Museo di Messina aperto la sera, Cgil: “Solo grazie agli Asu ‘sfruttati’ dalla Regione”
«Mentre a Palermo i lavoratori Asu dei beni culturali vengono considerati come lavoratori fantasma, e le somme inserite in finanziaria per incrementare quelle del sussidio che avrebbero garantito la loro stabilizzazione, seppur con un numero minimo di ore, unitamente a tutti gli altri che lavorano nei comuni, nelle Asp, etc., stanno per essere utilizzate dalla regione per altri fini, a Messina è anche grazie a loro che si è resa possibile la grande iniziativa organizzata al MuME per celebrare il 450° anniversario della nascita di Caravaggio».
Questo il commento del segretario generale della FP CGIL di Messina, Francesco Fucile, del coordinatore provinciale Regione Sicilia, Rosa Raffa e del coordinatore regionale Asu Sicilia, Salvo Musolino, che di fronte all’importante iniziativa organizzata in riva allo Stretto in onore del grande artista, ritengono opportuno evidenziare il fondamentale apporto del personale Asu.
«Il Museo di Messina – affermano – non ha personale sufficiente neanche per garantire la normale apertura della struttura, ma questi lavoratori che percepiscono un misero assegno di 595,00 euro mensili, senza contratto e senza alcun diritto, ma che al contrario i doveri li hanno tutti, hanno dato massima disponibilità anche in questa occasione. Fa rabbia pensare che l’ormai famoso art. 36 della finanziaria, che avrebbe permesso la stabilizzazione di tutti gli Asu siciliani, non è stato in alcun modo difeso dal governo regionale, ed infatti l’impugnativa da parte del Mef non è stata evitata. Peccato però che l’art. 36 si rifaceva a una norma nazionale che con la deroga alle capacità assunzionali ha permesso la stabilizzazione dei asu nazionali».
La FP CGIL ritiene inoltre necessario denunciare la situazione del Parco di Naxos che gestisce tra gli altri il Teatro di Taormina e Isolabella: «Parliamo di realtà- evidenziano i dirigenti sindacali – dove la carenza di personale è strutturale. Il parco ha un bilancio proprio e quindi non necessita di nessun reperimento di risorse da parte della regione: ebbene, in un primo momento ci sono state parecchie disquisizioni sull’applicabilità dell’art. 8 del D.LGS 468/97 agli asu dei beni culturali, successivamente le risorse era poche a causa della pandemia, poi problemi con il consulente per arrivare al nulla di fatto di oggi».
Per la FP CGIL non è accettabile che «la pubblica amministrazione utilizzi lavoratori in nero, perchè di questo sostanzialmente si tratta, per svolgere lo stesso lavoro con altri lavoratori che invece sono tutelati da un contratto. Gli asu non fanno le belle statuine negli uffici o nei siti culturali alla modica somma di 595,00 al mese per 20 ore a settimana. Svolgono, invece, attività lavorativa proprio come i dipendenti di ruolo, ed è quindi ora di smetterla con questo sfruttamento, è ora di ridare dignità a questi lavoratori, la gran parte dei quali si trovano in questa situazione da più di 23 anni».