
L’inchiesta. Il ‘pentito delle scommesse’: Repoli e quelle piattaforme a Malta
Ci sono pure le dichiarazioni di due pentiti di peso nell’inchiesta. Si tratta del catanese Fabio Lanzafame, ritenuto vicino al gruppo di Santapaola, e del calabrese Mario Gennaro. Il primo viene definito “il pentito delle scommesse”, visto che prima era un imprenditore del settore che ha poi deciso di vuotare il sacco raccontando a varie procure d’Italia tutto quello che sapeva. Sue dichiarazioni sono entrate per esempio tra le carte, a Messina, nell’operazione antimafia “Beta”. Entrambi i collaboratori hanno delineato la figura di un degli indagati dell’inchiesta, il 48enne originario di S. Agata Militello Angelo Repoli.
Nel 2018 - scrive il gip nell’ordinanza -, Lanzafame, nel definire i rapporti con Danilo Ianni, figlio di un appartenente alla famiglia “Tegano”, ha dichiarato: “A fine gennaio quando presi il sito di Angelo Repoli per chiudere tutte le posizioni”.
Sempre lo stesso collaboratore, nel definire i rapporti con ulteriori soggetti dell’area campana, ha evidenziato: “... ho anche conosciuto Gaetano Ionnelli (o Iommelli) che lavorava con Betunique ed era uomo di fiducia di Mario Gennaro, soggetto che più volte ho riferito era appartenente al clan calabrese di Tegano. Lavorava in particolare per Mario Gennaro nel napoletano... Ionnelli è sceso più volte a Siracusa nel 2017 per convincermi a lavorare con Angelo Repoli con il quale attualmente lavorano insieme ed è inserito in alcune reti nel Palermitano”.
Ecco invece le dichiarazioni rese nel 2015 dal collaboratore Gennaro, riportate nell’ordinanza dal gip: “Voglio segnalarvi altre due nuove piattaforme emergenti sempre operanti in black. La prima è Bookmaker future di Malta sviluppata da tale Angelo Repoli di Messina. Alla data del mio arresto commercializzava bett17nero.com in mano a personaggi palermitani e dimensionbet.eu gestito da Daniele Milone che lo distribuiva nella zona di Barcellona P.G.”. Come si evince - conclude il gip -, Repoli è soggetto che... ha intessuto rapporti anche con esponenti della criminalità organizzata calabrese.