
Repici scrive alla Commissione antimafia: ”Da Avola su via d’Amelio falsità e calunnie”
di Aaron Pettinari - La notizia è nota da tempo. La Procura della Repubblica di Caltanissetta, lo scorso 17 dicembre con un atto a firma del Procuratore capo Salvatore De Luca, dell'aggiunto Pasquale Pacifico e della sostituta procuratrice Caruso, ha chiesto l'archiviazione del fascicolo aperto a seguito le “rivelazioni” di Maurizio Avola sulla strage di via D'Amelio e che assieme all'ex collaboratore di giustizia catanese vedevano sottoposti ad indagine anche i boss Marcello D'Agata, Aldo Ercolano ed Eugenio Galea.
Partendo da questo aspetto l'avvocato Fabio Repici, legale di fiducia di Salvatore Borsellino e dei parenti di Adele Borsellino (fratello e sorella del giudice ucciso in via d'Amelio il 19 luglio 1992) scrive direttamente alla Commissione Parlamentare antimafia presieduta da Chiara Colosimo, per evidenziare le criticità e, al contempo, offrire nuovi spunti di approfondimento.
Elementi che diventano importanti, tenuto conto che nei mesi scorsi sono stati auditi, proprio sulle parole di Avola, il giornalista Michele Santoro e l'avvocato Ugo Colonna.
"La Procura della Repubblica - scrive sinteticamente Repici alla Commissione parlamentare - a conclusione di indagini approfonditissime, ha raggiunto le seguenti conclusioni, al riguardo di quanto ha riferito Maurizio Avola sulla strage di via D'Amelio:
1. Le rivelazioni di Avola sono false e calunniose;
2. Il fine del depistaggio fondato sulle false rivelazioni di Avola è stato quello di impedire l'individuazione di concorrenti esterni a Cosa Nostra nella ideazione e nella realizzazione della strage di via D'Amelio;
3. Maurizio Avola - nel rendere quelle dichiarazioni false, calunniose e favoreggiatrici di stragisti esterni a Cosa Nostra - è stato eterodiretto".
Ed è chiaro che se si arriverà all'archiviazione la Procura nissena dovrà procedere per il delitto di calunnia, per cui, in parallelo, è stato già aperto un'altra indagine sullo stesso Avola e sul suo difensore.
Depistaggio in atto, come avvenne con Scarantino
Secondo Repici, nel momento che la strage di via d'Amelio per la Commissione antimafia è "nucleo centrale della propria attività d'inchiesta, sarebbe imperdonabile che non disponesse della richiesta di archiviazione formulata dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, che ha i contenuti da me prima sinteticamente enunciati". Non solo. Partendo da questi elementi la Commissione dovrebbe necessariamente "interrogarsi - alla ricerca di una risposta - sul fatto che a distanza di trentadue anni dalla strage di via D'Amelio qualcuno (e chi?) ha utilizzato un falso pentito come Avola (esattamente come avvenne oltre trent'anni fa con il falso pentito Scarantino) per depistare gli accertamenti sulla strage di via D'Amelio (esattamente come avvenne oltre trent'anni fa con il falso pentito Scarantino) al fine di escludere responsabilità esterne a Cosa Nostra sulla strage di via D'Amelio (esattamente come avvenne oltre trent'anni fa con il falso pentito Scarantino)".
Vicende da approfondire
Repici sottolinea alcuni aspetti che emergono agli atti dell'inchiesta della Procura nissena. Com'è noto, le dichiarazioni di Avola furono inserite anche all'interno di un libro a firma del giornalista Michele Santoro, con la collaborazione del giornalista Guido Ruotolo. "I due giornalisti in questione,- spiega nella missiva - com'è altrettanto noto, a differenza dell'Avv. Colonna, non sono indagati per calunnia in concorso con Avola e, quindi, evidentemente la Procura della Repubblica ritiene che i soggetti che hanno eterodiretto le false e depistanti dichiarazioni di Avola siano persone diverse da Santoro e Ruotolo. Ciò non toglie che, comunque, Santoro e Ruotolo, pur in buona fede (o comunque in assenza di dolo), hanno supportato con la loro iniziativa giornalistica il depistaggio montato con le dichiarazioni di Avola e, del resto, soprattutto uno dei due si è pubblicamente speso con molto trasporto, anche innanzi a Codesta Commissione, a sostegno della asserita credibilità delle menzogne di Avola sulla strage di via D'Amelio".
Come scrive l'avvocato Repici "dalle indagini della Procura della Repubblica di Caltanissetta è risultato che il giornalista Guido Ruotolo, nel periodo in cui ha partecipato all'operazione Avola (vale la pena di ricordare che Ruotolo e Santoro sono entrati in contatto con Avola e il suo difensore prima del 31 gennaio 2020, data delle prime dichiarazioni di Avola sulla strage di via D'Amelio), ha anche avuto contatti telefonici con utenze telefoniche in uso ad appartenenti ai servizi segreti".
<La società israeliana e la macchina della verità
Inoltre risulterebbe anche che entrambi i giornalisti, soprattutto Guido Ruotolo, avrebbero avuto contatti con due funzionari della Polizia di Stato ed in particolare tramite uno di loro "i due giornalisti avrebbero incaricato, secondo quanto accertato dalle indagini, una società israeliana legata ai servizi di sicurezza di Israele, per la sottoposizione di una audioregistrazione contenente le rivelazioni di Avola sulla strage di via D'Amelio alla c.d. 'macchina della verità'".
"La circostanza, peraltro - aggiunge Repici -, ha trovato conferma nelle dichiarazioni rese da Avola il 26 giugno 2024 innanzi al Gip di Caltanissetta durante il suo esame in sede di incidente probatorio, laddove Avola ha riferito di essere stato sottoposto alla 'macchina della verità'". In particolare Avola ha dichiarato di essersi sottoposto a quel tipo di test ("In Italia e poi è andata in Israele, 'sta cosa, al Mossad, che sono i servizi segreti più importanti del mondo"), spiegando ulteriormente che "ti mettono tutte 'ste cose e poi mi fa l'intervista; in base alle emozioni che uno prova, la macchina dice: sta dicendo la…", emettendo così il suo verdetto.
Un elemento che anche Santoro, nella sua audizione, aveva confermato: "C'è un'agenzia molto importante israeliana, perché loro sono i super specialisti riguardo a questo, che usa l'analisi meccanografica. Praticamente, uno dà loro la voce, loro la periziano e ti forniscono una loro analisi. Negli Stati Uniti questa non viene considerata una prova, ma viene considerato un indizio per poter portare avanti un'indagine. Questa ricerca – che poi è stata fatta sulla base di contatti con poliziotti che ci hanno indicato l'esistenza di questa agenzia israeliana – ha dato come esito che assolutamente Avola non mentiva, però non diceva tutta la verità. La sintesi estrema è questa. C'erano molte cose che lui nascondeva. Il suo era un racconto che loro non si sentivano di considerare falso. Questo è stato l'esito. Tuttavia, bisogna prenderlo con beneficio d'inventario".
I contatti istituzionali
Tra i contatti istituzionali non vi sarebbero stati solo i funzionari di polizia. Repici ha evidenziato anche che il giornalista Ruotolo, "com'è abbastanza naturale in ragione del suo ruolo di giornalista, nel periodo in cui è stato impegnato con le rivelazioni di Avola sulla strage di via D'Amelio ha avuto contatti con plurimi magistrati. In un'occasione, dei contatti con un magistrato Ruotolo ha conversato telefonicamente con l'Avv. Ugo Colonna, nel mese di febbraio 2022, facendo riferimento al Procuratore di Napoli, che al tempo era il Dr. Giovanni Melillo, magistrato col quale il giornalista ha avuto contatti anche nei mesi successivi, proprio al riguardo delle stragi mafiose".
Il legale del fratello di Borsellino ha dunque chiesto alla Commissione di valutare "se non sia opportuno verificare se e quali soggetti istituzionali che hanno avuto rapporti con i giornalisti Ruotolo e Santoro e con l'Avv. Colonna abbiano avuto contezza delle complessive vicende riguardanti le false rivelazioni di Maurizio Avola sulla strage di via D'Amelio o, eventualmente (come appare il caso di almeno un funzionario della Polizia di Stato, se non probabilmente due), se ne siano interessati attivamente". "Anche perché - aggiunge - quei soggetti istituzionali potrebbero assumere una rilevante (oltre che autorevole) posizione di persone informate sui fatti in ordine al depistaggio ordito intorno ad Avola".
La vicenda dell'assunzione di Avola
Ultimo punto che viene affrontato nella missiva è la vicenda dell'assunzione di Avola, presso la ditta Eds Infrastrutture Spa di Sebastiano Buglisi, avvenuta il 20 gennaio 2020, solo dieci giorni dopo la scarcerazione di Avola ed appena undici giorni prima delle rivelazioni sulla strage di via D'Amelio. Una vicenda "scomoda" se si pensa che le domande fatte dalla parlamentare Stefania Ascari sul punto sono state oggetto di assurde accuse presentate dai deputati di Fratelli d'Italia.
Nell'audizione in Commissione antimafia anche Santoro aveva parlato di questo aspetto, sminuendo però il dato, acclarato documentalmente in sede giudiziaria, per cui Buglisi ebbe tra i dipendenti della ditta anche i capimafia Giovanni Rao ed Eugenio Barresi, esponenti di vertice di Cosa Nostra di Barcellona Pozzo di Gotto.
Nella sua richiesta Repici sottolinea che "dell'imprenditore Buglisi parlò oltre trent'anni fa altro dichiarante, Maurizio Bonaceto, al Pubblico ministero di Barcellona Pozzo di Gotto, Dr. Olindo Canali". "Difensore di Bonaceto - si legge nella lettera del legale - era l'Avv. Ugo Colonna. In un interrogatorio del 25 maggio 1993 così Bonaceto riferì, al riguardo dell'omicidio del boss Giuseppe Iannello, avvenuto a Barcellona Pozzo di Gotto il 17 dicembre 1992: 'L'ultimo dissidio tra Gullotti e Iannello avvenne per una questione relativa al costruttore Buglisi di Terme Vigliatore … La CP Impianti aveva un credito di 20 milioni con il Buglisi e Iannello insisteva perché egli rientrasse di tale somma … Una o due sere prima dell'omicidio, Pippo [Iannello, nda] mi mandò di nuovo da Buglisi, il quale appena mi vide capì la ragione della mia presenza e mi disse testualmente 'Devi dire a Pippo che non mi rompesse la minchia perché io soldi non ne ho'. Gli chiesi se dovevo proprio riferire gli stessi termini a Pippo e Buglisi mi rispose affermativamente. Io capii immediatamente che per Pippo era finita in quanto nessun barcellonese avrebbe mai potuto mandare a dire una cosa simile a Iannello senza poter campare tranquillo'".
A quell'interrogatorio, quale difensore del dichiarante Bonaceto, vi era anche l'avvocato Colonna (oggi difensore di Avola).
Per qualunque chiarimento ritenuto utile su questi fatti Repici si è messo a disposizione della Commissione Parlamentare che, comunque sia, non potrà dire di non essere informata. Fonte: antimafiaduemila.com