INTESTAZIONE FITTIZIA DI BENI: STEFANIA SPARACIO NON RISPONDE AL GIP
Stefania Sparacio, 26 anni, figlia del boss 46enne Salvatore, agli arresti domiciliari con l’accusa di intestazione fittizia di beni, ha scelto di non rispondere al Gip Maria Militello, difesa dai legali Salvatore Silvestro e Antonello Scordo.
Stefania Sparacio è considerata dal gip Maria Militello, 'uno schermo' di cui il padre si è avvalso ‘per celare i propri investimenti essendo ben consapevole di un possibile avvio di un procedimento di prevenzione a suo carico’.
Stefania Sparacio è accusata di intestazione fittizia di realtà societarie, beni immobili ed autovetture, in realtà riferibili occultamente al padre.
Stefania Sparacio, secondo il gip, avendo un rapporto privilegiato col padre, "si è ripetutamente prodigata ad essere intestataria formale dei beni, assecondando le richieste del padre". Ed essendo, per il magistrato, attualissimo il pericolo che Stefania Sparacio possa reiterare l'attività delittuosa, ha deciso per lei la misura degli arresti domiciliari.
Ma perchè si deciso per il sequestro dei beni? Secondo il gip, "è emersa una palese sproporzione tra le disponibilità economiche del nucleo familiare e le entrate lecite".
"Tali convergenti elementi indiziari, uniti ad una analitica ricostruzione delle disponibilità patrimoniali acquisite nell’ultimo ventennio dal boss Sparacio e dai componenti del suo nucleo familiare – finalizzato a verificare la compatibilità delle disponibilità patrimoniali rispetto alle lecite capacità reddituali dichiarate – e che restituivano un quadro di evidente sperequazione tra gli incrementi patrimoniali rispetto al reddito legittimamente prodotto, consentivano al competente Giudice di disporre l’odierno provvedimento".
Comparando le entrate e le uscite dell'intero nucleo familiare di Sparacio, emerge che negli anni 2000, e dal 2008 al 2019 le uscite sono state maggiori delle entrate, e in ogni caso "tali maggiori spese non potevano certamente essere fronteggiate con i risparmi degli altri anni in cui le entrate non erano neppure idonee a fronteggiare la spesa media del nucleo familiare di riferimento".
"I familiari di Sparacio che hanno fatto acquisti - sottolinea il gip - hanno inevitabilmente attinto a denaro non tracciabile, proveniente dall'attività illecita svolta da Sparacio".
Il gip non ha trovato comunque elementi concreti per ritenere l'intestazione fittizia dei bei aggravata dal fine di agevolare l'associazione mafiosa del clan Sparacio.
Il sequestro preventivo ha riguardato il centralissimo "Bar del Corso di Sparacio Stefania", "L'Antica Locanda del Corso", il 25 % delle quote della "Selene Groups srls" di Sparacio Stefania, due appartamenti donati e intestati a Stefania, uno dei quali abusiva e abitato dal 2015 da Salvatore Sparacio, un'auto BMW X3, intestata sempre a Stefania Sparacio ma di fatto utilizzata dal papà e la somma di 15mila euro (300 banconote tutte del taglio di 50 euro).
Il tutto per un valore complessivo di stima pari a 1,1 milioni di euro.
Non è stato invece sequestro il "Ritrovo dello Stretto" di Viale della Libertà, "in mancanza di elementi concreti sulla riconducibilità dell'attività a Salvatore Sparacio e non essendo emersi elementi concreti di una intestazione fittizia".
IL BAR DEL CORSO
Acquistato da Stefania Sparacio a giugno del 2018 per 30mila euro (avviamento e attrezzature), da pagare in venti rate mensili da 1500 euro alla vecchia proprietaria, Veronica Comandè.
La presenza di Salvatore Sparacio presso il bar era nota e significativa (lo si deduce anche dalle intercettazioni), ed era anche delegato ad operare sul conto corrente intestato al Bar.
L'ANTICA LOCANDA DEL CORSO
Sempre sul Corso Cavour, l’Antica Locanda gestita da Nicola Mondello è una sede secondaria del Bar del Corso, acquistato da Stefania Sparacio a ottobre del 2020 assieme al Ritrovo dello Stretto di viale della Libertà. Salvatore Sparacio avrebbe svolto all’interno del locale le funzioni di cuoco. Alla locanda si sarebbero trovati spesso soggetti legati a Sparacio, come avrebbe riferito Giovanni Bonanno che ha dichiarato di aver cenato con Stefano Marchese, Giuseppe Galli e il fratello di Alessio Papale.
Nel corso delle indagini tecniche nel tempo effettuate è emerso come il padre prendesse decisioni autonome, senza minimamente interpellare la figlia, solo formale titolare, come nel caso in cui rimproverava telefonicamente il sodale Mario Alibrandi addirittura per aver fatto rispondere al telefono il banconista, disponendo anche di licenziarlo: “Ma quello che ca…risponde a telefono, lui si deve stare dietro al banco… va e rimproveralo…. non deve rispondere lui al telefono…cos’è questo bordellino….lunedì se ne deve andare…troppo babbo è”.
Ancora, parimenti, emergeva come al boss Salvatore Sparacio fosse rimessa anche la gestione economica degli esercizi di ristorazione oggi sottoposti a sequestro: “… gli dobbiamo dare una stretta alle spese…… sono due giorni che faccio spese in continuazione e non va…”.
LA SELENE GROUPS SRLS
Costituita nell'ottobre del 2013, ha sede legale in via La Farina e ha come oggetto "Consulenza, servizi, marketing, pubblicità". Ma anche la gestione di esercizi pubblici, di impianti turistico alberghieri, lidi balneari, internet-point, scommesse on line etc. La società è riconducibile a Salvatore Sparacio, in quanto la compagine sociale è interamente costituita dai suoi familiari diretti (la figlia e i tre cognati, Carmelo Gasparro, Christian Mangione e Giovanni Mazzitello). Il gip evidenzia, a riprova della intestazione fittizia, come il furgone Renault trasferito alla Euromarket di Letterio Lombardo, marito di Laura Sparacio, sorella di Rosario Sparacio, zio acquisito di Salvatore Sparacio, venne successivamente trasferito alla Selene Group. La Selene Group era anche intestataria dell'utenza che era utilizzata dalla A.S.D. Biliardi associazione sequestrata e riconducibile a Salvatore Sparacio.
IL RUOLO DI CAPO DI SALVATORE SPARACIO
Salvatore Sparacio, figlio di Rosario, fratello dello storico boss Luigi, poi divenuto collaboratore di giustizia, è recentemente balzato agli onori della cronaca nell’ambito dell’operazione antimafia denominata “PROVINCIALE” con la quale, tra l’altro, nel decorso mese di aprile 2021, veniva disarticolata l’operatività criminale del gruppo facente capo al predetto ed ai suoi membri storici, Mario Alibrandi, 47 anni, Carlo Cafarella, 40 anni, Leterio Cuscinà, 44 anni e Antonio Scavuzzo, 37 anni, operante nel territorio del centro cittadino, presso il “Rione Ariella”, meglio conosciuto come “Fondo Pugliatti”.
In tale ambito, le indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina ed eseguite dagli specialisti del G.I.C.O. della Guardia di Finanza peloritana avevano documentato come il gruppo mafioso investigato costituisse un importante riferimento cittadino per le scommesse illecite, tanto da spuntare commissioni del 40% sugli incassi delle scommesse, forte anche di consolidati rapporti con dirigenti maltese del settore, rilevando, altresì, anche pericolose connessioni con esponenti della politica locale.
Che si trattasse di un importante clan mafioso, del resto, si acquisiva anche in occasione del funerale del padre di Salvatore Sparacio allorquando, ad aprile 2020, in pieno primo lockdown, destò scalpore la modalità per rendere omaggio al defunto, in violazione di tutte le norme anti Covid all’epoca vigenti.
L’odierno provvedimento di custodia cautelare interviene a valle del recente riconoscimento, da parte del Tribunale del Riesame (peraltro non revocato dalla Suprema Corte di Cassazione adita dagli indagati), dell’esistenza ed autonoma operatività del clan mafioso facente capo allo Sparacio, inizialmente ritenuto subordinato al clan facente capo a Giovanni Lo Duca, 51 anni.
Nel merito, su appello della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, con specifico riferimento ai rapporti tra lo Salvatore Sparacio e il Giovanni Lo Duca, il Riesame affermava come non vi fosse sudditanza del primo nei confronti del secondo, bensì i loro rapporti fossero caratterizzati da un “rapporto di non belligeranza…in forza del quale il referente di un gruppo criminale interviene nei momenti di difficoltà attraversati dal gruppo concorrente…”, così disponendo l’aggravamento della misura cautelare nei confronti dei partecipi del clan Mario Alibrandi e Antonio Scavuzzo, inizialmente posti ai domiciliari e poi associati, nel mese di settembre 2021, rispettivamente, alla casa Circondariale di Messina e Caltanissetta.
I GRUPPI SPARACIO E LO DUCA APPOGGIAVANO CANDIDATI DIVERSI ALLE ELEZIONI…
Nella medesima direzione, la circostanza come il gruppo facente capo a Salvatore Sparacio appoggiasse, nelle elezioni del 2018, candidati diversi (come Natalino Summa) da quelli appoggiati dal gruppo mafioso facente capo a Giovanni Lo Duca: gruppi mafiosi autonomi, dotati di autonomo spessore e carisma criminale, come tali riconosciuti dalle altre consorterie e dalla comunità.