Bancarotta Wikifly a Messina, in sette a giudizio
Una sentenza “bifronte”. Un’assoluzione piena dalla bancarotta fraudolenta, un rinvio a giudizio per la bancarotta semplice. E poi uno degli imputati che ha scelto il giudizio abbreviato esce dalla vicenda completamente scagionato con formula piena da tutte le accuse. È questa la decisione del gup Monica Marino che ieri s’è occupata della vicenda della compagnia aerea “Wikifly Spa” dell’imprenditore messinese Antonino Giordano, dichiarata fallita nel gennaio del 2014, che coinvolgeva oltre allo stesso Giordano in qualità di presidente del Cda anche altre figure di gestione: gli amministratori Francesco Gaetano Intrieri, Gaetano Visalli, Enrico Buda, Mauro Calvano e Angelo Lo Bianco, i sindaci Matteo Cubeta e Vincenzo Stracuzzi.
Non tutti rispondevano dei due capi d’imputazione, ed è essenziale la differenziazione per capire il contesto: della bancarotta fraudolenta, legata alla presunta falsa appostazione di una perdita nei bilanci di oltre 700mila euro a fronte di una perdita reale di quasi 2 milioni di euro e della tenuta non in regola dei libri contabili, ne rispondevano Giordano, Intrieri, Visalli, Cubeta e Stracuzzi; da questa accusa il gup ha prosciolto tutti con il rito ordinario, mentre Intieri che aveva scelto il rito abbreviato è stato assolto «perché il fatto non sussiste»; della bancarotta semplice, ovvero della mancata richiesta di autofallimento a fronte di una grave crisi finanziaria con una perdita certificata nel 2012 di quasi 8 milioni e mezzo di euro, e il mancato versamento integrale da parte della Gio.Im. Srl di 5 milioni di euro di ricapitalizzazione, con la mancata informazione all’Enac durante l’illustrazione del piano semestrale, rispondevano Giordano, Calvano, Intieri, Lo Bianco, Visalli, Buda, Cubeta e Stracuzzi; per questo capo d’imputazione invece il gup ha deciso il rinvio a giudizio con il rito ordinario per Giordano, Calvano, Lo Bianco, Visalli, Buda, Cubeta e Stracuzzi, il processo inizierà il prossimo 15 febbraio; e anche in questo caso, Intrieri, che aveva optato per il rito abbreviato, è stato assolto con la formula «perché il fatto non sussiste». RASSEGNAWEB – FONTE: Di Nuccio Anselmo – da Gazzetta del Sud