Cucchi, processo depistaggi: alle parti civili oltre 150 mila euro. Disposte provvisionali per gli 8 carabinieri condannati
Oltre 150 mila euro. E si tratta solo della provvisionale. A tanto ammonta la cifra che gli otto carabinieri condannati per aver depistato le indagini sulla morte di Stefano Cucchi dovranno immediatamente versare alle parti civili. Il tutto escluso le spese legali. E si tratta solo di una sorta di "acconto", di un anticipo, in attesa che il tribunale civile quantifichi l'esatta pena pecuniaria a cui gli imputati dovranno essere condannati.
Ieri infatti un altro pezzo di storia è stato scritto, otto condanne sono state sentenziate, carriere di militari in forte in ascesa si sono schiantate. Per la prima volta una sentenza ha certificato ciò che alcuni carabinieri hanno fatto per occultare quanto accaduto la notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009 nella caserma Casilina.
Le condanne
E il generale Alessandro Casarsa, all'epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma, è stato condannato a 5 anni di carcere. Il colonnello Francesco Cavallo dovrà invece scontare 4 anni di reclusione. Il tribunale di Roma ha anche condannato l'ex comandante della compagnia di Montesacro Luciano Soligo e il carabiniere Luca De Cianni, che dovranno scontare rispettivamente 4 anni e 2 anni e 6 mesi di carcere. E poi c'è l'allora comandante della quarta sezione del Nucleo Investigativo, Tiziano Testarmata, condannato a 1 anno e 9 mesi di carcere. Un anno e tre mesi dovrà invece scontarli Francesco Di Sano (il carabiniere scelto che prestava servizio alla stazione dei carabinieri Tor Sapienza). E anche Lorenzo Sabatino (ai quei tempi comandante del Reparto Operativo) dovrà scontare 1 anni e 3 mesi di carcere. E ancora Massimiliano Colombo Labriola (Luogotenente ed ex comandante della stazione di Tor Sapienza), condannato a 1 anni e 9 mesi di reclusione.
Oltre 150 mila euro di provvisionale
A differenza della sentenza con cui la Cassazione lunedì scorso ha condannato a 12 anni di carcere i due carabinieri che hanno ucciso di botte Stefano Cucchi, il verdetto emesso ieri dal tribunale di Roma nei confronti degli otto militari che hanno cercato di offuscare la verità non ha spalancato le porte del carcere agli imputati. Si è trattato solo del primo grado di giudizio. Una sentenza che tuttavia comporta immediate conseguenze.
Gli otto carabinieri condannati, che il comando dell'Arma aveva già trasferito da posizioni di comando a incarichi burocratici, dovranno pagare oltre 150 mila euro. Circa 110 mila euro dovranno essere versate alla famiglia Cucchi. E altre 30 mila euro ai tre agenti che a causa dei depistaggi hanno rischiato di essere condannati. Si tratta degli agenti della Polizia Penitenziaria finiti sul banco degli imputati nel primo processo e poi assolti in via definitiva per non aver commesso il fatto.
Più precisamente, con la sentenza di ieri, il giudice monocratico Roberto Nespeca ha deciso che il generale Alessandro Casarsa, Francesco Cavallo, Luciano Soligo e Francesco Di Sano al pagamento di una provvisionale complessiva di 40 mila euro per famiglia della vittima. E poi, insieme a Massimiliano Colombo Labriola e con il responsabile civile ministero della Difesa, dovranno pagare una provvisionale di quattromila euro totali per i due agenti della penitenziaria, parti civili nel procedimento, Nicola Minichini e Antonio Domenici. Altri duemila euro andranno all'agente Corrado Santantonio.
E ancora Tiziano Testarmata e Lorenzo Sabatino dovranno pagare 20 mila euro alla famiglia Cucchi. E poi 15 mila euro agli agenti della penitenziaria.
Le parti civili
Oltre alla famiglia Cucchi e agli agenti che riceveranno immediatamente una provvisionale, sono state riconosciute come parti civili meritevoli di un risarcimento anche altre istituzioni, enti o associazioni. Si tratta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, del ministero della Giustizia, della Onlus Cittadinanzattiva e del Partito Tutela dei Diritti dei Militari