FOTO E NOMI – ARRESTATO IL SINDACO DI MONTAGNAREALE SIDOTI. ASSOCIAZIONE A DELINQUERE (DI STAMPO FAMILIARE…), BANCAROTTA FRAUDOLENTA, ESEGUITE ALTRE 9 MISURE CAUTELARI
I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina, nell’ambito di indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Patti (dott. Andrea Apollonio), stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. Ugo Molina, del Tribunale di Patti, nei confronti di dieci persone, con contestuale sequestro di denaro e beni per un valore complessivo di circa 3,5 milioni di Euro.
In particolare, all’esito di complesse investigazioni, sviluppate dagli specialisti economico-finanziari della Tenenza della Guardia di Finanza di Patti e sotto il coordinamento del Gruppo di Milazzo, consistite in intercettazioni telefoniche, articolate ricostruzioni documentali, integrate da accertamenti bancari, nonché da attività tipiche di polizia giudiziaria, è emerso come nel piccolo centro della fascia tirrenica messinese di Montagnareale (ME) risultasse operante una strutturata associazione criminale, capeggiata dal Sindaco Rosario Sidoti (foto) e composta da 9 membri della sua famiglia (i genitori, la moglie, la suocera, la figlia, le due sorelle, un cognato ed una cugina), dedita alla commissione di una pluralità di fatti di bancarotta fraudolenta e tentativi di accaparramento di ingenti finanziamenti pubblici - di matrice regionale e comunale - e connesse operazioni di riciclaggio e autoriciclaggio.
Risultano indagati oltre al 'dominus, ideatore e organizzatore dell'associazione' Rosario Sidoti (Montagnareale, 28.01.1970), sindaco di Montagnareale e amministratore di fatto di tutte le società della famiglia Sidoti, sia di 'prima' generazione (Sidoti costruzioni e Siar, di cui era anche socio e poi dichiarate fallite), sia di 'seconda' generazione (Co.Ge e Co.Ge. Restauri), sia di quelle 'satellite' utili ai fini delittuosi dell'associazione (E-costruzioni e Vince), sovrintendendo inoltre a tutte le operazioni poste in essere dalle società inattive della galassia Sidoti Colorami e Immobiliare, le sorelle Anna (Montagnareale, 07-01-1972, anche lei in passato è stato sindaco, amministratore di fatto e socia della Siar, poi fallita), il padre Antonino (Iugoslavia, 28-01-1940, già sindaco di Montagnareale dal 2003 al 2008, rappresentante legale della Sidoti Costruzioni, poi fallita), Maria Sidoti (Patti, 12-08-1970, moglie di Rosario Sidoti, rappresentante legale della Co.Ge. Restauri e della Vince), Vincenza Milici (Patti, 27-04-1945, madre di Rosario Sidoti, rappresentante legale e socia della Siar, poi fallita, e soggetto liquidatore della E-Costruzioni), Irene Sidoti (Patti, 23-08-1977, sorella di Rosario Sidoti, rappresentante legale della Co.Ge., nonché socia proprietaria della E-Costruzioni), Tindara Federico (Montagnareale, 14-03-1946, suocera di Rosario Sidoti, rappresentante legale della Colorami, inattiva, a sua volta proprietaria della Co.Ge.), Antonio Napoli (Messina, 15-06-1977, marito di Irene Sidoti, a sua volta figlia di Vincenza Milici e sorella di Anna e Rosario Sidoti), Cinzia Blandano (Montagnareale, 17-04-1965, cugina di Rosario, Anna e Irene Sidoti, in quanto figlia di Rosetta Sidoti, sorella di Antonino Sidoti, rappresentante legale della Immobiliare, inattiva dal 9 maggio 2019) e Vincenzina Sidoti (Patti, 31-01-2001, figlia di Rosario Sidoti e Sidoti Maria, e quindi nipote di Vincenza Milici e Federico Tindara, rappresentante legale della Immobiliare, inattiva a partire dal 9 maggio 219).
Nel dettaglio, sulla base delle odierne imputazioni provvisorie, che dovranno comunque trovare conferma in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio, il primo cittadino, oggi destinatario della custodia cautelare ai domiciliari, attivamente coadiuvato da tutti i congiunti, destinatari del divieto di esercitare imprese o uffici direttivi di persone giuridiche per la durata di dodici mesi, si è reso protagonista della costituzione di un fittissimo reticolato societario, composto da sette società, con sede a Montagnareale (ME), Barcellona Pozzo di Gotto (ME) e Librizzi (ME) ed attive in svariati settori commerciali, dalla costruzione di edifici e strade alla compravendita di beni immobili, sino allo svolgimento di attività ricettiva, di cui tre portate alla decozione, fallite e progressivamente svuotate dei rispettivi patrimoni afavore di altre società consorelle, appartenenti al medesimo gruppo, ovvero dei membri della famiglia indagata.
Lo schema criminale oggetto d’indagine, oggi represso, definito dallo stesso Giudice come “estremamente sofisticato, molto elaborato, consolidato, ripetitivo, efficace e assai remunerativo”, aveva la finalità non solo di determinare le cennate bancarotte fraudolente e connesse operazioni di reimpiego dei patrimoni fraudolentemente distratti, ma anche - attraverso artifici e raggiri - di indebitamente intercettare cospicui finanziamenti pubblici, concessi dal comune di Montagnareale (ME) e dal vicino comune di Librizzi (ME), ovvero da enti regionali.
Il corposo materiale indiziario raccolto, allo stato ritenuto caratterizzato da profili di gravità, ha permesso di meticolosamente censire tutta la galassia societaria, documentando come, scientemente, venissero fatti lievitare i debiti di alcune società, soprattutto nei confronti dell’Erario, poi non onorati, mentre i relativi guadagni venissero puntualmente distratti a favore degli indagati, compiendo innumerevoli e variegate operazioni fraudolente, tali da poter definire le casse societarie come veri e propri bancomat personali del gruppo.
In altri termini, sino a che le società servivano a tali illecite finalità, quali la creazione di illegittimi guadagni o l’acquisizione di finanziamenti pubblici, la relativa immagine, data ai creditori, era di solidità finanziaria, ma una volta “spremuta” e conseguito il massimo guadagno, l’impresa carica di debiti veniva abbandonata e lasciata naufragare verso un inesorabile, quanto preordinato, fallimento.
Lo schermo per i creditori
I componenti del gruppo oggi represso ponevano in essere, altresì, mirate iniziative volte a paralizzare eventuali azioni di recupero da parte degli stessi creditori, attraverso articolate operazioni con altre realtà societarie appartenenti al medesimo gruppo, ovvero attraverso vorticosi giri di denaro.
Le nuove società, quindi, raccoglievano “il testimone” da quelle fallite, proseguendo ad operare sul mercato sempre riproponendo i medesimi illeciti metodi di gestione e con le medesime finalità: un sistema definibile “a staffetta”.
Il sequestro da 3,5 milioni di euro
Nel medesimo ambito, quindi, il competente G.I.P. del Tribunale di Patti, aderendo alla richiesta avanzata dalla locale Procura della Repubblica, ha anche disposto il sequestro diretto, preordinato alla confisca, delle somme presenti sui conti correnti di quattro degli indagati, per l’ammontare complessivo di € 2,5 milioni, pari, cioè, all’ingiusto profitto ottenuto dalla commissione dei reati contestati, oltre al sequestro di n. 3 unità immobiliari, del valore stimato di 1 milione di euro, site a Librizzi (ME) e Taormina, perché oggetto delle distrazioni fraudolente, nonché dei finanziamenti pubblici richiesti e delle condotte riciclatorie.
CHI È
Rosario Sidoti, 52 anni, il 10 giugno del 2018 è stato eletto a Montagnareale, piccolo centro nebroideo di appena 1.500 anime, con la lista "I Democratici per il Terzo Millennio", battendo, al primo turno, il "rivale" Nunzio Pontillo, con 632 voti, raggiungendo quasi il 60% delle preferenze. Un passaggio di consegne "in famiglia", quello avvenuto al Comune di Montagnareale, dove a consegnare la fascia tricolore a Sidoti, nel 2018, era stata la sorella Anna, che, a sua volta, aveva retto le sorti del Comune negli ultimi dieci anni, e che, a sua volta, l'aveva ricevuta dal padre. Insomma, una sorta di dinastia per Montagnareale, che si protrae da ben trent'anni, con i Sidoti che avrebbero sempre goduto della piena fiducia dei propri concittadini. Sidoti si è laureato all'Università di Messina, in Economia, con indirizzo economico-aziendale.
Al suo attivo anche un Master in "Governance locale e Unione europea". Imprenditore, risiede nella città dello Stretto dai tempi dell'Università, è sposato e padre di quattro figli. E' anche giornalista pubblicista. In politica con l'Udc, dalle origini, nel 2006 diventa assessore alle attività imprenditoriali alla provincia regionale di Messina. Alle elezioni provinciali del 2008, invece, è stato eletto nella lista dell'Udc con 2.168 preferenze, su 4.810 voti di lista, svolgendo la funzione di capogruppo consiliare. Nel 2012 e nel febbraio del 2013 è stato candidato, rispettivamente, alle elezioni regionali, nella lista provinciale di Messina dell'Udc, riportando 7.000 preferenze circa, risultando il primo dei non eletti. E al Senato, in seconda posizione. Dal 2015, invece è stato componente del consiglio nazionale e della direzione nazionale dell'Udc.