva anche scritto un libro "Venti farfalle e una nuova primavera", pubblicato nel 2014 dalla casa editrice Esperiences del messinese Sergio Bertolami e poi tradotto in lingua inglese, in cui paragona a 20 farfalle il gruppo di venti bimbi di origine ebraica torturati e uccisi nell'aprile del 1945 dal famigerato dott. Josef Rudolf Mengele, un medico nazista tristemente noto per i suoi crudeli esperimenti usando i deportati come cavie umane, soprattutto i bambini gemelli. Il gruppo di 20 bimbi prigionieri, tra cui vi era anche l'italiano Sergio De Simone, fu selezionato ad Auschwitz da Mengele per esperimenti medici che effettuó nel campo di sterminio di Neuengamme, presso Amburgo. All’arrivo delle truppe angloamericane, i bambini furono impiccati nei sotterranei della scuola amburghese di Bullenhuser Damm e i loro corpi trasportati col vagone postale a Neuengamme, per farne sparire ogni traccia nel forno crematorio. Sergio era cugino di Ada e Tatiana Bucci, due sorelle italiane di origine ebraica superstiti dell'Olocausto che a Messina, tra il 13 e il 15 gennaio del 2015, in una serie di incontri pubblici con gli studenti, da me organizzati, raccontarono le torture che subirono ad Auschwitz da parte dei tedeschi. A questi incontri ma anche ad altre numerose manifestazioni, specialmente quelli organizzati il 27 gennaio nella "Giornata della Memoria", Teresa ha sempre partecipato attivamente per rammentare a tutti le gravi e crudeli barbarie perpetrate dai nazisti e anche la tragica sorte dei 20 bimbi innocenti assassinati a Bullenhuser Damm. Molto toccanti ed emozionanti sono stati soprattutto gli incontri che Teresa ha organizzato in molte scuole insieme a Inge Auerbacher, una dei 99 bambini ebrei sopravvissuti al campo di concentramento Terezin, la quale attualmente vive in America e che ha descritto la sua triste esperienza giovanile di reclusa nel libro "Io sono una stella" che è stato tradotto dall'inglese in italiano proprio dalla Lazzaro e pubblicato da Bompiani. Adesso Maresa con le sue variopinte farfalle di carta di sicuro in Paradiso avrà incontrato Sergio De Simone e i suoi compagni".
Chi era Teresa Lazzaro.
Teresa Lazzaro era nata a Messina l’8 Dicembre 1955. Si era laureata in Lingue all’Università degli Studi di Perugia, con una tesi sull’evoluzione dello stile di Henry James. Nel 1979 aveva ottenuto una borsa di studio quadriennale per conseguire un Ph.D. negli Stati Uniti presso la prestigiosa UNCChapel Hill, dove è stata borsista Teaching Assistant sia al Dipartimento di Linguistica che al Dipartimento di Lingue Romanze.
Si è specializzata in Linguistica e Poesia cavalleresca prima di insegnare come Temporary Assistant Professor alla University ofGeorgia- Athens, e come Visiting Professor alla San Diego State University e alla University of Massachussetts ad Amherst. Dall’85 all’87 è stata anche Chair del Curriculum d’Italianistica del consorzio Five Colleges, organizzando un convegno su “Ariosto e la corte Estense” e dedicandosi all’insegnamento multimediale della lingua italiana.GKA per essersi distinta nello studio e nella ricerca, membro attivo nel Center for Intemational Scholarly Exchange si è adoperata per il gemellaggio tra la University of Massachussetts e l’Università di Siena.
Come Professore Erasmus all’Università di Messina ha curato il Convegno ed il Volume “L’Uomo e il Parco” e poi, ottenuta una borsa di studio di specializzazione biennale in Geografia Economica, èstata Segretaria Scientifica del Convegno INSULA 2000 ed ha curato il volume degli Abstracts. Nell’anno accademico 1989-90 è stata anche Vice Rettore all’Università per Stranieri di Reggio Calabria.
Numerosi i suoi contributi di critica letteraria e di poesia a volumi italiani e stranieri. Nel 1989 ha ricevuto il premio Internazionale di Poesia A. Gatto.