Graziella Lombardo: “Fnsi, addio senza rimpianti”
Graziella Lombardo ha rassegnato le «immediate e irrevocabili dimissioni» da segretaria di Assostampa Messina e iscritta alla Fnsi. «Questa decisione, niente affatto sofferta, – spiega la giornalista in una lettera al segretario, al presidente, al Consiglio dell’Associazione Siciliana della Stampa e ai segretari provinciali – nasce d’impeto durante l’ultima riunione di consiglio per la presentazione di un documento, poi ritirato in attesa di essere riproposto alla prossima riunione, in cui si chiede di prendere posizione nei confronti del collega Daniele Ditta che, nella sua qualità di componente del Cdr di Citynews, ha contribuito a chiudere una trattativa che prevede aumenti e assunzioni per i colleghi».
«La sua colpa? Quella – denuncia Graziella Lombardo – di aver raggiunto questo risultato per il contratto sottoscritto da Uspi con Cisal e non con il “sindacato unico” Fnsi dimenticando che proprio quest’ultimo ha girato le spalle ai giornalisti disdettando un contratto prima della scadenza e in piena pandemia senza che nessuno muovesse un dito per evitarlo e nonostante le sollecitazioni dei colleghi, me compresa. Dal momento che io stessa lavoro per Citynews, con contratto Uspi-Cisal, ho deciso di rassegnare le dimissioni perché se vale l’assunto che Ditta è “incompatibile”, lo sono anche io. Dirò di più: non solo lo sono, ma soprattutto mi “sento” incompatibile con un sindacato che da una parte mette sotto accusa chi si spende per migliorare le condizioni lavorative dei colleghi e dall’altra mi chiede di rinunciare a un contratto di lavoro (vedi la lettera di Lorusso – segretario generale della Fnsi, ndr) ponendomi come salvagente solo una eventuale assistenza legale. In sintesi tutto il contrario di quello che un sindacato dovrebbe fare. Non è un caso evidentemente che non riesca a dare risposte all’esercito di precari pagati poche euro a pezzo».
«In verità, – spiega Graziella Lombardo – non sentivo certo il bisogno di questo ulteriore incoraggiamento per dimettermi. Sono iscritta al sindacato da circa trent’anni senza averne mai potuto valutare l’utilità e mi sono assunta la responsabilità di guidare Assostampa Messina solo da due entrando in un meccanismo difficile da governare per chi non ha altri fini se non quello di garantire legalità e migliori condizioni per i colleghi».
Ricordando di essersi «confrontata sempre con umiltà e determinazione», la giornalista evidenzia che «il lavoro fatto è stato tanto e sempre condiviso, ma la deriva in cui annaspa ormai la nostra professione non consente di trovare vie d’uscita, incastrati come siamo in una serie di ganasce che difficilmente molleranno la presa. La più solida delle ganasce è nel sindacato stesso. È difficile, infatti, pensare che una professione possa raggiungere lo stato di degrado in cui è precipitata la nostra senza il contributo del sindacato e di tanti colleghi, troppo impegnati a risolvere i loro problemi quotidiani. E non si tratta solo di un riflesso dello stato di bisogno in cui molti si trovano. C’è qualcosa di più profondo».
«Su questo argomento, come su altri, – taglia corto la segretaria di Assostampa Messina nella lettera di dimissioni – non ho alcuna intenzione di approfondire. Basti sapere che non ho più voglia di continuare a spendere il mio tempo per difendere colleghi da altri colleghi né di partecipare a riunioni dove la guerra all’Unci mette per mesi all’angolo problemi ben più seri di cui il sindacato non si occupa da tempo come il lavoro e men che meno i lavoratori».
«L’accanimento messo in atto nell’ultima seduta – conclude Graziella Lombardo – mi ha, poi, tolto ogni speranza sul valore di questo sindacato dove le diversità di vedute non sembrano un’occasione di riflessione e di crescita, ma un problema da eliminare annientando chi non si adegua, come dimostrano le recenti dimissioni di altri componenti, dal presidente ai consiglieri.
Desidero ringraziare, invece, quei colleghi che immediatamente hanno compreso le ragioni delle mie dimissioni, le hanno condivise e hanno messo sul piatto anche le loro. Spero che questa mia scelta possa favorire un dibattito produttivo che aiuti a riflettere davvero sul ruolo del sindacato» (giornalistitalia.it)