IL RETROSCENA: “LA DIRIGENTE DELL’ASP SCEGLIEVA I GIOIELLI E IL RAPPRESENTANTE DELLA GIOMI PAGAVA”
di EDG - Tra Emmanuel Miraglia, romano, 81 anni, della Cappellani Giomi S.p.A. e della Giomi S.p.A., e Mariagiuliana Fazio c'era, a detta della stessa dirigente, un'amicizia vecchia di 30 anni, "grande afflato".
Ma gli investigatori hanno voluto approfondire il rapporto che ci sarebbe stato tra la dirigente dell'Asp e il gruppo che fa capo a Miraglia (società convenzionate che avrebbero guadagnato rimborsi dal Servizio sanitario nazionale per 423.934 euro) e avrebbero scoperto delle regalie da parte dei vertici della Giomi all'indagata principale dell'inchiesta.
Gli uomini della Guardia di Finanza hanno condotto degli accertamenti presso alcune gioiellerie cittadine, allo scopo di verificare la provenienza degli oggetti preziosi rinvenuti, in congruo numero, a seguito della perquisizione delle cassette di sicurezza riconducibili alla dirigente responsabile del Nucleo Operativo di Controllo dell'Asp.
"Emblematiche appaiono, al riguardo, le dichiarazioni rese da due donne, che hanno prestato attività lavorativa presso la gioielleria L. G., che riferivano di regalie fatte dai vertici della Giomi all’indagata, in occasione delle festivita'. Di seguito pubblichiamo le dichiarazioni delle due commesse.
In particolare:
- M. G. B. dichiarava: ”Ricordo che la dott.ssa FAZIO Mariagiuliana è venuta presso la gioielleria almeno due o tre volte nel periodo natalizio credo cinque o sei anni addietro. In particolare, in quelle occasioni la dott.ssa FAZIO Mariagiuliana, dopo aver visionato vari oggetti della gioielleria, anelli piuttosto che orecchini, provava gli stessi sulla propria persona specchiandosi, in quanto diceva che erano oggetti destinati alla sua persona e voleva vedere come gli stavano addosso e si provava anche gli anelli per vedere se gli entravano nelle dita (...) Credo di ricordare che si trattasse di qualche anello e/o orecchini in oro il cui valore era di circa mille euro. (...) Ricordo che tale D. T., presentandosi per conto della GIOMI, dopo che la FAZIO aveva scelto il gioiello, veniva a visionare il monile e si informava sul costo dello stesso. Successivamente, una persona appartenente alla GIOMI, come ho avuto modo di riscontrare dalla targhetta apposta sulla giacca, veniva a pagare e a ritirare l’oggetto. (...) Ricordo che la persona della GIOMI, all’atto del pagamento, consegnava una busta intestata alla GIOMI che conteneva un assegno”;
- P. D. confermava quanto detto dalla collega: “Fino al 18.06.2018 ho lavorato presso la gioielleria... Ho iniziato a lavorare presso questa gioielleria nel 2001. (...) ho conosciuto la d.ssa FAZIO Maria Giuliana in quanto nel periodo natalizio si recava presso la gioielleria per fare una serie di regali. Preciso che non sapevo e non so dove lavorasse di preciso la dottoressa. Tuttavia presumo che potesse lavorare presso l’ospedale IOMI (Istituto Ortopedico del Mezzogiorno) Franco Scalabrini con sede in Messina località Ganzirri, in quanto i regali da lei scelti venivano poi ritirati da un incaricato dello IOMI che pravvedeva al relativo pagamento. La d.ssa FAZIO era seguita quasi sempre dalla mia collega M.B., tuttavia spesso l’ho seguita anche io. Preciso che la ssa FAZIO si recava presso la Gioielleria nel periodo di Natale, ricordo che veniva da sola e sceglieva una serie di regali e di volta in volta mi chiedeva dei consigli. Ricordo che si trattava di molteplici regali che cumulativamente raggiungevano cifre importanti. Non ricordo con precisione la spesa complessiva dei regali. Tuttavia si trattava di cifre che superavano complessivamente 500 euro. Quando mi sono occupata della consegna di questi regali ricordo che non veniva richiesta una fattura ma che veniva emesso semplicemente uno scontrino per l’importo totale. (...) mi ricordo della d.ssa FAZIO esclusivamente nel periodo delle festività natalizie e preciso che la sua frequentazione presso la gioielleria è stata costante fino agli anni 2011/2012. Negli ultimi anni lei non è più venuta a fare regali e ricordo che questa circostanza è stata anche oggetto di commenti con gli altri colleghi, in quanto, per via della crisi, molte aziende negli ultimi anni non si erano più recate presso il negozio per fare regali, tra questi clienti c’era anche l’ospedale IOMI. (...) spesso si trattava di articoli di regalo natalizi come piatti o gadget vari. In altri casi, sebbene non sia stata io a servire la D.ssa FAZIO ricordo che aveva scelto anche dei gioielli, ma non sono in grado di fornire ulteriori elementi di dettaglio. (...) Come ho già detto veniva una persona incaricata dallo IOMI per il ritiro ed il pagamento degli articoli ordinati dalla D.ssa FAZIO. (...) preciso che i pagamenti non venivano eseguiti sicuramente dalla D.ssa FAZIO. Come ho già detto lei sceglieva i regali che successivamente venivano ritirati e pagati da un incaricato dello IOMI. L’incaricato si presentava alla cassa e comunicava che doveva ritirare e pagare i regali scelti dalla D.ssa FAZIO. Ricordo che in alcune circostanze i pagamenti sono avvenuti tramite assegno. Presumo che l’incaricato della IOMI fosse già a conoscenza dell’importo, in quanto lo stesso veniva comunicato alla D.ssa FAZIO al momento della scelta. (...) ricordo che analoghe modalità di acquisto avvenivano da parte del Dott. D. T. dello IOMI.”].
Ricordiamo che le indagini hanno accertato decine di accessi al portale “Qualità Sicilia SSR”, sottosistema “Controllo qualità e appropriatezza cartelle cliniche e SDO”, predisposto dall’assessorato regionale alla Salute, rilevando che la Fazio aveva fornito ad un medico, dipendente della Giomi S.p.a., oggi indagato per accesso abusivo a sistema informatico, le proprie credenziali riservate, per consentirgli di inserire, indebitamente i dati relativi alle procedure di verifica sulle cartelle cliniche.
Il gip scrive di "una forma di radicata connivenza tra controllore e controllato". "Tale deduzione logica trova, peraltro, significativo riscontro negli esiti svolgimento di attività intercettativa telefonica ed ambientale disposta in corso di indagine che ha condotto all’emersione di risultanze investigative dotate di sicura valenza dimostrativa in ordine alla sussistenza tra la dirigente e i vertici di talune delle strutture convenzionate di rapporti personali (rectius, confidenziali) gestiti in maniera funzionale al perseguimento, in forma sinallagmatica, di utilità reciproche. Parimenti comprovato, sempre in ragione delle risultanze captative, è il ricorrente prodigarsi dell’indagata al fine di indirizzare l’operato dei funzionari preposti ai controlli, all’evidenza compiacenti ai suoi desiderata, alla realizzazione dei suoi obiettivi illeciti".