Viviana e Gioele, la difesa di Daniele Mondello sicura: “C’è stato un depistaggio”
Suicidio o no? Per la Procura sì: Viviana Parisi, la dj torinese trapiantata a Messina, nell’agosto del 2020, si tolse la vita nelle campagne di Caronia, dove poi fu trovato il corpo. La tesi viene affermata nella corposa richiesta di archiviazione del caso. Ma la difesa del marito, Daniele Mondello, non ci sta. Con una superperizia del criminologo Carmelo Lavorino disegna uno scenario diverso e parla in particolare di un «depistaggio» messo in opera da qualcuno sui corpi e sugli indumenti sia della dj sia del figlioletto Gioele Mondello di 4 anni, trovato morto anche lui nelle campagne di Caronia, ma non in un’area vicina a quella del corpo della madre. La memoria difensiva è al centro dell’articolo che Francesca Alascia scrive sul Giornale di Sicilia oggi in edicola.
«Ucciso della madre», secondo lo scenario più probabile ipotizzato dalla Procura, morto in altre circostanze, secondo la difesa di Daniele Mondello, padre e marito sconvolto da quanto successo nell’estate di un anno fa. «Non vi è stato alcun atto aggressivo di Viviana Parisi nei confronti di Gioele Mondello come invece ritenuto dalla richiesta di archiviazione. Sicuramente la donna non si è suicidata, non vi è alcuna sua precipitazione dal traliccio dell’Enel D59 né volontaria né procurata, in quanto non ha avuto nessun contatto e non vi si è arrampicata», si legge nella relazione tecnica consegnata agli avvocati Claudio Mondello e Pietro Venuti. Un dossier elaborato dal team dei super consulenti di parte, per confutare la richiesta di archiviazione presentata, lo scorso luglio, dalla Procura di Patti, guidata dal procuratore Angelo Vittorio Cavallo e dai pm Alessandro Lia e Federica Urban. La relazione è firmata dal criminologo Lavorino, ma anche da altri professionisti, il medico legale Antonio Dalla Valle, lo psicologo forense Enrico Delli Compagni, con la collaborazione delle antropologhe forensi Nicolina Palamone ed Angelica Zenato.
In attesa di ulteriori esami dei corpi tramite la strumentazione Laser 3d, sulla cui autorizzazione, già negata dalla Procura, il gip di Patti si pronuncerà il 21 settembre, si legge nel documento: «Se Viviana si fosse buttata dal traliccio, l’altezza di caduta, come ipotizzato dalla polizia scientifica di Catania, dovrebbe essere di almeno 8 metri, ma questo è impossibile perché la donna, non poteva arrampicarsi, per di più senza scarpe, e perché le fratture sono di una caduta da 2- 3 metri».
Le scarpe e il calzino di Viviana (la donna indossava un solo calzino quando fu trovata cadavere ai piedi del traliccio), secondo il collegio di difesa di Daniele Mondello, sono stati piazzati sul posto da un soggetto ignoto per depistaggio e per autogratificazione, così come le scarpe di Gioele. Vi è stata una «combinazione criminale », che ha depistato, composto la scena, messo in posa i corpi e le scarpe delle due vittime».