Donna morì in ospedale. Condannati 4 medici
Sono quattro i medici in servizio al Policlinico di Catania condannati per la morte di una donna originaria della Calabria ma residente a Mistretta, Anna Maria Capicotto, scomparsa nel 2017 all’età di 69 anni, dopo un intervento chirurgico. La Giudice della terza sezione penale del Tribunale di Catania, Letizia Buscarino, ha condannato ad otto mesi di reclusione Rosa Aiello, Carmelo Grasso, Giuseppe Alfio Leonardi e Nunziatina Runcio. Assolti invece per non aver commesso il fatto altri due medici, Letizia Maria Cavarra e Brigida Piazza.
Riconosciuto il risarcimento del danno da liquidare in separata sede nei confronti di cinque familiari della donna, costituiti parti civili con la rappresentanza degli avvocati Antonino Cacia ed Antonio Di Francesco, previo pagamento di una provvisionale. I medici finiti a giudizio rispondevano a vario titolo di responsabilità colposa nella morte della paziente, affetta da insufficienza mitralica cronica e sottoposta il 25 gennaio 2017 ad intervento chirurgico di riparazione valvolare con “mitral-clip” presso il reparto di Cardiologia del presidio catanese “Ferrarotto”.
Il quadro clinico post operatorio presentò subito diverse complicazioni, e dopo un’emorragia la donna morì il 27 gennaio. L’autopsia, dopo la denuncia del marito e dei figli, accertò che l’emorragia letale fu generata da una lesione iatrogena della arteria uterina. Dopo quattro anni dai fatti, nel 2021 si aprì il processo a carico dei medici chiamati a rispondere, ognuno per i rispettivi ruoli e mansioni, di imperizia ed imprudenza. Tra le contestazioni, l’errato cateterismo arterioso trans-femorale, incannulando erroneamente l’arteria uterina sinistra ed omettendo di monitorare il corretto decorso e posizionamento del catetere, i mancati approfondimenti clinici, che avrebbero consentito di diagnosticare la lesione ed infine non aver disposto un’ulteriore angio-tac addome e non aver programmato un’isterectomia d’urgenza. «Riteniamo di rivolgere il pensiero a familiari della povera signora Capicotto, costretti a sopportare la dipartita della congiunt e sei lunghi anni di processo che si è caratterizzato per la sua complessità», sottolineato i rappresentanti di parte civile, avvocati Antonino Cacia e Antonio Di Francesco.