26 Aprile 2025 Senza categoria

E’ morto Alberto Franceschini, tra i fondatori delle Brigate Rosse

È morto Alberto Franceschini, uno dei fondatori assieme a Renato Curcio e Mara Cagol delle Brigate Rosse. Il decesso è avvenuto l’11 aprile scorso ma la notizia è stata diffusa solo oggi. Franceschini aveva 78 anni ed era stato condannato con sentenza definitiva, tra l’altro, per il sequestro del giudice genovese Mario Sossi e per l’omicidio di due sponenti del Msi avvenuta a Padova nel 1974.

Nato a Reggio Emilia il 26 ottobre del 1947, Franceschini si era avvicinato all’attività politica prendendo la tessera della Fgci nel 1962. Nella federazione provinciale giovanile comunista diventa responsabile della commissione fabbriche. Nel 1969 esce dal partito e dà vita ad un collettivo ”operai-studenti”. Il punto di riferimento della sua azione politica diventa da questo momento in poi Milano, dove milita all’interno della ”sinistra proletaria” e diventa amico di Curcio. È considerato da tutti uno dei “colonnelli” più fedeli al ”capo” ed è considerato uno dei più valorosi: un misto di capo militare e di ideologo capace di condurre il primo clamoroso sequestro delle Br, quello del giudice Mario Sossi.

Sossi fu il primo magistrato rapito dalle Brigate rosse e fu anche tra i primi a indagare sul terrorismo rosso. Nel 1974 venne sequestrato dalle Br, dopo essere stato pubblico ministero al processo contro il Gruppo XXII Ottobre, considerato la cellulare originale delle Brigate rosse. Il rapimento rappresentò un “salto di qualità” nella strategia dei terroristi e diede vita a una drammatica trattativa tra lo Stato e i brigatisti già 4 anni prima del sequestro del leader della Dc Aldo Moro. Le Brigate rosse chiesero, in cambio della vita e della liberazione dell’ostaggio, la scarcerazione di alcuni terroristi detenuti e un volo per raggiungere un paese ‘amico’. Lo Stato accettò le condizioni, ma la liberazione dei detenuti fu impugnata davanti alla Cassazione dal procuratore generale di Genova, Francesco Coco e bloccata. Coco, qualche anno dopo venne ucciso da un commando Br. Sossi venne rapito il 18 aprile del ’74 mentre stava andando al lavoro: il gruppo era capitanato da Alberto Franceschini e Mara Cagol.

Arrestato insieme a Curcio l’8 settembre del 1974 grazie alla collaborazione di Silvano Girotto, conosciuto come ‘Frate Mitra’. Franceschini sarà per anni uno dei brigatisti più attivi nelle carceri speciali. Sempre dal carcere, aderisce al Partito Guerriglia di Senzani dopo la scissione di quest’ultimo dalle Br di Moretti. Sarà uno dei maggiori fautori della caccia a quelli che l’organizzazione terroristica riteneva “infami” e ciò comporterà alcune brutali esecuzioni di militanti accusati di delazione fino ad arrivare a minacciare di morte anche Toni Negri nel cortile del carcere di Palmi, accusandolo di cercare patti con l’autorità giudiziaria.

Il 16 marzo ’78 apprende del sequestro di Aldo Moro mentre si trova nel carcere di Torino per il processo ”al nucleo storico delle Br”. Il suo nome era nell’ elenco dei 13 brigatisti che vennero chiesti in cambio di Moro. Partecipa dal carcere alla ”gestione politica” del rapimento e per questo viene condannato a 14 anni di reclusione. A proposito di quell’ azione, nel ’90 dichiara che “le Br sono state usate. Noi infatti – spiega – non eravamo in grado di gestire un sequestro come quello di Moro. Se ci siamo riusciti è perché ci hanno lasciato fare”.

Franceschini veniva descritto come un carattere ”ribelle” e ”un duro”. Nel carcere di Saluzzo si avventa sul giudice istruttore torinese Giancarlo Caselli, che lo interroga, e lo schiaffeggia. Per questo episodio viene condannato per oltraggio. Il suo slogan, ripetuto più volte durante la sua ”guerra al cuore dello Stato”, è ”uno spettro si aggira per il mondo”. Si dissocia dalla lotta armata il 21 febbraio 1987 con una dichiarazione sottoscritta nel carcere romano di Rebibbia. Sulla sua storia e su quella delle Brigate Rosse, ha scritto un libro ”Mara, Renato e Io”.

La prima sezione penale della Cassazione presieduta da Corrado Carnevale il 15 ottobre ’91 riduce a 22 anni e sei mesi la sua condanna a 30 anni che stava scontando per una ventina di reati tra cui associazione sovversiva e banda armata. Franceschini partecipò all’attività delle ”Brigate di Kampo” formate da esponenti Br detenuti, che nell’ 81 avrebbero studiato un piano per un evasione di massa dal carcere di ”Badu’ e carros”. Per questo viene condannato a sei anni e sei mesi di carcere. Il 30 giugno ’92 la corte d’ assise d’ appello di Cagliari accoglie la sua istanza di libertà perché, per i giudici, aveva dimostrato di ”aver rotto ogni ponte con il suo passato”.

Delle nuove Br aveva detto che erano ”poche decine” mentre quelli degli Anni Settanta erano ”quattromila, senza contare i simpatizzanti” e la loro strategia ”era sì sbagliata ma aveva un senso sotto il profilo politico. Oggi – disse l’ex terrorista – non hanno alcun sostegno popolare. Il solo movimento di contestazione è l’opposizione pacifica e non violenta alla globalizzazione. Nel contenuto politico delle dichiarazioni della loro dirigente Nadia Desdemona Lioce vedo un ‘delirio’ totale. Giocano alle Brigate Rosse. Alcuni sono il residuo di quel residuo che era l’ultima generazione delle Br. Gli altri si sono semplicemente impossessati del nome. Senza essere cinico, direi che abbiamo fatto la stupidaggine di non depositare all’epoca il nostro marchio…”.